Paragrafo 22
Il regalo.
Del tragitto dal bosco fino alla casa, Bill ricordò solo alcuni tratti, relativi a quei momenti in cui ad intermittenza ritornava alla realtà prima di perdere nuovamente i sensi. Sballottato di qua e di là in spalla a quel gigante ed in balìa del suo passo e della sua volontà instabile.
Quando riprese definitivamente conoscenza, doveva essere più o meno l'alba e la prima percezione che ebbe fu che quella soffitta fosse meno buia e meno gelida del bosco di poche ore prima. Provò a sedersi, ma la frattura della gamba gli impediva qualsiasi movimento, allora si sporse lateralmente con la testa, restando disteso sul pavimento e si accorse che qualcuno gli aveva applicato sul polpaccio due stecche di legno tenute insieme da una fasciatura molto rudimentale. Regalo del giorno accanto ad una bottiglia di acqua e un pezzo di pane, una scatoletta con scritto MORFINA 50 mg e una siringa per le iniezioni intramuscolo. Ricordò di riflesso l'aula universitaria in cui aveva seguito, anni prima, il corso di scienze infermieristiche, che era obbligatorio per la laurea in medicina, ma che tutti i futuri dottori prendevano sottogamba, trattando la materia con sufficienza e spocchia e si accorse che non avrebbe mai immaginato di trovarsi nella situazione di essere costretto a farsi un'iniezione da solo.
Cercò di ricordare almeno le nozioni basilari per non fare troppi danni con l'ago, ma le schegge di osso in circolo nei tessuti molli della gamba non gli concessero il tempo di cui avrebbe avuto bisogno per fare il punto della situazione.
Tolse il coperchio di plastica dall'ago con la bocca e infilò la siringa nella boccetta del medicinale. Provò quasi un sollievo immediato alla semplice vista della morfina che veniva avidamente risucchiata nel cilindro di plastica graduato. Poi, senza potersi abbassare i pantaloni, immerse dolcemente e con mano incerta la punta dell'ago metallico nei tessuti mollicci del suo quadricipite attraverso la stoffa sporca dei pantaloni e lasciò che la sostanza mettesse in pratica tutti i corollari della scienza medica che fino a quel momento per lui erano stati pura teoria.
Intanto nella stanza al piano di sotto, attraverso le assi di legno del pavimento, sentì Stern che russava pesantemente e pensò che per quel bastardo senza cervello fosse stato veramente molto impegnativo recitare il ruolo di cacciatore e di paramedico nello stesso giorno. Stava per gridare dalla disperazione, ma le labbra erano di nuovo sigillate col nastro. Per fortuna la morfina iniziò a fare effetto. Dapprima il dolore scemò fino a diventare una pulsazione leggera, poi si trasformò in un lieve formicolio, fino a sparire quasi del tutto insieme alla gamba. Sulla scatola del medicinale lesse tra gli effetti collaterali: "allucinazioni e stato di esaltazione euforica".
Avrebbe pagato per provarli entrambi, ma sfortunatamente non rientrava in quello 0.01 % di pazienti esposti al rischio di effetti indesiderati secondo quello che ricordava e dovette accontentarsi di un dormiveglia nervoso e di un incubo senza senso tra il fondale di un lago e la vetta di un ghiacciaio.
Il sole comparve all'improvviso alle spalle della montagna, allontanando quel che restava della notte con una lama di luce prepotente e minacciosa, ma nessuno dei tre occupanti di quella casa potè ammirarne la maestosa e solenne grandezza.
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La Casa di Legno
Misterio / SuspensoUn racconto a tinte scure, non adatto ai minori e ai soggetti particolarmente impressionabili. Una storia sospesa, con varie chiavi di lettura, in cui il confine tra il bene e il male è evanescente come il ricordo di un brutto sogno.