"Ti lascio qui? Sicuro di poterti reggere in piedi?" domandò Jungkook preoccupato per la sicurezza di Yoongi e inquietato dal luogo. L'altro annuì, lo ringraziò e si incamminò.
Le scarpe affondavano nei sassi del vialetto d'entrata, lì era sempre umido pure di notte, le zanzare ronzavano vicino alle sue orecchie e tutti quei fiori morti gli davano la sensazione di essere fuori dal mondo.
Camminò fino all'entrata, girò a destra e scese le scale. Percorse il corridoio nel totale silenzio, si udivano solo i passi sul marmo del pavimento. L'unica fonte di luce erano le candele elettroniche scariche che a tratti lampeggavano.
Si fermò, non serviva controllasse, aveva fatto quella strada un milione di volte, anche da bendato ci sarebbe riuscito. Nonostante il pavimento fosse fetido, si sedette, sospirando.
"Eccoti, per niente cambiata malgrado il passare degli anni. Ti chiederei come stai, ma neppure mi risponderesti. Probabilmente mi diresti che è tardi per preoccuparmi.
Sono passate settimane dall'ultima volta che ti ho fatto visita, perdonami, sono stato impegnato... ho tante cose per la testa e non so come metterle a posto. Sento il bisogno di parlartene.
A scuola va bene, si, i voti sono alti, mi conosci. Devo dirlo: la odio come l'ho sempre odiata, ma adesso forse un pochino meno. So che entrando in classe c'è lui.
Lo sai di chi sto parlando, ti ho fatto venire la nausea per quante volte l'ho nominato. È che, detto fra noi, penso di amarlo. Lo so cosa diresti, diresti che è chiaro che lo amo, però sai anche quanto sia io che te siamo stati abituati a nascondere i sentimenti.
La verità è che per quanto io lo ami, alcune parti di me sono marce, e temo stiano emergendo. È un po' come quando eravamo bambini io e te, arrivava sempre il momento in cui lui aveva il controllo.
Io giuro che sto prendendo le medicine, lo giuro, ma sembra non stiano più funzionando. Pensi dovrei parlarne con la psichiatra? Si, forse dovrei...
Mi manca tanto vederti durante le giornate, so che ora qui stai meglio, ma è ancora difficile da accettare. Capiscimi, non è egoismo, ma mi sei mancata particolarmente.
A natale sono stato da Jimin, sua madre è davvero gentile, è stato il primo bel natale dopo tu sai cosa quindi ne sono felice. Ma avrei preferito passarlo come lo passavo prima di tu sai cosa.
A volte penso di odiarti, perché mi hai ucciso più di quanto tu possa immaginare. Non mi meritavo quel dolore, nessuno lo meriterebbe. Ma so che non riguarda me la cosa.
Ho paura di rovinare tutto, lo sai? Ho paura di mandare tutto all'aria e restare solo come tu mi hai lasciato. Vorrei poter esprimere la mia frustrazione in qualche modo.
Sto cercando di fare del mio meglio, per non deludere te, Jimin, e me stesso. Ma chi meglio di noi sa quanto sia difficile? Chi meglio di noi due?
Giuro, io ci sto mettendo tutto.E vorrei solo poterti abbracciare, farti capire quanto mi manchi, farti sapere dei miei progressi. Vorrei sapere se sei fiera di me, ma tu non mi parli, non mi dai segnali."
E proprio mentre sussurrava queste ultime parole con il nodo alla gola, una soffiata di vento gelido lo fece rabbrividire. "Questo è tutto suppongo..." disse alzandosi.
"Io vado, ho bisogno di una doccia, di un caffe, di qualcosa che mi tiri su... sappi solo che mi manchi, e passa giorno in cui io non ti pensi....
Con oggi sono sei anni che non ci sei più, e cazzo fanculo se mi manchi come l'aria. Ti vorrei qui, darei la vita per averti qui e abbracciarti per qualche secondo. Ti voglio bene sorellina, te ne vorrò sempre."
Poi un'altra soffiata di vento, che asciugò le lacrime sulle goti di Yoongi. Una soffiata di vento, come quel giorno di marzo di sei anni prima in cui la sorella salì in cielo.
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diciassette occhiatacce
General FictionJimin contava involontariamente le volte in cui faceva contatto visivo con gli altri, Yoongi odiava guardare la gente negli occhi. I fatti narrati sono totalmente scollegati dalla realtà, si trattano temi delicati. Buona lettura :)