convincente

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Era ormai mattina, Yoongi aveva a mala pena chiuso occhio quella notte, aveva scritto e riscritto i versi di una canzone che da tempo gli girava in testa. Perché si, una cosa che nessuno sapeva di lui era che amava comporre, scrivere, suonare.

"Ti odio perché mi hai reso umano,
con delle emozioni, pensieri e mi sento strano." canticchiò scegliendo che corde della chitarra pizzicare. Sembrava quasi che il tic nervoso alla gamba seguisse il ritmo.

"Yoon, devi andare a scuola..." lo chiamò dalla cucina la madre, che non udendo risposta lo raggiunse. "Un'altra notte in bianco?" domandò compatita osservando il figlio alle prese con la chitarra.

"Umh" grugnì egli, sapeva che avrebbe dovuto prendere i farmaci per dormire, ma si sentiva debole a farlo. Dipendere da delle pillole, avere bisogno di quelle per essere "normale", no, non lo accettava.

Si preparò di tutto punto e, poco prima di uscire, mise una sigaretta fra le labbra decidendo che come sempre quella sarebbe stata la sua colazione. La accese non appena in strada, aspirando con tutto se stesso, come se da quell'inalazione dipendesse la sua vita, espirando bianche nuvole di fumo.

Un passo dopo l'altro doveva ammettere a se stesso che ciò che aveva fatto la sera prima con Jmin un po lo perseguitava... gli amici hanno spesso saluti speciali, ma quello, quello scambio di sguardi durante l'atto, quello era qualcosa in più.

Yoongi era un tipo riflessivo, ma il pensiero che Jimin gli potesse piacere non lo sfiorava neppure. Insomma, era bisessuale, ma con una netta preferenza per le femmine. E poi, pur provando attrazione anche per i maschi, lo conosceva a pena.

Si era un po' perso nei suoi pensieri, quando a risvegliarlo fu una sensazione di lieve bruciore fra l'indice e il medio. La sigaretta era terminata, non ne restava che il filtro. Non gli pareva neppure di averla fumata in realtà, sembrava essersi bruciata per conto suo.

Poco importava, ormai era praticamente davanti a scuola e suppur mezz'ora in anticipo, volle comunque entrare. Ormai era chiaro che da lì a poco sarebbe arrivato anche il platino, quindi tanto valeva.

Si recò in classe e prese posto, fissando fuori dalla finestra ciò che l'estate appena finita aveva lasciato di sé. Alcune foglie giacevano sul marciapiede, molti indossavano già felpe e maniche lunghe, l'autunno era già lì.

"Buongiorno" lo salutò una voce, ma non era quella di Jimin, ben si di Jungkook. "Oh, perché così presto?" domandò Yoongi un po' deluso. "Mia madre mi ha dato un passaggio" si spiegò l'altro.

Così, proprio mentre prendeva posto affianco al menta, Jimin entrò. Squadrò i due, infastidito dalla presenza del terzo, e si sedette come nulla fosse. Non salutò neppure, qualcosa in quel Jungkook lo disturbava.

"Umh, Jimin, tu hai capito l'esercizio 17 di chimica?" chiese Yoongi, nel disperato tentativo di instaurare una conversazione. L'altro si girò, sussurrò un freddo "si" e si rigirò.

Era chiaro che il ragazzo fosse infastidito, quindi il menta decise di sfoderare la sua ultima carta. "Esco a fumare." disse ad alta voce, sperando in una reazione dell'altro. "Fumare fa male." scherzò Jungkook, alludendo chiaramente a Jimin.

A quel punto, il platino si girò verso Kook, con fare confuso. L'autismo non gli permetteva di capire in tutto e per tutto i segnali sociali, quindi era indeciso se cogliere quella frase come presa in giro o piuttosto come osservazione obbiettiva.

"Non prenderlo in girò. " lo schernì Yoongi, "Lo dice per il mio bene, non azzardarti a farlo di nuovo." ripetè con tono sempre più duro verso Jungkook.

La tensione era palpabile, il menta sembrava quasi star per saltare alla gola del compagno. "Era una battuta, perché te la prendi tanto? Cos'è, Jimin ti piace?" scherzò ulteriormente Jungkook.

Subito, quasi automaticamente, Yoongi passò sulla difensiva, rise nervosamente ribattendo: "No, certo che no." in modo tutt'altro che convincente.

Ma poco importava, per il cuore di Jimin era stato molto più che convincente.

diciassette occhiatacce Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora