Piume

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Apro gli occhi e mi guardo intorno nonostante la vista appannata dalla stanchezza e dal fastidioso odore di disinfettante che pullula nell'aria.
Impiego qualche secondo prima di realizzare cosa è accaduto e nel momento esatto in cui succede vorrei tanto essere rimasta chiusa dentro quei brevi attimi di ignoranza.

Seduti nella fila di scomode sedie di plastica di fronte a quella dove sto io, con le gambe chiuse tra le braccia intorpidite ci sono: Niccolò, Adriano, Anna e un Luigi disperato che piange senza riuscire a controllarsi.
Lo osservo e sento il cuore stringersi dentro al petto per quello che è un dolore che solo un padre può provare.
Non so come siamo arrivati fin qui, non so nemmeno quando i genitori di Niccolò ci hanno raggiunto. Devo essermi addormentata o, forse, chiusa dentro ad un mio personale spazio di nascondimento.

Provo a catturare l'attenzione di Niccolò ma i suoi occhi sono fissi sulla parete bianca di fronte a lui, freddi e inespressivi.
Lo conosco bene ormai e so che non è il tipo di ragazzo che si mette a piangere o sceglie di esternare il proprio dolore in qualche modo.
Niccolò usa la musica per aprirsi con gli altri, è l'unico modo che conosce e ora non può fare nemmeno quello.
Vorrei raggiungerlo e stringerlo forte a me, dirgli che non ho intenzione di lasciarlo ma ogni muscolo del mio corpo si rifiuta di muoversi.
Ogni cosa, al di fuori del cervello, è bloccato.
Io sono bloccata.

"Possibile che nessuno può dirci come sta?" Esclama all'improvviso Adriano alzandosi in piedi e iniziando a camminare avanti e indietro per il corridoio.
"È in sala operatoria, quando sapranno qualcosa di più ci avvertiranno." Sussurra appena Anna pulendosi una lacrima dai grandi occhi nocciola.
Io non commento, mi limito ad osservarlo senza la minima capacità di tranquillizzarlo.
In un altro momento mi adopererei per dare una mano, consolare o provare a regalare quanta più speranza possibile a tutti i presenti.

Ma ora mi appare complicato persino respirare.
Chiudo gli occhi e rivedo quella lama fluttuare nell'aria, i capelli scuri di Giusy coprirmi la visuale.
Riesco persino a sentire l'odore del suo sangue invadermi le narici.
"Buonasera, siete voi i parenti di Giusy Martini?" Chiede qualcuno riportandomi bruscamente alla realtà.
La persona che ha parlato è una donna magra e non tanto alta con corti capelli castano chiaro ad incorniciarle il viso spigoloso.
Punta i grandi occhi marroni su ognuno dei presenti per poi farli rimbalzare su i due tipi in divisa blu rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra.
"Sì, io sono il padre." Dice Luigi dopo qualche secondo di confusione alzandosi in piedi.
"Bene, io sono l'ispettore capo Francesca Rossetti e mi occupo delle indagini riguardo quanto successo a sua figlia." Spiega velocemente per poi tornare a squadrare tutti noi stringendo appena gli occhi.

"Di che indagine sta parlando scusi?" Irrompe all'improvviso Niccolò raggiungendola al centro del corridoio.
"L'ospedale è obbligato a far partire la denuncia quando accadono queste specifiche situazioni, non credevo aveste qualcosa in contrario." Sentenzia la donna stringendo le labbra.
"Non eravamo stati avvertiti, credevo che potessimo decidere noi se denunciare o meno." Ribatte il moro sospirando forte.
"E infatti è così, ma noi siamo comunque obbligati a fare luce sulla situazione. Una ragazzina è stata accoltellata, mi pare il minimo." Continua a dire con voce stranamente calma.
"Ok che cosa vuole sapere?" Domanda lui incrociando le braccia senza smettere di fissarla.
"Vorrei parlare con le persone che erano presenti al momento del fatto." Spiega brevemente l'ispettore tirando fuori un bloc-notes dalla tasca del giubbotto di pelle.
"Per l'esattezza avrei bisogno del nome del colpevole." Conclude l'ispettore osservando ognuno dei presenti.

Nel sentire questa affermazione qualcosa inizia a bruciare dentro al mio stomaco. Una parte di me vorrebbe alzarsi ed urlare a gran voce nome e indirizzo di Filippo ma l'altra, quella più empatica e riflessiva, sa perfettamente che prima di fare un'improvvisata simile dovrei discuterne con tutte le persone qui presenti.
E, soprattutto, non sono molto sicura che Giusy vorrebbe davvero che lo denunciassimo.
"Quando siamo arrivati mia sorella era già a terra in una pozza di sangue, nessuno di noi sa chi è stato." Dice rapidamente Niccolò lasciandomi spiazzata.
Perché non ne ha prima parlato con me o con Adriano?
Ora ci costringerà a mentire e, nelle condizioni in cui sto, non sono nemmeno sicura di esserne capace.

COMPATIBLE -crepe-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora