Sapete, se si è stati male per un lungo periodo della vita, si tende poi a stranirsi quando si sta bene. Non per qualche motivo in particolare, ma perché persino un cambiamento in meglio stravolge una realtà preesistente.
Jimin, appunto, si sentiva stravolto: aveva passato 17 anni chiuso in se stesso, convinto che nessuno lo potesse capire e amare, eccetto la madre. Quella sorta di surreale guscio in cui si era chiuso, impenetrabile quanto autolesivo, si stava pian pian disgregando.
E i cocci se li lasciava appresso, passo dopo passo, chiedendosi se quello che provava era un genuino senso di ansia o un allarme interno dato l'ignoto incombente.
Poco importava ormai, era davanti alla gelateria e fissava Yoongi dal vetro laterale. Lo fissava, e lo fissava turbato da ciò che stava vedendo. Che gli era successo?
"Zanna? Che fai lì? Entra..." lo invitò il compagno di classe, confuso dal comportamento insolito dell'altro.
"Perché i tuoi capelli sono così?" domandò attonito Jimin, riferendosi al fatto che il più alto avesse una chioma verdastra, tendente al menta.
"Ricordi che la prima volta che ci siamo visti, tu mi dicesti che i miei capelli erano decolorati? Ecco, non lo erano, quello era il mio colore naturale, castano chiaro... però mi hai dato uno spunto creativo, ecco. " rispose l'altro.
"No" quasi urlò Jimin, "No." si ripetè sempre più ad alta voce. "I tuoi capelli erano quelli di prima, perché hai cambiato?" domandò guardandosi intorno come confuso e disorientato.
"Zanna, anche tu hai i capelli bianchi, mica ci sei nato.." osservò sarcastico il gelataio. "È diverso, i miei sono bianchi perché il mio colore è il bianco, i tuoi non sono bianchi", il panico nella sua voce era sempre più facile da percepire.
"Jimin, ascolta..." disse Yoongi mentre lo raggiungeva oltre il bancone, "Il colore dei miei capelli è cambiato, ma io sono sempre lo stesso. Min Yoongi, 17 anni, sono il tuo amico." lo rassicurò per quanto possibile.
E sul momento, parve funzionare, il respiro di Jimin si regolarizzò. "Amico?" sussurrò a fior di labbra, "Si, amico, noi siamo amici Zanna." rispose l'altro.
Forse Yoongi aveva ragione, forse era solo un colore di capelli, ci si sarebbe abituato con qualche giorno. E soprattutto ora aveva un amico, Park Jimin aveva finalmente un amico.
Dal canto suo, il menta, si rendeva conto che quello per Jimin poteva essere un gran cambiamento. Così, come fosse un lampo di genio, gli disse: "Sai Zanna, se vuoi potrei farti assaggiare del gelato alla menta, ma non sentirti obbligato..."
La testolina bianca si fermò a rifletterci: non amava i nuovi sapori, ma con Yoongi sentiva di poterlo fare, era sicuro in sua presenza. Si poteva fidare. "Va bene, una punta di cucchiaio." dichiarò incerto.
Non potè vederlo, ma l'altro sorrise. "Ecco." gli porse l'oggetto, Jimin aprì la bocca, e senza toccare il cucchiaio, leccò appena il gelato. Dannazione, doveva ammettere che non era male.
"Che te ne pare?" chiese curioso Yoongi, "Umh, io voglio comunque una coppetta con una pallina e mezza di vaniglia." rispose. L'altro non insistette oltre, e preparò l'ordine.
Dopo che il bianco pagò, lo sguardò dritto negli occhi: "Grazie Yoongi, sei gentile con me."
Questa è una frase atipica, sia da dire che da sentire, eppure in quel momento sembrò che fra i due si fosse sigillato qualcosa... un legame?
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diciassette occhiatacce
General FictionJimin contava involontariamente le volte in cui faceva contatto visivo con gli altri, Yoongi odiava guardare la gente negli occhi. I fatti narrati sono totalmente scollegati dalla realtà, si trattano temi delicati. Buona lettura :)