Era ormai la vigilia, bastava affacciarsi appena dalla finestra per notare che tutto il mondo pareva essere in festa. Tutto il mondo, tutto eccetto due ragazzi che distavano qualche isolato l'uno dall'altro.
Yoongi fissava incessantemente la parete dinnanzi a se, era piena di poster e disegni progettati e creati da lui. Possiamo dire quello fosse il suo muro d'espressione.
Non provava nulla, almeno, così gli pareva. Ciò nonostante sapeva benissimo che era solo un tentativo vano di offuscare il dolore che piano piano sentiva emergere.
Lui era fatto così, o meglio era stato educato così: devi essere forte, sempre, e non devi lasciare che le emozioni prendano il sopravvento o tutti ti riterranno debole.
"Succederà..." si ripeteva di continuo da ore. "So che succederà e che rovinerò ogni singola cosa..." continuava poi, con tono rassegnato. Il tono di qualcuno che è certo di qualcosa.
Ed effettivamente la sua preoccupazione era legittima, gli era capitata altre volte quella sensazione e puntualmente finiva sempre nello stesso patetico e disturbante modo.
E a proprosito di disturbante, qualche chilometro più in là vi era Jimin, che non desiderava altro che di poter diventare un tutt'uno con le cuffiette anti rumore.
Vi siete mai chiesti come sia per una persona autistica vivere gli stimoli? Semplicemente, è come se essi fossero recepiti ma sette volte più intensi. Le luci, i rumori, ogni stimolo è quasi destabilizzante.
E a volte basta chiudere gli occhi, altre hai bisogno di staccare, di dedicarti a te stesso. Così Jimin, ogni qual volta ne sentisse il bisogno e ne avesse possibilità, faceva stimming.
Lo aiutava a calmarsi, a prendere consapevolezza dello spazio intorno a se, e di se stesso in primis. Eppure da qualche giorno non provava che stress, come un brutto presentimento.
Sapeva che l'indomani sarebbe stato natale, ma non era quello a indisporlo. Così, esattamente come un tossico davanti a un problema pensa alla droga, la mente di Jimin andò a parare su Yoongi.
Accese il gps, inviando la pozione corrente a Liza, come era solito fare prima di uscire. Mise la giacca bianca e dei guanti e medesimo colore, il telefono in tasca e le cuffie antirumore addosso.
Uscendo di casa realizzò quanto quel via vai di gente tra i negozi, quanto le canzoni e gli addobbi lo disturbassero, ma ne valeva pena pensava. Del resto dopo avrebbe visto il menta.
Contava i passi, come sempre, e notava che nonostante il numero restasse circa tale, il tempo di arrivo diminuiva. Involontariamente, per passare più tempo con lui, Jimin procedeva velocemente.
"Avanti ... Oh Jimin, umh arrivo." farfugliò il menta, con tono vagamente infelice, ma non esattamente. Non sembrò che si aspettasse qualcun'altro, ma non sembrava neanche nelle condizioni di vedere lui.
E così, proprio come quasi ogni giorno da settembre, Yoongi preparò il suo gelato. Jimin lo pagò come fosse uno. E si sedettero ad un tavolo, il locale era vuoto.
"Sei diverso ultimamente." sussurrò d'un fiato.
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diciassette occhiatacce
Ficción GeneralJimin contava involontariamente le volte in cui faceva contatto visivo con gli altri, Yoongi odiava guardare la gente negli occhi. I fatti narrati sono totalmente scollegati dalla realtà, si trattano temi delicati. Buona lettura :)