Yoongi sospirò, e per la prima volta dopo tanto uscì del vapore dalla sua bocca che non fosse fumo. Il gelo lo stava abbracciando, risaltando il suo colorito pallido e creandogli dei tremolii.
Aveva un leggero tic alla gamba, picchiettava il tallone a ritmo pressoché regolare sull'asfalto bagnato della strada. Di tanto in tanto schioccava la dita e il collo.
Sentiva, dentro di se, un senso di inquietudine farsi strada fra le viscere: le sentiva contorcersi, percepiva il fastidio al ventre accentuarsi minuto dopo minuto.
Poi tutto parve fermarsi, alla sola vista della testolina bianca che si avvicinava sventolando la mano destra. "Yoon, eccomi." disse col fiatone Jimin.
L'altro inevitabilmente sorrise, era chiaro avesse quasi corso durante il tragitto nonostante il freddo, e questo solo per non fargli passare il natale da solo. Dannazione, quanto lo amava.
"Piccolo tu sei pazzo, chi te lo ha fatto fare di venire fin qui solo per me.." rise leggermente il menta. E come unica risposta si sentì afferrare la mano.
"Su, andiamo, Liza ha preparato il pranzo." canticchiò contento Jimin, stringendo la mano fredda dell'altro. Così i due si incamminarono, nel silenzio totale.
Una volta giunti alla dimora, salutarono la madre, Yoongi la ringraziò e si scusò più volte per il disturbo. "Sei il ragazzo di mio figlio, non disturbi mai" rispondeva lei.
I due successivamente si recarono in camera del platino, seduti accanto sul letto. "Dimmi, perché non festeggi il natale con la tua famiglia?" chiese Jimin stupito dalla cosa.
Yoongi si irrigidì, tutte le vecchie memorie che tornavano a galla. Non rispose, semplicemente alzò le spalle sperando l'altro lasciasse perdere. E così fortunatamente fu.
"A me non piacciono le luci, gli aberi, i regali e il via vai fra i negozi. Però il natale è l'unica festa che passo con mamma, e sono felice quest'anno ci sia anche tu." disse Jimin.
"Io... ecco non so come ringraziarti, ma questo non toglie il fatto che tu mi abbia svegliato di prima mattina." lo rimproverò scherzoso il menta.
"Prima mattina??" strillò Jimin, "Erano le undici Yoon, a quell'ora dovresti essere già bello che sveglio... non è colpa mia se sei un ghiro." rispose infine.
Entrambi scoppiarono a ridere ma col passare dei secondi e il diminuire della risata, i loro occhi si incatenarono. Yoongi sarebbe stato solito chiedere a Jimin se poteva baciarlo, ma in quel caso fu preceduto.
Le loro labbra collisero, in un bacio puro, casto. La mano del menta accarezzava lentamente la guancia e poi il collo dell'altro. Jimin, invece, stringeva in un pugno la felpa nera del più alto.
"Non mi stancherei mai di baciarti" sussurrò Yoongi, appena a qualche millimetro dal viso del fidanzato. "E non sai quanto apprezzo che ti sforzi tanto sotto questo punto di vista."
Jimin sorrise, gli capitava spesso di essere criticato per i suoi "limiti" ma quasi mai qualcuno notava i suoi sforzi e risultati per superarli. Yoongi, invece, lo faceva sempre.
"Amo il fatto che mi dici queste cose" ammise, "Amo quando mi dici che sono bravo, amo quando riconosci il mio impegno, e si, amo anche te." concluse.
E giusto qualche attimo prima che i due si baciassero nuovamente, Liza li chiamò a pranzare. Per Yoongi, quello, sarebbe stato il primo pranzo di "famiglia" dopo anni.
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diciassette occhiatacce
Fiction généraleJimin contava involontariamente le volte in cui faceva contatto visivo con gli altri, Yoongi odiava guardare la gente negli occhi. I fatti narrati sono totalmente scollegati dalla realtà, si trattano temi delicati. Buona lettura :)