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Ma io ho bisogno del mio dolore per poterti capire Alda Merini

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Ma io ho bisogno del mio
dolore per poterti capire
Alda Merini




🦂




Mi guardai intorno e il sangue mi rombò nelle orecchie con una forza inaudita.

Dove cazzo erano? Come si poteva così velocemente sparire nel nulla? E per quale assurdo motivo non li avevo seguiti all'istante?

-Puoi ascoltarmi un attimo- mi gridò dietro Zayn, mentre percorreva con me il vialetto di quel fottuto castello. -Con Olivia ci è mancato poco per mandare tutto a puttane- continuò e i suoi passi si trasformarono in una corsa stridula sui ciottoli chiari, -non puoi dare di matto perché Kim ha fatto quello che avevamo concordato-. Già, perché io avevo dato il mio consenso per quella pagliacciata.
I miei muscoli continuarono ad irrigidirsi e i miei occhi a saltare da un lato all'altro del giardino, come se ne andasse della mia stessa vita e forse era così.
Avevo controllato la sua stanza, la mia e quella di Higor "vivo ancora per poco" Styles. Le scuderie erano deserte, a parte per i dipendenti che non avevano visto nessuno, e il laghetto privato di famiglia non era accessibile in quel periodo dell'anno. Ma non mi sarei fermato, avrei setacciato tutto quel fottuto castello se fosse stato necessario e l'avrei trovata, perché era mia e nessuno poteva portarmela via come se non lo fosse.

Maledetto bastardo.

Entrai nel castello e immediatamente venni accolto con inchini del cazzo da parte dei domestici che mi fecero solo girare le palle. Lì dentro erano ancora così tanto conservatori che Des, in confronto, sarebbe apparso l'uomo più moderno del paese.
Non persi nemmeno tempo con i soliti "non dovete" o "non è necessario" perché quelle persone erano cocciute come muli e non sentivano ragioni quando si trattava del "futuro erede". Era davvero meglio non pensare a quello che facevano quando arrivava Des e, in quel momento, nemmeno mi importava, perché avevo altre faccende da risolvere. Le stesse che mi stavano corrodendo il cervello.

Scansai in malo modo un cameriere biondino dall'aria svampita e lui, nel cercare di salvarsi dalla mia marcia, fece cadere rovinosamente al suolo un vaso di cristallo che non avrebbe potuto ripagare nemmeno con una vita di lavoro.
Il rumore stridulo della ceramica che si infrangeva sul pavimento tirato a lucido mi ricordò di un paio di volte in cui il mio cuore, ovviamente per Kim, aveva subito lo stesso trattamento e cominciai a vedere rosso, come un cazzo di toro.
-L'ho rotto io- urlai continuando ad avanzare come un treno, cosicché non avrebbero addebitato milioni di euro alla famiglia di quel povero diavolo, che non c'entrava nulla con me e il casino che continuavo a definire vita.

-Ti vuoi fermare?- mi urlò contro Zayn, ma io ero davvero fuori di me. Come avevo fatto a perderla di vista? E, soprattutto, perché non avevo messo in conto che Higor avrebbe esagerato? Tutto quello stringere di mani, la gelosia e i baci che gli avrei fatto scontare a suon di pugni.

-Irina-, la mia voce si levò al cielo minacciosa, -Irina, gde ty, chert voz'mi?-. Alcune domestiche, che si incollarono alle pareti al mio passaggio, spalancarono gli occhi spaventate, ma nessuna di loro provò a muoversi o a rivolgersi al sottoscritto.
-Ty dolzhen priyekhat' syuda nemedlenno-.
Il mio russo era serrato, come i denti e i pugni, mentre l'angoscia mi animava forse più della rabbia.

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