appiccicoso

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L'ora di lezione era iniziata da due minuti buoni, Jimin fissava l'orologio ma dei due ancora non vi era neppure ombra. "Dove diamine erano finiti?" si domandò. Eppure non era suo solito interessarsi agli altri...

Poi, eccoli: sgattaiolarono ognuno ai propri posti, senza neppure essere visti dal docente. Passandola liscia, altra cosa che infastidì Jimin: se fai una cosa brutta, te ne devi assumere le responsabilità in tutto e per tutto.

Di consueto li avrebbe segnalati, e lo avrebbe anche fatto se solo uno dei due non fosse stato Yoongi. Non sapeva spiegarsi perché, ma non gli andava di metterlo nei guai.

Si girò poi verso i due, seduti in banchi vicini, e fece contatto visivo con il castano, che come al solito subito distolse lo sguardo. Chissà perché scappava dai confronti di quel tipo, sembrava avere una verità scritta negli occhi che temeva qualcuno leggesse.

Poi di nuovo, i minuti iniziarono a scorrere fino ad arrivare all'ultima campanella. Durante quelle tre ore, Jimin avvertiva chiaramente Jungkook parlare a Yoongi.

"A" non "Con" perché il secondo rispondeva di rado, quasi disinteressato. Ciò fece un immenso piacere a Jimin.

"Allora a domani." si udì la voce di Jeon salutare il compagno di banco, "A domani." rispose infatti egli. Poi il primo sparì dietro la porta, mentre il secondo si diresse verso Jimin.

"Zanna, scusami ancora per prima." ripetè smosso dai sensi di colpa, "Ho detto che sto bene." lo schernì freddo. Quel tono parve piuttosto evidente alle orecchie dell'altro, che rimase interdetto.

"Sei arrabbiato?" domandò genuino, ma l'unica risposta che ottenne fu a sua volta una domanda: "Tu e Jungkook siete amici?"

Il castano si bloccò per un istante, che voleva dire quella domanda? Poteva parere fine a se stessa, ma alle sue orecchie non sembrava esserlo. "Non lo so, perché?".

"Niente." concluse Jimin ancora più confuso dell'altro. Infondo la cosa non poteva che riguardarlo di meno, tuttavia si sentiva profondamente turbato solo al pensiero dei Jungkook.

"Come ti pare, comunque la gelateria apre alle 14..." la buttò lì Yoongi, senza far trasparire particolarmente il desiderio che l'altro vi andasse. "Lo so."

Poi, entrambi si recarono a casa: Jimin si sedette al tavolo e consumò il pasto con la madre, che lo ascoltava interessata parlare della sua giornata. Ma quando il figlio alzò lo sguardo, la vide sorridere serena.

"Perché sei felice?" domandò con espressione corrugata, "Dimmi una cosa piccolo, questo Yoongi ti piace?" lo punzecchiò con tono da fangirl 14enne la madre.

A quel punto il platino parve cogliere quello che la madre intendeva con quelle parole, e subito obbiettò: "No, siamo amici, forse neanche quello è solo che Jungkook è appiccicoso, ecco tutto."

"Piccolo, sei un ragazzo estremamente intelligente, ma con le questioni di cuore proprio non ci sai fare. Oggi, dopo aver studiato, fai un salto in gelateria. Ho proprio il presentimento che ti servirebbe." gli suggerì Liza, che nel frattempo si preparava per tornare a lavoro.

"Come poteva un gelato servirgli?" si domandò Jimin. Ma non obbiettò: rispettava ciò che la madre gli diceva di fare, sapeva che ogni cosa era per il suo bene. Così si sedette alla scrivania, estraendo i libri e iniziando i compiti, domandandosi se sul gelato avrebbe messo o meno le scaglie di cioccolato.

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