Paragrafo 15.
Ospiti.
Quando Stern si ritirò, Bill notò subito che i suoi vestiti e le sue mani erano impastate di sangue e fango. Lo guardò terrorizzato. Lui sembrò accorgersi di questo e parve quasi volerlo rassicurare:
"sono andato a caccia dottore. Poca roba oggi, però ti ho portato del formaggio e un po' di pane".
Gli strappò con le mani il nastro dalla bocca e gli sciolse le cinture che lo tenevano immobilizzato all'amaca.
"Mangia, intanto io vado in bagno a darmi una ripulita, tra un po' verranno i dottori dell'ospedale. Ma quelli non sono bravi come te. Di loro mamma non mi ha mai detto che potevano ridarmi la mia Margaret...".
Bill si impose con la forza di mangiare qualcosa per recuperare un minimo di energie, anche solo per bruciarle tutte in un urlo disperato di aiuto. Era ancora presto per pensare alla fuga. Ma il pensiero iniziava comunque a far capolino tra un momento di sconforto e uno di dolore. Masticava il formaggio assaporandone per la prima volta in vita sua tutte le sfumature di sapore, dal salato al dolce passando per l'amaro, gli sembrava incredibile che in tanti anni non si fosse mai accorto dell'esperienza sensoriale che potesse riservare un semplice pezzo di formaggio. Il piacere del gusto rimise in moto i suoi pensieri ma la fame gli passò quasi di colpo quando sentì riecheggiare in ritardo nella sua testa: "di loro mamma non mi ha mai detto che potevano ridarmi la mia Margaret... non sono bravi come te...".
Un rimbombo che esplose facendo danni incalcolabili.
Le dita gelide del panico avvolsero di nuovo il suo stomaco. La disperazione lo portò per un istante a pensare di poter gridare e battere i pugni sul pavimento di legno, ma ormai non sentiva più la voce della donna al piano di sotto e si rese conto che la cosa più stupida da fare sarebbe stata bruciarsi quell'opportunità di aiuto in un modo così rischioso.
A coronare il suo nuovo stato di terrore, uscì Stern dal bagno completamente nudo. Lo vide rivestirsi, prendere una pillola da un barattolo sulla scrivania, infilarsi le scarpe e riprendere un'altra pillola dalla stessa confezione.
Poi con un tono assente da automa – evidentemente le pillole avevano un effetto quasi immediato – lo sentì dire: "bevi e dimmi a che punto è il ritorno di Margaret ".
Intanto lo stava legando nuovamente all'amaca e gli stava rimettendo il nastro sulla bocca, senza neanche aspettare la risposta.
Bill, mai come quella volta, fu contento di sentire il sapore amaro della colla sulle sue labbra a toglierlo dalla difficoltà di dover rispondere ad una domanda paurosa e pericolosa per quello che poteva saperne in base alla sua esperienza da strizzacervelli.
Fuori c'era un profumo di montagna e di neve, con un vento gelido all'aroma di abete e resina di pino, ma a lui toccò invece di addormentarsi in quella topaia tra l'odore del formaggio e la puzza di plastica adesiva. Questa volta il nastro gliel'aveva messo in fretta e in parte ce l'aveva anche sul naso. Iniziò a muovere la faccia per cercare di farlo scivolare giù dalla narice ma fu inutile, allora si arrese e si rifugiò più o meno consapevolmente nel confortante mondo dei sogni.
Sognò di trovarsi in una grande città, a passeggio su un marciapiedi di un'affollata metropoli americana. Era estate e l'asfalto rovente deformava le sagome dei pedoni più lontani, faceva molto caldo, l'aria asfissiante era così carica di umidità che sembrava quasi un peso da portare addosso. Il traffico era impazzito, clacson e motori gli impedivano di sentire anche la persona che gli stava accanto. Era una donna, dai capelli rossi. Aveva un profumo particolare di fresco, di spensieratezza e leggerezza. Lui si sentiva seguito da qualcuno. Si girò di scatto ma una massa enorme di capelli rossi gli copriva la visuale. Solo un'ombra che si accorciava davanti a lui. Provò a farsi spazio con le mani tra i boccoli della donna di un rosso intensissimo, ma più li spostava e più crescevano a dismisura. Poi inciampò e gli uscì un leggero fiotto di sangue dal naso. Quando si rialzò il paesaggio era cambiato. Ora si trovava ai margini di un'autostrada a otto corsie completamente deserta. Lui camminava sulla corsia di emergenza e la donna accanto a lui era sparita. Dal naso non gli usciva più il sangue ma avvertì una debolezza improvvisa accompagnata dalla sensazione che stesse per morire dissanguato. Sentiva evaporare le sue forze sotto il vapore del catrame bollente. Si stese sull'asfalto incandescente ed aspettò. Poi sentì sopraggiungere alle sue spalle il rumore di un veicolo che avanzava a bassissima velocità. Il rumore era quello inconfondibile di un'auto potente, di quelle che la polizia usa per gli inseguimenti, nonostante i giri del motore fossero al minimo.
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La Casa di Legno
Mystery / ThrillerUn racconto a tinte scure, non adatto ai minori e ai soggetti particolarmente impressionabili. Una storia sospesa, con varie chiavi di lettura, in cui il confine tra il bene e il male è evanescente come il ricordo di un brutto sogno.