"Ciao Jimin" lo salutò Yoongi, appena scorse il secondo entrare nell'aula. Come la mattina precedente, i due erano gli unici presenti al momento. Il nominato però non rispose, si sedette e semplicemente estrasse il materiale dallo zaino.
Yoongi rimase confuso, lo aveva salutato ma non aveva ricevuto alcun segnale di rimando. Doveva ammettere a se stesso che era un po' infastidito dalla cosa, non era abituato ad essere socievole, e una volta tanto che si sforzava veniva ignorato? Bah...
Si alzò, mancavano dieci minuti all'inizio delle lezioni, e quel tempo andava occupato con una sigaretta e della sana musica. "Esci a fumare?" domandò il più basso fra i due, l'altro semplicemente annuì.
"Fa male fumare." osservò per l'ennesima volta Jimin, "Lo so, me lo hai già detto." replicò leggermente indisposto Yoongi. Poi calò il silenzio, al che quest'ultimo mosse altri due passi verso la porta.
"Tono infastidito." analizzò quello ancora seduto, "Hai risposto in modo infastidito, ti ho infastidito?" chiese inclinando leggermente il capo, Jimin.
"No io emh..." sospirò impercettibile, "Ecco è solo che odio quando mi vengono ripetute le cose, non mi hai infastidito." cercò di spiegarsi Yoongi alla meno peggio.
"Anche io, abbiamo una cosa in comune. Però fumare fa male, è vero." a quel punto fu Yoongi a piegare il capo. Andiamo, doveva star scherzando... lo aveva davvero detto di nuovo? Dopo che gli aveva spiegato quanto lo infastidisse?
"Zanna, ho detto che lo so." concluse duro, facendo intendere all'altro di non replicare. Uscì, tornando circa 7 minuti dopo, lasciando una scia di odore che infastidì la maggior parte dei presenti in aula.
"Prendete posto." disse l'insegnante, la mattina era iniziata, e con lei anche la consapevolezza che le successive sei ore sarebbero state passate su una sedia a fissare una lavagna.
Tutto quello non faceva per Yoongi, lui non era tipo da ambiente scolastico, non era tipo da compiti. Non che non fosse intelligente o interessato a istruirsi, anzi, ma odiava che dovesse farlo solo perché "altrimenti che altro fai nella vita?", "dove finisci se non studi?".
Tirò fuori un blocchetto da disegno, sulla copertina vi era una specie di scarabocchio che però per lui significava molto. L'arte del disegno, della scrittura e della musica lo avevano aiutato quando nessuno c'era. Lo avevano capito, ascoltato, e fatto sentire meno solo.
La matita si muoveva da sola, lui neanche sembrava decidere i movimenti del polso. E così, fra un'ora e l'altra, terminò lo schizzo: era un volto, lei aveva i capelli lunghi, gli occhi dolci e tristi delineati da un filo di eyeliner, un sorriso spento ma sicuro.
Era successo di nuovo dannazzione, senza volerlo l'aveva ritratta nuovamente, quando se ne sarebbe andata? Quando Yoongi l'avrebbe scordata? O meglio ancora, quando avrebbe accettato che ormai non c'era più nulla che potesse fare al riguardo?
"È un bel disegno...." sentenziò una voce sconosciuta. "Comunque piacere, Jungkook." sorrise amichevole il ragazzo affianco a lui. Così, interrotto a forza dal suo flusso di pensieri, Yoongi alzò lo sguardo.
STAI LEGGENDO
diciassette occhiatacce
General FictionJimin contava involontariamente le volte in cui faceva contatto visivo con gli altri, Yoongi odiava guardare la gente negli occhi. I fatti narrati sono totalmente scollegati dalla realtà, si trattano temi delicati. Buona lettura :)