Paragrafo 37
Il momento.
Bill Stapleton, che fino a quel momento era rimasto rannicchiato sul pavimento sotto l'amaca, assente e con le mani sul viso, ritornò in sé, con una forza che non seppe neanche lui da dove venisse, si alzò di scatto e corse velocemente verso la porta. La donna che poco prima gli aveva sparato, sentì il fruscio dei suoi passi veloci e girò la testa nella sua direzione, avrebbe venduto addirittura l'anima pur di vederlo anche solo per un istante, desiderava soltanto conoscere il volto della persona che avrebbe maledetto per il resto dei suoi giorni. La porta di ingresso al piano terra fu spalancata da Bill e lasciata sbattere alle sue spalle. Quando la donna la udì si rese conto di essere rimasta finalmente sola con suo figlio.
Bill iniziò a correre per quanto gli fosse possibile con la gamba infortunata sul terreno scosceso, si gettò a capofitto lungo quella strada in discesa e più correva più urlava. Dopo aver superato una curva a gomito, si affacciò sul ciglio della strada per prendere fiato e vide sotto di sé, a circa trecento metri più in basso, del fumo che usciva da una brace ardente e delle luci artificiali che illuminavano dall'interno una grossa tenda rossa da campeggio. Le alternative che aveva erano due: percorrere per intero la strada carrabile di circa quindici chilometri fino a giungere al bivio che portava in città sulla statale 163 o tagliare per i boschi, calandosi per il pendio scosceso che portava al lago e chiedere aiuto a quei campeggiatori mandati dal suo angelo custode in quel luogo dimenticato da Dio.
Non ebbe esitazione, lasciò il viottolo sterrato e si lanciò a rotta di collo giù per il crinale franoso della montagna. Nei primi metri sentì il terreno friabile sgretolarsi sotto il suo peso, capì che bisognava procedere con più calma, almeno in questo primo tratto dove il fondo era più franoso.
Deve essere difficile scappare da un incubo, dovendolo fare lentamente.
Ma lui era un medico, uno scienziato e la sua logica razionale lo aiutò a ponderare bene i pericoli. Si aggrappò ai radi cespugli per calarsi sempre più in basso. I rovi e i sassi appuntiti gli ridussero a brandelli il maglione già consumato e la polvere del terreno, che si rivoltava sotto il suo incedere impetuoso, lo ricoprì interamente di fuliggine marrone. Gli venne in mente quando da piccolo giocava a nascondino e attraversava da incosciente la strada tra i clacson delle auto e dei camion che lo sfioravano, pur di vincere la partita con i suoi compagni. Aveva rischiato più volte la vita per un gioco, ora doveva stare attento a come giocava per non rischiare la vita. Per fortuna il percorso era tutto in discesa e anche se gli facevano male gli stinchi e la milza per lo sforzo, vedeva sempre più vicina la sua salvezza.
"Grazie Dio, grazie Dio, prometto che donerò la mia collezione di auto in beneficenza" farneticava ormai confusamente fuori da ogni logica.
Un paio di volte gli capitò di inciampare in qualche radice nascosta dal buio della notte, gli sembrò che ogni volta la gamba si spezzasse di nuovo nel punto in cui se l'era fratturata con quella tagliola nel bosco qualche settimana prima, ma a confronto dei giochi notturni con lo psicopatico, questa era una scampagnata per lui.
I primi cento metri erano andati. Ora c'era una parte di pendio più fitta di alberi ai quali poteva appoggiarsi con le braccia in discesa. Avanzò come la pallina di un flipper tra gli ostacoli a molla, sbattuto di qua e di là dalla disposizione della vegetazione, scendendo a valle solo per la forza di gravità che lo attirava verso il basso.
Voleva fermarsi a prendere fiato, ma aveva paura che le luci dentro quella tenda si spegnessero e si rendesse conto che era stata solo un'allucinazione sparita improvvisamente. Non avrebbe retto. Si sarebbe lasciato andare lì e sarebbe morto di disperazione. Era esausto ormai. Addirittura mentre scendeva per un attimo pensò che fosse tutta una finzione messa in scena da quella mente malata del suo carceriere, l'ennesimo gioco crudele per portarlo ancora una volta ad un passo dalla pazzia. I metri tra lui e la tenda diminuivano sempre di più e riprese a correre e gridare. Nei tratti senza alberi la luna intanto lo illuminava premurosamente, come il faro di una torretta di guardia durante un tentativo di evasione dopo che è scattato l'allarme.
STAI LEGGENDO
La Casa di Legno
Mystery / ThrillerUn racconto a tinte scure, non adatto ai minori e ai soggetti particolarmente impressionabili. Una storia sospesa, con varie chiavi di lettura, in cui il confine tra il bene e il male è evanescente come il ricordo di un brutto sogno.