L'ultima volta che sono entrata in questo ufficio è stata in occasione del mio primo giorno in questa scuola. Ero una ragazza molto diversa all'epoca: arrogante, testarda, egoista e talvolta irrispettosa. Mi ricordo delle mie frecciatine velenose alla professoressa Levantini, e soprattutto dell'odio innato che ho provato per la preside, La signora Bacci.
La stessa che ora mi guarda attraverso le piccole lenti tonde dei suoi occhiali da vista. Ha i capelli raccolti nella solita crocchia stretta dietro la testa. Indossa una camicia color panna e giacca blu scuro abbinata a dei pantaloni a palazzo dello stesso colore. Se ne sta in piedi dietro alla grossa scrivania in mogano con le braccia strette al petto e le labbra serrate in un'espressione del tutto atterrita.
A differenza dell'ultima volta che ci siamo confrontate sempre con questa cattedra a dividerci, ora non è più lei a fare le domande, ma un uomo sulla quarantina con grandi occhi chiari, capelli castani e barba curata alla perfezione. Indubbiamente molto più affascinante della preside, non c'è che dire.
E potrei pure farlo notare, tanto per smorzare la tensione molto palpabile all'interno della stanza, se non fosse che l'ansia ormai ha preso il sopravvento nel mio cervello. Sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato, lo ho temuto, visto apparire nei miei peggiori incubi, ed ora che ci sono dentro non ho la più pallida idea di come uscirne. La paura mi sta corrodendo da dentro e le mani hanno iniziato a tremarmi insieme alle gambe che per fortuna, però, sono ben nascoste sotto alla scrivania.
Il commissario Adami, l'uomo particolarmente affascinante seduto di fronte a me, mi scruta di tanto in tanto mentre scrive velocemente su un foglio. Ogni muscolo del suo bel viso è teso in maniera quasi inquietante. Ho avuto il piacere di conoscere anche lui in passato e direttamente nel suo commissariato dove ho testimoniato per il tentato omicidio di Giusy.
All'epoca però eravamo entrambi più tranquilli, forse perché io sapevo di non dover dire la verità e lui che non gliela avrei mai detta, o forse perché l'idea che dietro a quell'incidente ci fosse una storia così atroce era impossibile anche da pensare.
"Scusate il ritardo, avete già cominciato?" Milena Levantini entra nell'ufficio chiudendosi poi subito la porta alle spalle. Ha il volto sconvolto, ma nonostante questo riesce a mantenere il suo solito aspetto impeccabile. I capelli biondi - ormai quasi platino- sono raccolti in una coda di cavallo alta e stretta. Indossa un vestito grigio fumo e due vertiginosi tacchi neri ai piedi.
"No, la stavamo aspettando professoressa." Le risponde educatamente il commissario prendendosi un momento per squadrarla da capo a piedi.
Senza aggiungere altro Milena resta in piedi accanto alla preside con le braccia ben strette al petto, poi punta gli occhi verdi fango su di me.
"Molto bene signorina Moretti, lei è qui per rispondere ad alcune domande inerenti alla denuncia che ha volontariamente scelto di sporgere nei confronti di suo padre Marco Landini Aleotti."
Dire che ho sporto questa denuncia volontariamente è un po' esagerato considerando che sono stati Giusy e Niccolò a fare tutto mentre io ero in un profondo stato di shock dal quale, onestamente, non sono nemmeno sicura di esserne uscita completamente.
Annuisco limitandomi al silenzio e continuo a giocare con le dita delle mie mani sperando fortemente che nessuno noti il loro continuo tremare.
"Questa non è la prima volta che ci troviamo in questa situazione quindi ritengo che le presentazioni non sono necessarie."
"Già." Annuisco piegandomi poi in modo da poggiare la testa su una mano. Ci sono cose del mio carattere che non cambieranno mai, una di queste è la capacità di dissimulare qualsiasi emozione.
"Eppure non avevo idea che fossi figlia di quell'uomo, perché? Chiede di getto costringendomi a rialzarmi dalla mia posizione. Il modo in cui ha detto "quell'uomo" mi ha letteralmente congelato il sangue dentro ogni singola vena.
"Noto con piacere che non sta simpatico nemmeno a lei ..." Inizio a dire continuando a fingermi sarcastica.
"A me non viene da ridere Irene, nemmeno un po'. Qualcun altro qui si sta divertendo?" Chiede voltando gli occhi verso le due donne alle sue spalle.
"La cosa che mi fa incazzare è che stai palesemente fingendo che tutto questo non ti faccia paura nemmeno un po'! Invece io lo vedo che sei terrorizzata! Apriti con me, è l'occasione giusta per farlo." Sbotta puntandomi i grandi occhi azzurri addosso.
STAI LEGGENDO
COMPATIBLE -crepe-
Hayran KurguDicono che le cose più brutte, proprio come quelle belle, accadono quando meno te lo aspetti cambiandoti totalmente e irreversibilmente la vita. Per Irene era già successo pochi mesi prima quando aveva incontrato Niccolò per la prima volta tornando...