Paragrafo 30
Buio.
10 marzo.
Nel buio della stanza, qualcuno aprì un cassetto che pensava sarebbe rimasto chiuso per molto più tempo.
Era l'ultimo, all'interno di un mobile scuro in legno di noce. Due serrature all'estremità servivano a scoraggiare eventuali curiosi o ladruncoli improvvisati. Le chiavi di ottone fecero scattare a turno gli ingranaggi quasi arrugginiti che opposero appena una flebile resistenza.
Con un po' di forza il cassetto scivolò in avanti traballando per i primi centimetri e rilasciando nell'aria quasi all'istante un forte olezzo di muffa e legno vecchio. Alla persona che lo stava aprendo venne da sorridere, pensando che quella puzza così intensa fosse un'ultima difesa che il cassetto opponeva a chi osava disturbarne la funzione di custode silenzioso. Poi apparve il fondo scuro ricoperto da una carta da regalo a tema natalizio, riciclata chissà dove e chissà quando. La mano non si lasciò scoraggiare dallo spazio vuoto e si infilò in fondo nella parte non visibile, raggiunse la scatola di legno e la tirò fuori facendole prendere aria dopo anni di buio. Poi si sedette sul letto lì accanto e se la mise sulle gambe, sfiorandola delicatamente con le mani, come per prenderci confidenza prima di aprirla.
Le mani tastarono centimetro per centimetro la superficie liscia e priva di polvere del coperchio fino a raggiungere la serratura a combinazione numerica posta sul frontalino. La mente esitò un istante per ricordare la sequenza di numeri che avrebbe fatto scattare il meccanismo, ma era banalmente la sua data di nascita che compose con una certa ansia sulle rotelline di acciaio fino a sentire il secco click del meccanismo.
L'interno della scatola era foderato di velluto rosso, molto piacevole al tatto e dal profumo di tappezzeria, che avvolgeva con precisione l'arma al centro del prezioso contenitore adattandosi al profilo dell'acciaio e del legno con precisione quasi sartoriale.
Le mani che afferrarono quella calibro 38 a tamburo ad otto colpi non ricordavano che fosse così pesante, ma probabilmente il peso reale era inferiore a quello percepito ed erano semplicemente le forze a venire meno. Se la passò da una mano all'altra, godendosi il brivido dell'acciaio gelato a contatto con la pelle delle mani sudate per l'emozione. Poi, con la destra impugnò il manico nero di legno sagomato e con la sinistra aprì il tamburo e sfiorò con le dita uno ad uno i sei proiettili che erano rimasti all'interno, soffermandosi sugli unici due spazi vuoti del caricatore per un tempo quasi infinito. Stava facendo girare a vuoto il tamburo per ascoltare quel tipico suono meccanico e pulito che infonde sicurezza a chi impugna un'arma del genere, quando si sentì chiamare dal corridoio fuori dalla stanza. Rimise l'arma nel suo contenitore e ripeté l'intera sequenza al contrario ma in modo molto più rapido e distaccato questa volta.
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La Casa di Legno
Mystery / ThrillerUn racconto a tinte scure, non adatto ai minori e ai soggetti particolarmente impressionabili. Una storia sospesa, con varie chiavi di lettura, in cui il confine tra il bene e il male è evanescente come il ricordo di un brutto sogno.