Paragrafo 17.
L'uccello.
La macchina del sergente Rodriguez precedeva quella delle due ragazze sulla strada del ritorno, si erano appena lasciati dietro i duecento metri di strada più sconnessi e potevano finalmente viaggiare ad una velocità di crociera che superasse gli imbarazzanti dieci all'ora. La neve su quella strada fuori dal mondo era ancora abbondante, ma sfruttando i solchi lasciati all'andata si poteva procedere con più sicurezza. Una sveglia sul cellulare ricordò al poliziotto che quel giorno era il suo anniversario di matrimonio ma con il sole che ormai iniziava a calare era già in ritardo per comprare un pensierino alla moglie. Avrebbe ripiegato come al solito su una cena alla steak house più famosa della zona, che tanto piaceva a Lilly, ma avrebbe dovuto rinunciare alla puntata della sua serie tv preferita. Fece un rapido calcolo sui vantaggi e gli svantaggi che avrebbe comportato il far finta di niente, per starsene a casa seduto in poltrona a vedere la tv ed ovviamente si rese conto che quella sera avrebbe, senza ombra di dubbio, mangiato bistecca alla Steak House Inn accanto alla sua adorata mogliettina. Lanciò il cellulare sul sedile del lato passeggero, come se fosse stata colpa della sveglia e abbassò un po' il finestrino per assaggiare l'aria frizzantina di montagna.
Lo richiuse quasi istintivamente quando passò sotto un tunnel di chiome di abeti e sentì anche lui lo strano verso di quell'uccello che non gli era mai capitato di ascoltare prima. Gli venne quasi spontaneo accarezzare la colt 42 che aveva agganciata al cinturone, poi sorrise e pensò che in effetti la serata fuori non era poi così una cattiva idea.
Le due dottoresse che lo seguivano a pochi metri con la macchina del Dipartimento Medico dell'ospedale cittadino, ignoravano i pericoli della guida sulla neve e si trattennero più volte dallo strombazzare verso l'auto della Polizia che procedeva lenta e noiosa davanti a loro.
Erano giovani ed inesperte.
Giovani ed inesperte. Purtroppo.
Ann si stava aggiustando il trucco nello specchietto e Ross con una mano guidava e con l'altra teneva la sigaretta all'altezza del posacenere sul cruscotto. La sua collega la guardò meravigliata: "Ross, mi meraviglio di te, non conosci i danni del fumo?"
"No Ann, quel giorno a lezione ero assente."
Scoppiarono a ridere e con la loro risata coprirono involontariamente il grido agghiacciante del barbagianni sopra di loro.
Accesero la radio ed anche se il segnale era molto debole, il motivo di "Skate on the water" tra un fruscio e l'altro riempì l'abitacolo di quella piccola utilitaria sgangherata.
Ann iniziò a portare il ritmo tamburellando con il dito sul maniglione della portiera sotto al finestrino e intanto guardava nello specchietto del lato passeggero la casa in legno degli Hutcher farsi sempre più piccola alle loro spalle, poi iniziò a tossire per la puzza acre del fumo della sigaretta di Ross e quando si riprese, la casa nello specchietto già non c'era più.
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La Casa di Legno
Misterio / SuspensoUn racconto a tinte scure, non adatto ai minori e ai soggetti particolarmente impressionabili. Una storia sospesa, con varie chiavi di lettura, in cui il confine tra il bene e il male è evanescente come il ricordo di un brutto sogno.