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Danda est animis remissoBisogna dare all'anima un po' di tregua -Seneca

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Danda est animis remisso
Bisogna dare all'anima
un po' di tregua
-Seneca



🦂





Non ci misi molto a raggiungere gli appartamenti del signor Cullen, o almeno è quello che lessi sulla targhetta d'oro che adornava la porta bianca. Capii immediatamente che non sarebbe stato semplice farli riappacificare, perché dai rumori era evidente che Jordan avesse dato una festa a sua volta.

Mi raggiunsero poco dopo ed entrammo insieme nell'attico.

Le luci calendoscopiche mi fecero bruciare gli occhi, mentre la musica pompava nell'aria aromatizzata dalla puzza di alcool e fumo. Non potei fare a meno di notare molte persone nude che si aggiravano per il soggiorno come se nulla fosse, mentre altre davano sfogo alle loro perversioni. Sembrava a tutti gli effetti un night club uscito da qualche film. Mi sorpresi di vedere persino delle cubiste che si esibivano sull'isola della cucina. All'ultimo riuscii a non calpestare due ragazze avvinghiate che pomiciavano gettate per terra e che io non avevo visto.

Avanzai cercando di non attirare l'attenzione di nessuno, ma una cameriera mi fermò e non me la sentii di ignorarla, infondo stava lavorando. Il suo sorriso ingenuo cozzava però con la gonna molto striminzita che indossava, insieme ad un paio di roller azzurri. I suoi seni erano scoperti, ad eccezione fatta per due adesivi  glitterati che omettevano la visione dei capezzoli. Mi porse un bicchiere di champagne, accompagnato da un pacchetto di profilattici. I miei occhi passarono ripetutamente dall'offerta a lei imbarazzati, poi mi decisi a parlare e rifiutai prontamente, dopo averla ringraziata per il "pensiero".

Mi allontanai in tutta fretta mentre un'espressione di disagio si cucì sul mio viso, accompagnata dall'ansia che si insinuava nei meandri del mio corpo. Dove diavolo ero finita? Inevitabilmente pensai ad Alessandra e a quanto si sarebbe divertita lì dentro. Cercai il mio cellulare nella borsa per controllare se mi avesse telefonato, dato che ormai non ci sentivamo da ore, ma quando lo trovai un'altro cameriere mi travolse.

Barcollai, ma due mani familiari mi afferrarono prontamente. Le stesse che avevano lambito il mio corpo nella Range Rover di sua proprietà. A quel ricordo un improvviso caldo mi travolse e dovetti concentrarmi per capire cosa il ragazzo di fronte a me mi stesse dicendo. Distinsi una cascata di ricci neri prima di mettere a fuoco per bene la sua figura. Era alto, con la pelle color cioccolato che si modellava in muscoli ben allenati, mentre un paio di occhi nocciola brillavano tra le tante facce anonime. Era nudo, a parte per il paio di pantaloncini pieni di lustrini che gli fasciavano la parte bassa del bacino, senza lasciare spazio all'immaginazione, e lo stesso paio di roller della ragazza precedente.

Le sue labbra carnose si piegarono in un paio di scuse che accettai senza problemi, infondo non era di certo colpa sua se fossi distratta.

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