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Chi lascia la strada (via) vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova

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Chi lascia la strada (via) vecchia
per la nuova, sa quel che lascia
ma non sa quel che trova.

Iniziare un nuovo cammino spaventa.
Ma dopo ogni passo che percorriamo
ci rendiamo conto di come era pericoloso
rimanere fermi.
Roberto Benigni


🦂







Erano arrivati a destinazione.
Una villetta bianca si ergeva davanti ai loro occhi. Lineare, pulita e quasi oscurata dalla vistosità delle altre abitazioni circostanti. Dopo aver varcato un grande cancello, aria tra l'altro strettamente riservata e sorvegliata, gli era stato concesso l'accesso al "quartiere" dove avrebbero vissuto e le ragazze non si erano staccate un attimo dal finestrino del van. Soprattutto dopo aver saputo da Zayn che lì abitavano tutti i grandi colossi del panorama musicale del momento e qualche attore che non si era rintanato nelle solite case alla fine di Hollywood.

-Che bella!- esclamò Alessandra appena la perla bianca attirò la sua attenzione precaria; -pensavo che mi sarei ritrovata davanti un castello- ammise sollevata. -Questo perché non hai ancora visto la piscina esterna e quella interna- ghignò Zayn, -la palestra grande quanto un'appartamento, il doppio giardino, la terrazza...- continuò ad elencare mentre lo sportellone del van veniva aperto per permettere loro di scendere.

La voce del ragazzo divenne un brusio mescolato agli altri suoni che Kim non perse tempo ad ascoltare. Si ritrovò ad osservare tutte le figure lasciare il veicolo con una calma estenuante. Sembrava quasi che facessero quei viaggi con una frequenza tale da trasformarli in quotidianità e forse era così, ma lei davvero non ci era abituata. Proveniva da una famiglia normale, con vite e abitudini altrettanto normali e, a suo avviso, banali. Avrebbe dovuto viaggiare anche lei? Avrebbe acconsentito? Le sarebbe piaciuto?

Scosse la testa. "Basta pensieri" si impose e, per ultima, decise anche lei di lasciare il van, nonostante fosse un po' restia. Infondo era tutto nuovo e sconosciuto, cosi tanto che un po' di ansia le attanagliò lo stomaco già stanco. Afferrò la sua giacca e distrattamente si tenne alla portiera per facilitarsi, ma un dolore lancinante le fece tremare il polso e istintivamente lo tirò a se, facendolo scontrare con il petto. -Cazzo- ringhiò e chiuse gli occhi per pochi istanti, "devi calmarti" si ripetè innumerevoli volte, "ignora il polso, passerà". La consapevolezza che durante tutto il viaggio il dolore non fosse passato tornò a bussare alla sua volta e nuovamente si chiese il perché. Infondo aveva subito solo una forte pressione, non le avrebbe potuto provocare una frattura, giusto?

La verità è che aveva rifiutato di vedere un mendico. -Ormai non fa nemmeno più male- aveva ripetuto con un sorriso troppo grande per essere il suo e così aveva evitato di creare troppi problemi. Aveva convinto loro, perché non poteva farlo anche con se stessa?

Il rombo del motore del van, che stava per ripartire, la fece trasalire e si accorse che ormai tutti erano già entrati in casa. Quasi sollevata, respirò. Erano due giorni che non aveva avuto nemmeno un attimo per stare da sola e questo le pesò più di quanto volesse ammettere. Non poter riorganizzazione le idee o confrontarsi con se stessa era stata una tortura, quindi spinse tutto fuori con un sospiro che le alleggerì lo stomaco.



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