interrotto

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"Umh, grazie" sussurrò Yoongi, ancora nel suo mondo. Non aveva nemmeno notato quel ragazzo; a prima vista gli sembrava carino, ma era strano il modo in cui gli aveva parlato: sembrava quasi intimorito da ciò che gli si sarebbe stato dato come risposta.

"Io sono Min Yoongi.." si decise poi a rispondere, "Aspetta, quel Min?" domandò l'altro. Ecco, era venuto fuori, ciò che avrebbe voluto evitare, ma ormai era successo. "Già." ribattè.

Yoongi era il figlio del fondatore della scuola, e per questo spesso si sentiva sotto pressione, quasi come dovesse per forza reggere le aspettative. Come se solo perché aveva il cognome del padre, allora doveva assomigliargli.

"Perché hai scelto questa scuola? E non rifilarmi una scusa basata sul grado di parentela." chiese intrigato Jungkook. Già, perché quella scuola?
Una scuola di quel grado, di quel livello... una scuola così ben vista.

"Non so, forse per corrente. Sono cresciuto in una famiglia di medici, come saprai, e un po' mi intriga questo campo." ma quella frase sembrava più verso se stesso che verso il compagno.

"Capisco, io vorrei trovato un lavoro ben pagato, per poter aiutare in casa... il posto è libero?" ammiccò indicando il banco affianco all'altro. "Si." e prese posto.

"Ti ho osservato ieri, sembri diverso." osservò Jungkook, nella speranza di instaurare un dialogo decente. "Spero di esserlo, insomma li hai visti?" scherzò Yoongi, riferendosi al resto della classe.

Non li conosceva, e già aveva l'impressione che fossero tutte pecore che inseguivano un voto piuttosto che la conoscenza. Poverini, pensava, che esistenza mera e priva di significato...

La pausa stava ormai per finire, e a breve l'insegnante sarebbe arrivato in aula. "Umh, io esco cinque minuti." disse Yoongi che era già in piedi e lontano qualche passo dal banco, "Vuoi venire?" domandò più per gentilezza che altro.

"Esci per cosa?" chiese quasi conoscendo già la risposta, "Fumare, nelle pause è concesso." e come volevasi dimostrare, l'intuito di Kook non si era sbagliato. "Si, perché no?" dirigendosi verso il compagno.

E, mentre varcavano la soglia, parlando del più e del meno, una voce li interruppe. "Jeon Jungkook?" borbottò Jimin, "Si?" rispose il nominato in cerca della fonte del suono.

"Lo sai che fumare fa male?" commentò come fosse la prima volta il ragazzino coi capelli bianchi. "Io non fumo, accompagno lui." ammiccò a Yoongi.

"Vedi, il fumo passivo è..." ma non fece in tempo a finire, che una frase lo interruppe: "Zanna, non ci importa. Ora sta lì, o ti disturba troppo non intrometterti?" sputò acido Yoongi.

Al che i due si allontanarono, lasciando Jimin estremamente turbato: per le persone autistiche essere interrotte mentre si parla, o in generale sentire frasi lasciate incomplete, è fonte di grande turbamento.

Così, d'un tratto, Jimin si alzò e a passo svelto, quasi automatico, si diresse verso Yoongi. In quei movimenti bruschi che poco gli si addicevano, si scorgeva chiaramente la sua frustrazione.

"Il fumo passivo è l'inalazione involontaria da parte di persone non fumatrici di sostanze provenienti da sigarette, pipe o sigari di altri individui. Può causare problemi respiratori, sindrome della morte in culla, infezioni all'orecchio e attacchi d'asma nei bambini piccoli. È pertanto consigliabile stare lontani dai fumatori mentre sono intenti nell'atto." vomitò tutto d'un fiato una volta alle spalle dei compagni.

I due si voltarono, non riconoscendo il motivo di quelle parole ne la fretta nel comunicarle. Poi, il castano, fece mente locale: "asimmetrie, interruzioni, pressione...".

Ma certo, riflettè Yoongi, doveva averlo indisposto perché non era stato a sentirlo. "Mi spiace di averti interrotto Jimin, ora stai meglio?" domandò sinceramente in pena.

"Si." rispose secco l'altro, per poi girarsi e tonare in classe. Stava meglio, eppure qualcosa ancora lo tubava. Che fosse semplicemente l'accaduto, o magari qualcosa di più...

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