CONTENUTO EXTRA (Giusy e Filippo)

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La ragazza afferrò l'Mp3 e lentamente mise le cuffiette nelle orecchie attivando la riproduzione casuale, poi puntò gli occhi color cioccolato fuori dalla finestra.
Il sole splendeva nel cielo facendo rimbalzare i suoi raggi tra gli alti palazzi grigi e le strade piene di erbacce e rifiuti.
Un paesaggio deprimente che solo chi c'è cresciuto in mezzo puó apprezzare, e Giusy era una di questi. Aveva sempre amato girare per quelle vie umide o osservare i tanti graffiti colorati disegnati da chi sa chi nei muri dei palazzi e dei parcheggi. Quelle scritte in qualche modo l'avevano accompagnata diventando a poco a poco punti di riferimento.
Una base sicura.

La stessa che, esattamente due anni fa, si era sentita togliere da sotto i piedi quando sua madre aveva deciso di andarsene lasciandole solo un numero di telefono e un indirizzo e-mail.
Niente baci o abbracci, non che a lei fossero mai piaciuti, anzi.
Era sempre stata una ragazza troppo ruvida e sincera per perdersi in moine e dolcezze, preferiva dimostrare a fatti quello che sentiva.
Eppure, quella volta, un abbraccio lo avrebbe voluto, lo avrebbe accettato e se lo sarebbe tatuato nell'anima.
Anche solo per ricordarsi che una madre lei l'aveva avuta davvero e non era esistita solo nei suoi sogni.

Sospirò appena mentre una piccola lacrima si mescolava alle note di "Sere nere" di Tiziano Ferro, leggera e veloce esattamente come il movimento della sua mano per scacciarla via.
Silenziosa e sperduta come si sentiva lei in questa camera da letto che non era la sua, seduta tra lenzuola dal profumo sconosciuto e con la finestra aperta su un panorama che, per quanto l'avesse cullata sin dalla nascita, ora non gli apparteneva più.

Filippo camminava lentamente per il lungo corridoio dalle pareti bianche, superò un gruppo di infermiere impegnate in una conversazione animata, e svoltò l'ultimo angolo che lo separava dal reparto femminile.
La stanza 166 era l'unica ad avere la porta chiusa davanti alla quale, notò Filippo con un certo stupore, c'era un ragazzo.
Se ne stava immobile, l'aria seria e gli occhi carichi di un'enorme stanchezza che cercava in tutti modi di non dare a vedere.

Perché Adriano Cassio era quel tipo di ragazzo che non chiedeva mai aiuto e tanto meno amava ammettere la sconfitta. Aveva promesso che sarebbe rimasto tutto il tempo affianco a lei e lo avrebbe fatto anche a costo di crollare letteralmente dalla stessa stanchezza che tentava di camuffare in concentrazione.

Filippo lo conosceva abbastanza da sapere con certezza che non lo avrebbe fatto passare tanto facilmente e, seppure potesse sembrare assurdo, pensava che sarebbe stato meglio trovare Irene al posto suo perché lei, nonostante tutto quello che era successo, aveva capito sin dal primo istante ciò che lo legava a Giusy e viceversa.
Lei, che all'amore non sembrava nemmeno crederci, era stata l'unica ad aver compreso sin da subito quanto il loro legame fosse impossibile da descrivere o spiegare a parole.

Filippo strinse con forza la custodia della chitarra sulla spalla destra e si avvicinò alla stanza titubante. Una donna anziana lo superò lentamente con il suo deambulatore coprendogli per un attimo la visuale su Adriano che però, al contrario, impiegò ben pochi secondi ad individuarlo.
Entrambi si osservarono attentamente, occhi negli occhi, mare che si scontrava con gli scogli appuntiti, l'amore per la stessa ragazza che rimbalzava tra loro e pareva sentirsi più che mai. Lo stesso che, per anni e anni, li aveva uniti e divisi allo stesso tempo.

"Che fai qui?" Spezzò il silenzio Adriano facendo un passo verso di lui con i muscoli del viso incredibilmente tesi.
"Devo vedere Giusy." Spiegò Filippo con fin troppa calma nella voce.
Adriano per tutta risposta fece una smorfia quasi divertita.
É assurdo, si ritrovò a pensare osservando l'impassibilità del ragazzo davanti a lui. Aveva rischiato di ucciderla e nonostante questo si presentava in ospedale con una chitarra a spalla come se fosse la cosa più normale del mondo. "Tu non vai da nessuna parte."
Lo apostrofò il moro piazzandosi meglio davanti alla porta e stringendo le braccia muscolose al petto.

COMPATIBLE -crepe-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora