Ben oltre le idee
di giusto e di sbagliato c'è un campo.
Ti aspetterò laggiù
-Jalaluddin Rumi🦂
Mi strinsi nei jeans che avevo indossato per far felice Harry ed entrai nella discoteca dopo aver scoccato un'ultima occhiata a BB, che mi salutava dal van.
La prima cosa che mi colpì fu l'afa che circondava quei corpi intenti a strusciarsi tra loro, muovendosi in danze scoordinate e accentuate dall'alcool. Diedi uno sguardo veloce alla pista e, silenziosamente, le porsi le mie scuse perché, mio malgrado, quella sera non mi sarei concessa al dolce cullare delle sue braccia.
Mi lasciai guidare da un ragazzo dello staff in un privè e finalmente potei scivolare via dalla giacca di pelle, che stava iniziando ad aderirmi sulla pelle nuda delle braccia. Mi guardai intorno e senza capire il perché, appresi che fosse completamente vuoto, a parte per me ed Hantony che sedeva sul davanzale di una finestra che dava sulla pista. La spalla contro il vetro oscurato e il viso rivolto verso il mio corpo, colorato da ombre che non avevo mai visto.
-Ciao- mi salutò appena e con un gesto mi invitò ad avvicinarmi. -Sei inquietante- lo avvertii, -e questo posto è tetro- continuai, muovendo i primi passi. Mi guardò come se stesse valutando seriamente di uccidermi, poi tornò ad osservare la pista e mi sembrò quasi che cercasse disperatamente un appiglio per iniziare una conversazione, dall'argomento ancora sconosciuto alla sottoscritta. Mi ritrovai a sedermi anche io su quel davanzale, senza sapere quanto, pochi minuti più tardi, avrei voluto scappare disperatamente da quel privè.
-Aspettiamo qualcuno?- gli chiesi seguendo il suo sguardo, convinta che da un momento all'altro sarebbero saltati fuori i cheethas, magari per festeggiare qualcosa o semplicemente per divertirsi, ma Hantony scosse la testa e rimase barricato nel suo silenzio riflessivo. -È successo qualcosa con Jordan?- tentai ancora e di nuovo effettuò lo stesso movimento, senza emettere fiato. Mi ritrovai a pensare quanto quella situazione apparentemente sterile, mi stesse trasmettendo un senso d'ansia che con lui non avevo mai avuto.
-Puoi dirmi solo cosa è successo?- lo implorai e fu in quel momento che mi prestò attenzione, -sto cercando di capire se sei ancora tu- mi confessò e le mie labbra si modellarono in un sorriso divertito. Un sospiro liberatorio sfuggì dal mio controllo. Era semplicemente una delle sue paranoie ad avermi portata lì e ne fui molto sollevata, perché dai messaggi che mi aveva inviato, mi era sembrato che avesse davvero qualche problema grave. -Sei sempre il solito- lo scimmiottai, -certo che sono io-, mi alzai e feci un giro completo su me stessa, -forse sono dimagrita un po' e sono impallidita molto- constatai osservandomi il ventre, -ma rimango pur sempre Kim-.
Quel nome che per me era diventato un rifugio sicuro dopo la tempesta. Mi aveva offerto una nuova vita, ma fu il pomo della discordia che scatenò la sua ira. Quegli occhi color nocciola che avevo imparato a conoscere così bene, ebbero un fremito di rabbia che si distinse in parole ben chiare, -ammesso che tu lo sia mai stata-. La spensieratezza con cui avevo iniziato a parlargli scomparve, ingoiata dai miei dubbi.
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Farmakon (Φάρμακον)
RomanceOdi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior. Abbandona la ragione e tutto ciò che comporta. Non è semplice trasformare la mente in cuore, forse è impossibile. Chi lo sa? Non Kim, che ce...