"Perché sei venuto a casa mia?" domandò d'un tratto Jimin, che ancora non capiva perché semplicemente l'altro non avesse telefonato.
"Ero preoccupato, Zanna." rispose Yoongi, come fosse ovvio. Non sapeva perché fosse preoccupato per Jimin, ma sapeva di esserlo, e gli era bastato per farsi vivo.
"È perché siamo amici?" chiese il platino, "Si, gli amici si preoccupano gli uni per gli altri." parve sussurrare il menta. E nel frattempo, camminavano fianco a fianco.
"E allora perché ti arrabbi se mi preoccupo e ti dico di non fumare?" domandò confuso Jimin, che corrugava il viso in modo quasi adorabile.
"Umh è diverso, io... poco importa, è semplicemente un'altra cosa." lo liquidò Yoongi, che non aveva effettivamente nulla di sensato per poter controbattere. L'altro annuì.
Passarono pochi secondi, che parvero sembrare anni, di totale silenzio tra i due. "Dimmi qualcosa di te Jimin, una cosa che non conosco. E poi sarò io a farlo con te" prese l'iniziativa Yoongi.
"Ok... umh, io ho una collezione. Molti potrebbero pensare che è assurda, ma la mia dottoressa dice che mi aiuta." si spiegò, senza però specificare quale fosse l'oggetto collezionato, il menta non indagò oltre.
"Se ti aiuta allora non smettere, comunque io disegno: le pareti della mia camera sono tappezzate di miei quadri e disegni." continuò invece Yoongi.
"Non mi piace l'arte, non la capisco." osservò il platino. Yoongi pensò che fosse assurdo, come poteva non piacere l'arte? È la massima espressione dell' io interiore.
"Pensi sia perché non segue modelli fissi che puoi facilmente notare?" chiese Yoongi, pensando la cosa avesse a che fare con la condizione dell'altro.
"Si, preferisco le cose obbiettive, reali, possibili da analizzare con criteri definiti." rispose ben felice Jimin, che si meravigliava sempre più dell'attenzione del menta nei suoi confronti.
Nel frattemmpo, fra uno sfiorarsi distratto di mani e l'altro, i due erano giunti finalmente alla gelateria. Yoongi diede il cambio al collega, preparandosi poi.
"Sai" farfugliò Jimin guardandolo appena, "La divisa ti dona, ti da un aria autoritaria e sicura, e poi è bianca." osservò come nulla fosse.
Così, come credo sia ovvio, Yoongi si stupì: una persona "normale" non avrebbe mai detto una cosa del genere con tale semplicità. E poi, tralasciando ciò, come doveva prendere la cosa?
"Umh grazie suppongo..?" domandò quasi, "Quindi, prendi il solito?" chiese in seguito, ammiccando ai vari gusti di gelato presenti. L'altro annuì.
"Sai, dovreti provare il Duble, secondo me ti piacerebbe" gli suggerì il menta, "No, è giallo, io non mangio cose gialle, io odio il colore giallo." sputò freddo il platino.
"Era solo una proposta, nulla di più, tranquillo Zanna" lo tranquillizzò il compagno, che nel frattemmpo preparava il gelato richiesto.
"Ecco a te." disse porgendogli la coppetta, "Grazie." rispose l'altro, che a sua volta porgeva i soldi. "Oh non preoccuparti, offre la casa" rise imbarazzato Yoongi.
Non aveva motivo di non farlo pagare, eppure voleva fargli questo piccolo regalo, voleva in qualche modo prendersi cura di quel ragazzino dai modi un po' impacciati.
Una volta finito, Jimin si alzò ringraziando nuovamente l'amico. Si diresse all'uscita e, poco prima di varcare la soglia, si girò con un accenno di sorriso sul viso.
Portò il dito alla nuca, sussurrando poi: "A domani, Yoon. Grazie per essere mio amico". L'altro sul momento replicò il gesto, pensando poi che per la prima volta dopo tanto, era felice.
STAI LEGGENDO
diciassette occhiatacce
General FictionJimin contava involontariamente le volte in cui faceva contatto visivo con gli altri, Yoongi odiava guardare la gente negli occhi. I fatti narrati sono totalmente scollegati dalla realtà, si trattano temi delicati. Buona lettura :)