"Non capisco davvero cosa ti ho fatto per essere trattata sempre in questo modo!" Esclamò Angela con gli occhi improvvisamente colmi di lacrime.
La osservai stupita per qualche secondo per poi tornare ad applicare il rossetto.
Odio essere interrotta durante la consueta applicazione del make up, ma vista la situazione, mi trattenni dal dirlo.
"Oddio Angela che noia! Davvero stai facendo tutte queste scene perché non sono venuta al tuo esame? Che cosa pensi che sarebbe cambiato se anche fossi stata lì? Te lo dico io, nulla." Replicai sollevando appena gli occhi al cielo.
"Si, ma per me era importante saperti lì, perché sei mia sorella e volevo condividere con te questo momento ok?" Sbottò soffocando un singhiozzo.
Ci risiamo, pensai.
"Si tratta dell'esame di maturità non del premio nobel! Dio mio come sei infantile quando fai così!" Sbuffo rinunciando al rossetto e riponendolo sul tavolo.
"Ci rinuncio anche io, tanto proprio non vuoi capire!" Conclude lei allontanandosi spedita fuori dalla mia stanza.
"Angela fatti un favore, smettila di fare la bambina e impara che il mondo non gira più tutto intorno a te!" Le urlo dietro per poi alzarmi in piedi con l'intendo di chiudere la porta e dedicarmi di nuovo al trucco.
"E tu smettila di fare la stronza egoista una volta tanto!" Mi risponde lei di rimando.L'aria fredda di inizio Gennaio soffia pungente scuotendomi le poche filze di capelli rimaste libere dall'acconciatura in cui li ho raccolti. Ne sfioro appena una e sorrido compiaciuta nel constatare che niente nella mia chioma pare essersi danneggiato e procedo spedita nel marciapiede ascoltando il suono dei tacchi a contatto con l'asfalto.
Sin da bambina ho sempre amato raccogliere i miei capelli, che siano semplici code di cavallo o acconciature elaborate, ma poi ogni volta mi assale l'ansia che si possa rovinare in qualche modo e finisco per togliere e rimettere forcine fino a graffiarmi la cute.
L'importante è sempre che tutto si ostini ad apparire perfetto.Arrivata davanti al commissariato mi fermo per qualche secondo a riprendere fiato e colgo l'occasione per guardarmi rapidamente intorno. Le macchine sfrecciano veloci una dietro l'altra e pare assolutamente impossibile che uno di questi automobilisti possa accorgersi di me che sto per entrare. E se anche fosse, riflettendoci, potrei aver bisogno della polizia per una lista infinita di motivi.
Sospiro per l'ennesima volta poi, dopo aver stretto bene i manici della borsa di pelle, suono il campanello.
Il portone si apre appena qualche secondo dopo e io lo varco con il cuore che mi batte sempre più forte dentro al petto.L'edificio è come sempre gremito di poliziotti che camminano avanti e indietro per i corridoi, tutti con quell'aria seria e distinta di chi non ha mai nemmeno un secondo di tempo da dedicarti e, per quanto mi riguarda, è decisamente meglio così.
Silenziosamente cammino tra gli agenti sforzandomi di non incrociarne gli sguardi poi, senza voltarmi indietro, entro nell'ufficio.
Resto con il corpo appoggiato alla porta chiusa dietro di me per qualche secondo costringendomi a non aprire neanche gli occhi, come se quello che c'è davanti sia troppo da realizzare."Sei qui." Lo sento dirmi con la sua voce profonda e sempre pacata.
Apro gli occhi e lo osservo come se non lo avessi mai visto prima, come se questa fosse in assoluto la prima volta che ho a che fare con quest'uomo.
"Sono qui." Gli rispondo cercando di ignorare i battiti sempre più prepotenti del mio cuore.
"E sei qui per tuo nipote o... per me?" Chiede inclinando leggermente la testa.
La sua perenne calma mi rende maledettamente nervosa, forse perché so perfettamente che io non riuscirei mai a mantenerla al suo posto.
In certi momenti mi ricorda lei. Quegli occhi color ghiaccio sempre pieni di pensieri mai espressi, quella semplicità e stupore anche per le cose più stupide, quel sentimentalismo infantile e ridicolo, quella bellezza stravolgente..."Per entrambi forse." Dico all'improvviso tornando seria e avvicinandomi alla scrivania.
Alessandro fa una smorfia divertita e incrocia le braccia al petto facendo contrarre i muscoli delle braccia.
Se ne sta in piedi appoggiato alla finestra con la testa appoggiata al muro, sembra annoiato e divertito al tempo stesso, forse per la mia espressione imbarazzata.
"Se devi dirmi qualcosa fallo, restare in silenzio serve a poco." Constata sfiorandosi delicatamente la barba.
"C'è qualche novità su Filippo?" Chiedo iniziando a torturarmi l'orlo del cappotto.
"La sua situazione non è cosi grave come sembra, la vittima dell'aggressione non lo ha mai denunciato, lui ha ammesso da solo le sue colpe e in più c'è anche la questione dei suoi.. problemi dal punto di vista psicologico. Il giudice terrà conto di tutto questo e sono convinto che alla fine Filippo uscirà dal carcere molto prima di quanto pensi." Spiega velocemente continuando a fissarmi.
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COMPATIBLE -crepe-
FanfictionDicono che le cose più brutte, proprio come quelle belle, accadono quando meno te lo aspetti cambiandoti totalmente e irreversibilmente la vita. Per Irene era già successo pochi mesi prima quando aveva incontrato Niccolò per la prima volta tornando...