Paragrafo 38. Il grido.

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Paragrafo 38

Il grido.

All' interno della tenda, benchè non fosse ancora notte fonda, tutti dormivano già da un pezzo. La giornata in giro per i boschi, unita alla stanchezza del viaggio, aveva messo a dura prova quei quattro campeggiatori improvvisati abituati ai ritmi e alle comodità cittadine. Due torce erano state lasciate accese per le "emergenze notturne" come le chiamava Lucy. Avevano messo dentro tutto il cibo, compresi gli avanzi, per evitare che qualche animale affamato potesse spingersi troppo oltre e fargli trovare qualche spiacevole sorpresa al risveglio. I ragazzi dormivano al centro della tenda e i due genitori ai lati, ognuno nel proprio sacco a pelo. Lucy aveva messo accanto a sé l'immancabile bottiglia d'acqua che era più un rituale che una necessità (erano anni che non si svegliava la notte per bere, ma non riusciva a prendere sonno se non aveva l'acqua sul comodino accanto al letto), Dylan e Samuel avevano avuto il buon senso di lasciare le loro scarpe da ginnastica fuori dalla tenda con gran sollievo dei genitori e Bob era andato a letto praticamente con la sua carabina a pochi centimetri dal sacco a pelo come se avesse paura di non ritrovarla più al risveglio. Addirittura aveva fatto passare la cinghia della tracolla sotto il materassino su cui dormiva. È curioso come molti possessori di armi siano più spaventati dall'eventualità che la loro arma venga rubata, che dalla pericolosità in sé dello strumento.

La superficie del lago a pochi passi da loro era leggermente increspata dalla brezza notturna e l'unico rumore artificiale in quel paradiso terrestre era quello del telo della tenda che sbuffava sotto qualche folata leggermente più insistente delle altre.

Anche le stelle dall'alto sembravano guardarli con curiosità, compiaciute che la magia del bosco avesse fatto effetto anche questa volta.

Bob, quando era ormai passata da poco l'una, piombò nel bel mezzo di un sogno strano ed inquietante:

era piena estate e lui si trovava con i suoi genitori in spiaggia a fare i castelli di sabbia in riva al mare insieme ad altri bambini. Dopo un po' decide di fare un bagno, il sole era insopportabile quel giorno, si tuffa e non trova più i suoi amichetti. Allora ritorna a riva e si accorge che la spiaggia si è trasformata in un'enorme distesa di sabbie mobili che hanno inghiottito tutti i bagnanti tranne suo padre che sta lottando tra la vita e la morte per sfuggire al risucchio di quella melma assassina. Lui si protende verso il padre per salvarlo, ma mentre si sforza di tirarlo fuori di lì, sente qualcuno che urla alle sue spalle... si gira e nel frattempo la mano del padre gli sfugge facendolo scomparire nel vuoto...

Bob sente ancora qualcuno che lo chiama:

"Bob, Bob, svegliati, non hai sentito niente?"

Era Lucy, che lo chiamava e lo scuoteva.

"Che succede tesoro?"

"Mi è sembrato di sentire qualcuno che urlava."

"Ma è impossibile, chi vuoi che ci sia in giro di notte da queste parti?"

"No, Bob devi credermi, erano grida strazianti, venivano da lontano."

"Ok tesoro, se ti fa stare più tranquilla usciamo fuori e diamo un'occhiata."

Intanto anche Samuel e Dylan si erano svegliati in quel trambusto, ma subito si erano riaddormentati tirandosi il sacco a pelo fin sopra la testa per non sentire il vociare dei genitori.

"Vieni con me Lucy, così ti rendi conto che siamo soli e che le tue paure sono come quelle dei bimbi che di notte scambiano l'asse da stiro per un fantasma che li fissa."

Lucy prese una torcia, e seguì Bob all'esterno della tenda. Lui le mise un braccio intorno alle spalle e la strinse forte. Insieme si girarono verso il lago e puntarono la torcia sulla superficie dell'acqua non proprio liscia, poi indirizzarono il fascio luminoso verso l'interno del bosco dove la vegetazione più fitta impediva alla luna di illuminare il terreno ed anche lì non c'era ombra di anima viva. Infine, si voltarono verso la montagna che li sovrastava e da una prima ricognizione anche su quel fronte non risultava nulla di anomalo.

"Vedi amore che è tutto frutto della tua fantasia?"

Stavano per rientrare, quando un altro grido straziante lacerò il silenzio della notte squarciando il velo di serenità che li aveva avvolti fino a quel momento. Bob guardò Lucy e questa volta impallidirono entrambi. Puntarono di nuovo la torcia verso il crinale della montagna e videro delle nuvole di polvere alzarsi nel fascio luminoso della torcia. Lucy iniziò a tremare e si gettò in ginocchio a terra dalla paura. Bob, tremante, entrò nella tenda ed afferrò la sua carabina per vedere attraverso il puntatore notturno e cercare di capire di cosa si trattasse.

"Aiuto Bob, aiuto, ho paura" piangeva Lucy ormai preda del panico.

Bob non rispose, evidentemente anche lui era stato terrorizzato da quello che aveva udito e non si sentiva più lucido come lo era stato fino a pochi minuti prima. Estrasse come un automa la carabina dalla custodia di spugna e con le mani tremanti se l'appoggio con il calcio sulla spalla. Stava pensando al sogno da cui era stato strappato dalla voce di Lucy, ai ragazzi nella tenda e a Lucy in ginocchio che piangeva terrorizzata a pochi centimetri da lui.

"Aspetta, ora guardiamo con questo" fu il massimo della rassicurazione che riuscì ad offrire alla moglie.

Avvicinò l'occhio destro al puntatore ad infrarossi montato sulla sommità del fucile e puntò in direzione degli sbuffi di fumo che aveva visto alzarsi dal pendio scosceso della montagna.

"Lucy, illumina con la torcia in quella direzione" gridò alla moglie in preda al terrore, che ormai già non lo ascoltava più per la paura. Si sentì di nuovo solo, come nel sogno. Riprovò ad appoggiare l'occhio allo strumento ottico di precisione ed esplorò tutto il fianco della montagna. Rifece il percorso all'indietro e risentì di nuovo quell'urlo sovraumano. Ora puntò verso la direzione da cui proveniva il verso lacerante e vide qualcosa che non avrebbe dimenticato mai più: un essere abominevole ricoperto di terreno, con brandelli di stoffa appesi addosso al posto dei vestiti a mo' di spaventapasseri ed il volto completamente deturpato. L'ingrandimento digitale gli fece apparire la maschera deforme che faceva da viso a Bill Stapleton dopo mesi di sevizie e torture di ogni genere. Bob inorridì quando, attraverso la lente colorata di verde, gli apparve ingrandito il dettaglio di una testa con un solo orecchio ed una bocca spalancata a produrre ancora una volta quell'orribile verso. Istintivamente stava per staccare l'occhio dal visore per allontanare da sé quel terribile spettacolo, indietreggiò e inconsciamente gli venne da premere il grilletto di metallo nero che era lì ad attendere ordini sotto il suo dito ormai fuori controllo.

Il proiettile percorse l'intera distanza in pochi istanti, secondo una traiettoria infallibile e micidiale. Bucò il silenzio della notte e, prima che quell'uomo potesse invocare nuovamente aiuto, lo uccise, perforandogli il cranio attraverso l'occhio destro.

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