Ciao mamma!

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"Niccolò ti avverto, la prossima volta che provi a prendermi in braccio ti do una testata sui denti!" Sbotta Giusy in direzione del fratello che in tutta risposta si lascia andare ad uno sbuffo rumoroso.
"Sto provando ad aiutarti in realtà, di questo passo quando arriveremo alla macchina avrò i capelli bianchi!" Ribatte Niccolò aggiustandosi meglio gli occhiali da sole sul viso.
In altre circostanze starei ridendo per lo scambio di battute tra i due fratelli, ma visto come è andata a finire la mia storia con Niccolò me ne resto in disparte e mi limito a guardarli sorridendo.
Dopo cinque giorni di convalescenza finalmente Giusy è uscita dall'ospedale e ora, con una stampella e venti punti sul fianco destro, cerca di mostrarsi forte e totalmente in grado di ricominciare a condurre una vita normale.
La realtà è che basta guardarla negli occhi per capire che non è affatto così.
Il suo viso sempre perfettamente curato è solcato da profonde occhiaie che ha cercato di coprire con il trucco, ma invano.

Dopo aver saputo dell'arresto di Filippo non è più stata la stessa e, tutto sommato, la capisco.
Era riuscita a perdonarlo e a provare a costruire qualcosa di reale e autentico con l'unico ragazzo che abbia mai amato in tutta la sua vita, si era messa in gioco totalmente senza però accorgersi che Filippo per primo, invece, non si era affatto perdonato.
"Allora non è me che vuoi aiutare ma la tua stupida e assurda fretta!" Continua a gridare contro il fratello.
Niccolò non risponde e accelera il passo verso le tante auto parcheggiate di fronte a noi.
"Grazie di essere venuta, se mi avessi lasciata sola con questo cretino a quest'ora sarei impazzita!" Mi dice voltandosi a guardarmi con una smorfia.
Le sorrido di rimando e la prendo a braccetto.
Nonostante l'idea di rivedere Niccolò mi terrorizzava, non l'avrei lasciata sola per nulla al mondo e così, quando mi ha chiamata per chiedermi se avevo voglia di andarla a prendere dall'ospedale, non ci ho pensato due volte.

Sono felice che finalmente possa tornare a casa sua.
A volte penso che anche a me piacerebbe tornarmene un po' nella mia.
"Non dirlo neanche, sono felice di esserci." Le rispondo poggiando la testa nell'incavo del suo collo.
"Sali davanti?" Le chiedo poi quando scorgo finalmente l'auto di Niccolò con lui appoggiato sulla parte posteriore intento a fumarsi una sigaretta.
Ha tolto gli occhiali e ora ci fissa con i suoi grandi occhi color nocciola. Indossa un pesante giaccone nero e un paio di jeans, i capelli scuri e in perenne disordine gli ricadono sulla fronte a piccoli ciuffi.
Mi perdo ad osservarlo per qualche secondo cercando di ripetermi con scarso successo che non sento la sua mancanza.
"No ci sali tu, io sto dietro così posso stendere i piedi." Decreta la mia migliore amica risvegliandomi dai miei pensieri.

Impiego qualche secondo a realizzare cosa ha appena detto e, quando provo a ribattere lei è già salita e mi scruta divertita dal finestrino.
Do una rapida occhiata a Niccolò che sta dando il suo ultimo tiro alla sigaretta, poi seppur titubante, salgo dalla parte del passeggero e allaccio la cintura di sicurezza.
"Ti lascio a casa di Syria?" Mi chiede non appena si siede dietro al volante e chiude la portiera con un tonfo.
"Emm, si per favore." Rispondo per poi tornare a guardare oltre il vetro appannato dal gelo.
Niccolò non aggiunge nulla e fa partire la vettura immettendosi velocemente nel traffico mattutino della capitale.

Il viaggio procede nel silenzio più totale con Giusy che, forse per via degli antidolorifici che le hanno somministrato, si addormenta subito e di me e Niccolò che non accenniamo nemmeno a guardarci.
Pensare che neanche una settimana fa riuscivamo a stento a resistere per più di cinque minuti senza baciarci.
"Ti da fastidio se metto un po' di musica?" Dice all'improvviso facendomi voltare di colpo verso di lui.
Faccio di no con la testa e allungo la mano verso la radio per evitargli il movimento, ma ovviamente abbiamo la stessa idea.
Nell'esatto secondo in cui le nostre dita si sfiorano una scarica di brividi inizia a correre lungo la mia schiena e, ne sono certa, succede lo stesso anche a lui.
I nostri occhi si incontrano per qualche secondo e ho come l'impressione che voglia dirmi qualcosa.
"Ah siamo già arrivati a casa di Syria?" Esclama Giusy tirandosi su con la schiena e appiccicando il viso nel finestrino.
Niccolò accosta l'auto al marciapiede che precede la piccola villa dove alloggio da circa una settimana e spegne il motore.

COMPATIBLE -crepe-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora