I pensieri in testa, le mani tremolanti, la fame, la noia, la solitudine e in fine le urla. Ogni singolo stimolo, in quel momento, sembrava essere un calcio nelle gengive per Yoongi. Aveva bisogno di staccare, di uscire e smettere di sentire le urla della madre contro il padre.
Si alzò, seppur lentamente perché leggermente stordito dall'effetto della cannabis, afferrando il telefono e le cuffiette. "Esco" sbiascicò per poi infilarsi le chiavi di casa in tasca e chiudersi la porta alle spalle. Nessuno lo aveva sentito, ma poco importa, a nessuno sarebbe importato.
A qualche metro da casa realizzò poi che la sua scelta era stata fin troppo impulsiva: faceva freddino, non aveva soldi, era affamato e senza la minima idea di dove andare. Sarebbe potuto tornare indietro, ma a confronto morire assiderato o di fame sembrava una meraviglia senza eguali.
Camminò qualche centinaio di metri, fino a che si ritrovò sulla 17esima. Davanti a se vi erano delle scale che portavano a un parcheggio sotterraneo, Yoongi andava lì di tanto in tanto per provare con lo skate. "Meglio di niente." osservò umile.
Prese a scendere quelle scale: ogni singolo passo su quelle lastre di ferro produceva un eco matallico che si schiantava sulle pareti tristi del luogo. Dopo un paio di rampe si ritrovò ad un bivio: a destra vi era il continuo delle rampe, a sinistra la sezione 2B del parcheggio.
"Umh si, suona bene." si disse, poco prima di abbassare la maniglia della porta che dava su quello scompartimento. Osservò bene il luogo, umido e sporco, quasi impossibile ci fosse anima viva. Si decise quindi a esplorare più a fondo il luogo, chissà del resto?
Camminava fra le varie colonne separatrici, sentiva di tanto in tanto lo scrosciare delle piccole pozzanghere che calpestava casualmente. Era quasi deciso a sedersi in un angolo pieno di graffiti e scritte, quando vi notò una giacca e successivamente un ragazzo.
"Fai sul serio?" chiese ridendo Yoongi, "Vieni in un luogo del genere per cosa? Scrivere e bere del succo?" continuò sempre più pungente. In un primo momento non vi fu alcuna risposta da parte del destinatario, così non avendo motivo di restare, Yoongi fece per andarsene.
"Ci vuole coraggio a criticare quello che sto facendo con dei capelli del genere." rispose il ragazzo ancora intento a scrivere, "Cos'hanno i miei capelli, sentiamo?" strinse i pugni Yoongi.
Ancora una volta calò un silenzio assordante, spezzato ogni tre secondi dalle goccie di olio che piomabavno dallo scarico di una macchina lì vicino. "Sono decolorati, tu hai i capelli decolorati." sottolineò con tono stranamente calmo il ragazzo sconosciuto.
"Tsk, ma senti questo. Sarai persino più piccolo di me, ti converrebbe portarmi rispetto, coso..?" sputò acido Yoongi, che non si spiegava come mai ancora non fosse saltato alla gola del ragazzo. "Ho un nome." sottolineò egli, ma non gli fu chiesto quale fosse.
"Ci si vede ragazzino" concluse Yoongi, per poi squadrarlo e girargli le spalle. Si allontanava lentamente, come se una parte di se non volesse farlo... strano, si disse. Sentiva che c'era qualcosa di diverso nell'aria, e non si limitava alla fredda brezza di settembre.
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diciassette occhiatacce
General FictionJimin contava involontariamente le volte in cui faceva contatto visivo con gli altri, Yoongi odiava guardare la gente negli occhi. I fatti narrati sono totalmente scollegati dalla realtà, si trattano temi delicati. Buona lettura :)