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La distanza separa due corpi
non due cuori

Non ricordavo dove l'avessi letto, forse a scuola, ma avevo presto capito che era una frase che in molti dicevano senza apprenderne il vero significato.

La distanza l'avevo sempre interpretata come distanza fisica. "Due persone stanno insieme ma si trovano ai due poli opposti del mondo", mi avevano spiegato e io, errando, ci avevo creduto. Avevo associato tutto alle relazioni a distanza, impedendomi categoricamente anche solo di pensare di poterne intraprendere una. "Così da non soffrire" dicevo sempre ad Alessandra quando le spiegavo il mio punto di vista.
Ma era davvero così?

No, lo scoprii a mie spese.

La distanza tra due corpi è una distanza imposta da uno di essi per impedire qualsiasi tipo di avvicinamento all'altro, mentre i cuori si dimenano per allinearsi e tornare a battere all'unisono. Per tornare a parlare la stessa lingua, quella che aveva permesso loro di capirsi prima che la razionalità intervenisse per preservare un qualcosa che davvero non riuscivo a capire.

Il motivo di questa distanza? Non lo sapevo e, infatti, non capii perché Harry l'avesse imposta.
Aveva cominciato ad ignorarmi completamente e io mi ero odiata per avergli permesso di avvicinarsi. Si era preso ciò che voleva e mi aveva messa in un angolo, come si faceva con un dannato giocattolo rotto. La cosa che però aumentò il mio tormento era la consapevolezza che nonostante tutto non mi fossi pentita nemmeno falsamente di quello che avevamo fatto.

Harry era fidanzato e noi avevamo sbagliato, questo lo sapevo, ma il richiamo era stato più forte di qualsiasi barriera di ghiaccio che avrei potuto innalzare per proteggermi da quelle emozioni. Le stesse che per la prima volta erano riuscite a fuggire dalla gabbia nel mio basso ventre in cui le relegavo.

Bramavo quel contatto, le mani di Harry sulla mia pelle e il suo profumo perso nella mia immensa distesa di brividi. Un po' come i raggi del sole che irradiano i campi di fiori alle prime luci dell'alba, beandoli di calore per la prima volta dopo una notte gelida.
Ma l'alba era finita e la distesa di oscurità era tornata.

Non mi salutava più, non mi rivolgeva la parola e tutti si erano accorti di questo cambiamento.

Avevo ricominciato a trascorrere del tempo a casa per non deludere le aspettative di Alessandra e mi sforzavo di non saltare i pranzi e le cene tutti assieme, ma la verità è che mi costavano carissimo. Non lo guardavo, se il sale si trovava accanto a lui preferivo mangiare la pietanza insipida, se lui era il più agevole a passarmi l'acqua non bevevo per tutta la sera e se il mio cuore fosse stato tra le sue mani avrei preferito non averlo più piuttosto che chiedergli di restituirmelo.

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