Il mondo, secondo Yoongi, era un posto ingiusto. Ricevi ciò che quelli prima di te ricevono, e a tua volta spesso fai lo stesso. Insomma, se sei stato tratto male, sicuramente chi ti ha tratto così lo è stato a sua volta.
Era un circolo vizioso, e lui non era intenzionato a romperlo, capiamoci: passava le sue mattine in classe, i pomeriggi a lavoro e le notti in bianco a rivangare di tutto. Il tempo per fare il buon cittadino non lo aveva.
Capitava però, da un mese a quella parte, da quando conosceva meglio Jimin, che la gentilezza gli fosse più naturale. Non era certo un fiore, ma indubbiamente aveva meno spine di prima.
"Tu mi cambi sempre di più, Zanna." osservò il menta, fissando il tetto della propria camera, come fosse davvero interessante. Era in quella posizione da ormai due ore, l'orologio segnava le 3.17 di notte.
"Dannazione vorrei solo riuscire a dormire..." si lamentava di tanto in tanto, dando una sbirciata al display del telefono. Non capiva cosa lo tenesse sveglio, non capiva perché il cervello semplicemente non si spegnesse.
Così se ne stette a letto per altre due ore, ascoltando il frastuono del temporale: la pioggia si schiantava su ogni superficie, ogni goccia pareva essere una bomba alle sue orecchie.
E a quel punto la sua mente vagò altrove, proponendogli un quesito: "Chissà se Jimin è infastidito da questi rumori?". Non c'entrava nulla, eppure gli era venuto da chiederselo...
Sempre più spesso, ormai, il pensiero gli ricadeva su quel ragazzino dai capelli bianco platino. Inevitabilmente, si ritrovava a scorgerlo nelle più piccole sfaccettature.
"È ridicolo, perché ci penso tanto?" si frastornava Yoongi, non capendo se la sua fosse quasi un'ossessione ormai. "Perché ogni gesto, oggetto o parola mi fa pensare a Jimin?" si chiedeva ancora.
Non saprei ben dire quale risposta si diede, se se la diede. So però, con assoluta certezza, che la medesima cosa capitava pure a Jimin.
Un pomeriggio, mentre svolgeva i compiti di fisica, d'un tratto gli si parò davanti l'immagine del menta. Pensò fosse una casualità, ma più il tempo passava e più gli avvenimenti erano frequenti.
"Non riesco a studiare se ho lui in testa." sbottò a quel punto Jimin, "Esci, esci esci." ripeteva colpendosi leggermente il capo.
Entrambi erano stanchi della situazione, o semplicemente del non sapersela spiegare. Ma in quel momento le priorità erano altre...
Avevano trovato qualcuno che piacesse loro realmente, qualcuno con cui poter esserte loro stessi, quel qualcuno. E Dio solo sa quanto entrambi avrebbero voluto durasse per sempre.
Ma lo sanno tutti del resto, no? Se è destino accadrà, se è fantasia soccomberà...
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diciassette occhiatacce
General FictionJimin contava involontariamente le volte in cui faceva contatto visivo con gli altri, Yoongi odiava guardare la gente negli occhi. I fatti narrati sono totalmente scollegati dalla realtà, si trattano temi delicati. Buona lettura :)