Giovanni

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Apro lentamente gli occhi e mi guardo intorno.
La camera é immersa nel silenzio e il sole entra a piccoli raggi dalle finestre illuminando di una luce tiepida l'intero spazio.
Irene dorme accanto a me con i capelli biondi sparpagliati sul cuscino e la bocca leggermente aperta.
Russa, ma non glielo dirò mai.
Ridendo tra me mi alzo a sedere e inizio a stropicciarmi gli occhi ancora impastati dal sonno.
Una voce dentro la mia testa mi dice che dovrei sentirmi in ansia per qualcosa che é recentemente accaduto, eppure non mi viene in mente nulla.
Afferro il mio iPhone dal comodino e stacco il caricabatterie con uno scatto rapido.

É una sensazione meravigliosa vedere quel 100% scritto in verde sullo schermo, penso scorrendo rapidamente gli occhi sulle tante notifiche che mi appaiono davanti.
La maggior parte sono di Lucrezia. Nel corso della serata appena trascorsa mi ha scritto più volte per sapere dove fossi. In uno impreca contro Niccolò che a quanto pare era sparito, e nell'ultimo minaccia di uccidere Irene a colpi di sasso sulla testa.
Nonostante la situazione e, soprattutto il suo brutto carattere, voglio bene a questa pazza squinternata che mi ritrovo come sorella carnale.
Finge disinteresse per la maggior parte delle persone intorno a lei, ma nel tempo ho capito che lo fa solo per difendersi e farsi vedere più forte.
Odio i suoi modi di fare e odio il suo odio costante verso le persone che io al contrario amo, ma non vorrei comunque mai che soffrisse in alcun modo.

Un concetto che riassume in maniera più o meno precisa il rapporto che ho con la mia famiglia.

Continuo a scorrere distrattamente le notifiche sullo schermo sbadigliando di tanto in tanto.
L'unico rumore intorno é il respiro pesante di Irene, l'unica cosa in vista, il sole pallido e incerto che sembra non avere molta voglia di spuntare da dietro le nuvole.
Due messaggi, tra gli ultimi dell'elenco, catturano la mia attenzione procurandomi un piccolo brivido lungo la schiena.
Sento il mio respiro farsi pesante mentre a poco a poco mi tornano alla mente gli occhi di Irene puntati su me e lui.
Porto le mani tra i capelli e getto il cellulare sul letto mentre inizio a vestirmi velocemente.

Ho solo gli abiti della sera prima a disposizione, e benché l'idea di camminare per i corridoi della scuola vestito così non mi entusiasma molto, sono costretto ad adattarmi.
Il cellulare inizia a vibrare producendo un suono fastidiosissimo tra le lenzuola.
"Ma che succede?" Sento sbottare Irene che si mette a sedere di colpo iniziando a guardarsi intorno.
Ha i capelli arruffati e gli occhi impastati di sonno.
"Niente ignoralo." Replico afferrando il telefono e dando un'occhiata rapida allo schermo dove campeggia il suo nome.
"Perché? Chi é?" Domanda lei, ovviamente per nulla propensa ad eseguire quello che le ho appena pregato di fare.
Si alza rapida dal letto, inciampa sulle lenzuola e prima di schiantarsi al suolo l'afferro per un braccio riportandola in piedi.
Sono troppo nervoso per affrontare la situazione come dovrei, altrimenti starei già piegato in due dalle risate.

"Dimmi chi ti sta chiamando!" Impreca ignorando di essersi quasi spiaccicata sul pavimento due secondi fa e fulminandomi con lo sguardo, le braccia strette al petto.
Non riesco a prenderla molto sul serio visto il suo pigiama pieno di orsacchiotti sorridenti e i capelli che sembrano andarle ognuno in una direzione diversa.
"Nessuno di importante." Taglio corto io sforzandomi di non pensare al cellulare che sta ancora vibrando.
Irene solleva per un attimo gli occhi al cielo poi si ricompone, come se si fosse svegliata solo in questo momento.
"Ok, stai andando da Letizia?" Mi chiede osservando alquanto contrariata i vestiti che ho addosso.
Annuisco. In realtà avevo totalmente rimosso anche la conversazione assurda avuta ieri sera con quella strana donna.

"Dammi cinque minuti, vengo con te." Annuncia stropicciandosi gli occhi e afferrando qualche vestito a caso in giro per la stanza.
"Ma non c'é bisogno Ire, sul serio." Provo a dire mentre la guardo correre avanti e indietro dal bagno.
"Oh si che c'é.
Sbotta spazzolandosi i capelli per poi legarli in un chignon disordinato sulla testa.
Alcune filze le ricadono ribelli ai lati del viso, ma lei non sembra farci troppo caso.
Indossa un maglione a collo alto color senape e un paio di pantaloni grigi della tuta.
Infila in fretta le converse e poi, sorridente come nessun altro potrebbe dopo essere stato svegliato all'alba, mi affianca.
"Sono pronta, andiamo!" Impreca afferrandomi per un braccio e trascinandomi fuori dalla stanza.
"Mi spieghi perché lo stai facendo?" Le chiedo nervoso mentre chiude a chiave la porta.
Lei si volta a guardarmi e sbadiglia rumorosamente.
"Voglio starti vicino, non lascerò che affronti quella donna sa solo." Spiega Irene con un sorriso. Poi, prima che possa dire qualcos'altro continua.
"Non mi piace ed é così dalla prima volta che l'ho vista. Sono contenta che riesca ad aiutare Filippo, ma questo non mi farà cambiare idea su di lei." Conclude facendomi cenno di seguirla.

COMPATIBLE -crepe-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora