Taehyung non era forte come un alpha, o indipendente come un beta...
No, questo no... Taehyung, dopotutto, era un semplice omega.
Ma, invece, aveva qualcosa che in molti non avevano: La bellezza.
E diamine se era bello.
Bastava un battito di cigl...
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«Deve esserci un errore»
Jungkook guardava l'edificio davanti la quale lui e il suo sottoposto avevano parcheggiato.
I suoi occhi scuri guardavano con incredulità la catapecchia con un balconcino, una pianta rampicante che l'abbracciava e delle bici davanti la porta d'entrata.
Seojoon, seduto proprio accanto a lui, roteò gli occhi «È il mio lavoro cercare informazioni sulle persone, Jungkook! Pensi davvero che possa sbagliarmi?!» sbottò offeso.
I due ragazzi non si passavano molta differenza d'età, quindi il loro rapporto lavorativo si era presto trasformato in amicizia.
«Joon, diamine, ma come può essere legale lasciare qualcuno vivere in queste condizioni?» si sporse in avanti, osservando gli aloni di muffa sotto il balconcino, che erano tanto scuri in contrasto con il bianco che si vedevano nonostante l'ora tarda.
Il moro ridacchiò, lasciando un paio di pacche sulla spalla dell'amico «Sai, io ti adoro, ma ogni tanto ti escono queste frasi da principino del cazzo che mi fanno venire voglia di prenderti a pugni» quando Jungkook lo fulminò ampliò il suo bel sorriso lineare, prima di alzare le sopracciglia e riprendere a parlare «Allora, perché siamo qui?»
L'alpha tornò a guardare l'edificio degradato, poi portò una mano ad aprire la portiera dell'auto «Devo risolvere una piccola questione. Ora passami il libretto degli assegni, per favore»
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Taehyung percorreva esausto le poche vie di distanza che separavano il pub dalla sua casa.
Jimin al telefono, gli faceva compagnia parlando di una stupida serie tv che stava guardando dopo una lunga giornata passata all'università.
-Diamine, ci è ricascata! Cioè, lui gli ha messo le corna e lei che fa?! Ci ritorna? No, devo smettere di vedere questa serie tv, è una cafonata assurda! - lo sentì sbraitare.
L'omega se lo immaginava con la testa a penzoloni dal letto e con i piedi poggiati sulla spalliera «Si, in effetti credo sia giunto il momento, per te, di trovarti un compagno»