Ho sempre amato i gialli. Che siano film, serie tv o libri, l'idea di sirene, commissariati e misteri da risolvere mi ha sempre molto affascinato.
Non è un caso, infatti, che stia riflettendo di prendere la facoltà di Scienze investigative dopo il liceo.
Di certo, però, non avrei mai pensato di ritrovarmi dentro ad un caso così delicato, per di più con il ruolo di testimone chiave degli eventi.Appena terminata la chiamata con Giusy, dove ho tentato in tutti i modi di consolare la mia amica disperata e totalmente ignara di come la polizia sia potuta arrivare alla verità, ne ho ricevuta subito un'altra.
Questa volta si trattava dell'antipatica ispettrice che ci ha interrogati tanto insistentemente in ospedale.
Con voce falsamente tranquilla mi ha spiegato che essendo una testimone fondamentale degli eventi, devo raggiungere il commissariato di zona il prima possibile e rispondere persino di una possibile accusa di falsa testimonianza.Inutile dire che sono andata totalmente nel panico e che, per quanto avessi ovviamente voluto evitarlo in ogni modo, ho dovuto chiamare mia madre.
Perché per quanto mi senta adulta e completamente autosufficiente, non riesco a fare nulla senza un suo consiglio, figurarsi affrontare un'accusa tanto grave.
Lei mi ha risposto dopo appena due squilli con una voce tremendamente preoccupata.
Inutile dire che solo due sue parole mi sono bastate per sentirmi meglio, come quando da piccola mi abbracciava stretta durante un temporale."Dammi il tempo di vestirmi e salire in macchina, arriverò il prima possibile." Mi ha detto dopo che le ho spiegato tutta la situazione tra una lacrima e l'altra.
La realtà è che inizio ad avere paura di quello che potrebbe accadermi.
Finora sono stata troppo occupata a riprendermi dallo shock dovuto all'aggressione di Giusy e, ovviamente, a sperare nella sua guarigione.
Ma ora che riesco ad analizzare tutto quanto con una mente più lucida, mi rendo conto che il peggio deve ancora arrivare.
"Vuoi che ti accompagno?" Domanda Syria spezzando il silenzio di tomba che si è creato in sala da pranzo da quando ho dato la notizia.
"Si, credo che mia madre non sarà qui prima di domani mattina." Le dico velocemente cercando di ignorare i brividi che hanno iniziato ad impossessarsi del mio corpo.
"Facciamo che vi porto io ad entrambe. C'è la possibilità che vogliano interrogare anche te visto che eri presente alla festa." Irrompe la madre di Syria facendo un passo verso di noi e osservando attentamente la figlia.
"D'accordo vado a prendere le giacche." Conclude lei scomparendo su per le scale.Il viaggio in macchina è incredibilmente silenzioso e lo trascorro tutto con gli occhi puntati fuori dal finestrino e il cellulare stretto in una mano.
Non ho la forza per soffermarmi su pensieri esterni come faccio di solito per tranquillizzarmi, così mi limito a formulare versioni lineari e coerenti a quanto deciso con Giusy da poter raccontare alla polizia.
Sono molto brava a parlare e riesco sempre a districarmi bene nei discorsi, soprattutto nei momenti di massimo nervosismo.
Spero solo di riuscirci anche questa volta.Dopo un arco di tempo decisamente lungo, l'auto finalmente si ferma in un parcheggio illuminato appena da un lampione semicoperto e dai rami degli alberi che ci crescono intorno.
L'aria è fredda e un sottile vento pungente mi entra fin dentro le ossa non appena metto piede fuori dalla macchina costringendomi, così, a nascondermi il più possibile sotto al pesante sciarpone di lana bordeaux.
Syria mi raggiunge rapidamente e insieme seguiamo sua madre che intanto ci ha superato e cammina spedita davanti a noi.
Nonostante il rumore delle macchine che sfrecciano veloci tra le strade della capitale e il brusio dei passanti, io sento solo un gran silenzio.
Continuo a mettere insieme i passi lasciando che siano loro a decidere per me perché tutto il resto, mio malgrado, è stato inglobato dalla paura.Il commissariato è un edificio molto vecchio e incredibilmente anonimo, l'unico dettaglio a dargli un senso è il grande portone marrone scuro con su scritto POLIZIA in blu e bianco.
Si trova incastrato tra tanti altri palazzi al punto che, in effetti, si evita di considerarlo come se fosse un piccolo negozio di elettrodomestici qualsiasi.
La madre di Syria suona il campanello e aspetta qualche minuto continuando a darci le spalle, fino a che il portone si apre con uno scatto.
STAI LEGGENDO
COMPATIBLE -crepe-
FanfictionDicono che le cose più brutte, proprio come quelle belle, accadono quando meno te lo aspetti cambiandoti totalmente e irreversibilmente la vita. Per Irene era già successo pochi mesi prima quando aveva incontrato Niccolò per la prima volta tornando...