Trecce e sfogliatelle

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Nel giro di qualche ora le leggere e tenui luci dell'alba lasciano il posto ad un sole brillante e appena nascosto da qualche nuvola.
Osservo gli infermieri camminare veloci avanti e indietro per il lungo corridoio trasportando vecchi pazienti zoppicanti o carrelli con i vari vassoi della colazione.
Non so quanto tempo ho passato seduta in questo angolo ma sono perfettamente sicura di non poter essere vista tanto facilmente da dove mi trovo: la parte posteriore della statua di una graziosa madonnina di marmo bianco quasi interamente ricoperta di corone del rosario.

Mi rigiro confusa e frastornata le due catenine con le chiavi attaccate.
Le tengo strette tra le mani da quando mi sono separata da Niccolò sperando con tutto il cuore di poter lasciare insieme a lui anche tutto il dolore causato dalla sua decisione, ovviamente invano.
Guardo fuori dalla grande finestra davanti a me e tento di concentrarmi su qualsiasi dettaglio che i miei occhi riescono a vedere, unica salvezza nei miei momenti di nascondimento, soprattutto se tanto soffocanti come quello che sto vivendo ora.
Di solito passano piuttosto in fretta e riesco a ricompormi con una discreta velocità, ma a volte è molto più complicato riprendersi totalmente, quindi mi limito a fissare dettagli insignificanti creando storie e teorie nella mia mente dalle trame intrigate e affascinanti.

La realtà è che vorrei poter dimenticare anche solo per un attimo, tutto quello che è successo.
Vorrei potermi riprendere e rialzarmi con la stessa forza con la quale ho superato tutti i momenti più difficili, ma che stavolta pare non volerne sapere di aiutarmi.
Niccolò è diventato poco a poco qualcosa di fondamentale nella mia vita, quel tassello indispensabile senza il quale tutto appare incredibilmente banale e futile.
Stringo con più forza le chiavi argentate tra le dita mentre con l'altra mano pulisco le lacrime che continuano a cadermi silenziose lungo il viso.
Non mi ero mai resa conto di quanto il detto "ti accorgi del valore di una persona solo quando la perdi" fosse maledettamente vero fino ad ora.
Ho cercato di ammettere i mie sentimenti per Niccolò solo con me stessa come se pronunciarli a voce alta o alla presenza di qualcun altro mi facesse sentire incredibilmente debole e vulnerabile.
Eppure ora, mentre osservo due paramedici scaricare una barella vuota dall'autoambulanza, mentre percepisco la strana sensazione del marmo freddo della madonnina sulla nuca che ci tengo appoggiata, mi rendo conto che avrei una gran voglia di urlare ogni più piccola sensazione o emozione che ho provato accanto a lui.
Vorrei poter fermare tutte queste persone che mi camminano davanti e parlargli di Niccolò Moriconi, dei suoi capelli scuri sempre disordinati, dei suoi grandi occhi color nocciola pieni di pensieri e paure mai espresse, dei suoi tanti tatuaggi incisi sulla pelle ruvida, della sua musica e del modo in cui riesce ad esprimersi realmente solo attraverso di essa.
Vorrei semplicemente poter dire che lo amo e che nello stesso identico modo in cui ho iniziato a farlo, lo ho anche perso:
Nel secondo che precede il tempo.

"Signorina si sente male?" Chiede qualcuno accanto a me.
Mi volto lentamente e incontro gli occhi azzurri di una donna con indosso un camice azzurro a maniche corte.
"Va tutto bene, grazie." Rispondo secca decidendomi comunque ad alzarmi finalmente in piedi.
La realtà è che, per quanto non ho nessuna intenzione di ammetterlo, non sto per niente bene.
"Sicura che non ha bisogno di nulla?" Continua a domandare l'infermiera scrutandomi attentamente.
"Si, ho solo avuto una brutta giornata!" Sospiro pulendomi rapidamente il vestito dalla polvere.
"Capisco." Conclude lei sorridendomi per poi allontanarsi veloce lungo il corridoio ormai affollato.

Ignoro il continuo tremore alle gambe dovuto alla posizione assunta fino a pochi secondi fa, e inizio a camminare anche io lentamente ma nella direzione opposta a quella dell'infermiera.
Raggiungo rapidamente il reparto di Giusy e mi fermo all'esterno della stanza per poi appoggiarmi al muro sospirando.
Da dentro provengono delle voci tra le quali riconosco anche quella di Niccolò.
"Non ti voglio con me in questo momento e non so più come fartelo capire."
Sento di nuovo le sue parole di poco fa galleggiarmi nella mente e trafiggermi lo stomaco come una lama affilata.
Deglutisco a fatica e premo con forza i polpastrelli sul muro dietro di me fino a farmi male.
In fin dei conti tutto mi fa male.

COMPATIBLE -crepe-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora