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Una radice è un fiore che disprezza la fama

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Una radice è un fiore che disprezza la fama.
Khalil Gibran





🦂










Pov's Alessandra

Aspettai quasi per un'ora nella segreteria della scuola. Mi concentrai sulle pareti azzurre e sul grande ventilatore appeso in mezzo al soffitto. Acceso nonostante non fosse periodo. Studenti entravano ed uscivano come se nulla fosse, a differenza mia che non sapevo nemmeno come fosse fatta la segreteria della mia scuola in Italia.

Una vecchia signora, un po' burbera e dai capelli neri come la pece, continuava a chiedermi se dovessi aspettare ancora molto mentre la sua lingua combatteva com una gomma da masticare, producendo rumori disgustosi.

Joan o almeno così l'avevano chiamata un gruppo di ragazze vestite da cheerleader che mi avevano guardata e poi avevano riso, come se non avessero mai visto una ragazza "italiana", o così avevano detto pensando che non le capissi. Ma avevo risposto loro con il mio bellissimo dito medio che metteva in evidenza le unghie laccate di rosa.

Io sono così elegante quando mi ci metto da stupirmi.

-Buongiorno-, mi voltai verso l'ennesimo ragazzo che era entrato in segreteria e fui sorpresa quando capii che fosse rivolto a me.

-Ciao- ricambiai, concentrandomi suoi occhi azzurri e limpidi. Erano così puri, o almeno lo sembravano dato che non lo conoscevo.

-Io sono Luke- mi porse la mano, -Luke Mendes- specificò sorridendomi, -Alessandra- risposi agganciando la mia mano alla sua che si rivelò calda e callosa.

-Sono la vostra guida- disse, poi si guardò intorno, -sei sola?- mi chiese ricontrollando qualcosa su un foglio con il logo della scuola. -Sta arrivando- mi affrettai a dire e presi a scriverle un nuovo messaggio: "dove cazzo sei???" . Ma il cellulare mi morì tra le mani e lo riposi nello zaino, per non scaraventarlo a terra dal nervosismo.

-Allora è questa la tua punizione- esclamò Joan uscendo dalla presidenza, solo in quel momento notai le sue scarpe con il pelo. Disgustose. Alzai gli occhi ma stava parlando con Luke che sorrise imbarazzato, -il coocapitano della squadra di basket fa da guida ai nuovi arrivati- iniziò a prenderlo in giro, ridendo. -E dopo cosa? Mh, farai anche la cheerleader?-.

-Tocca anche a me- alzò le mani in segno di resa, -ma non mi è andata male- mi rivolse un'occhiata che mi fece sorridere ma che non ricambiai.
Ci stava provando o cosa? Con me?

Nello stesso momento Kim fece irruzione nella segreteria, con una fasciatura intorno al polso e la faccia di chi aveva combattuto con i mostri: i suoi.

Mi alzai allarmata, -tutto bene?- le chiesi rifugiandomi nella mia lingua, così da avere un momento di privacy. Mi scrutò bene e poi si limitò ad alzare il polso per mostrarmi la fasciatura, -non parlavo di questo-.

Farmakon (Φάρμακον)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora