Quella mattina mi sentivo strana.
Particolarmente serena.
Particolarmente libera.
Non ne so il motivo.
Provo ad aprire gli occhi, ma mi riesce difficile.
Vedo tutto chiaro.
Luminoso.
Mi stropiccio gli occhi per cercare di abituarmi.
Tanto da far cadere qualche ciglia sul cuscino.
Mi sento la testa martellare.
Ieri avrò bevuto molto.
Troppo.
Non ricordo molto.
Poco e niente in realtà.
E le uniche cose che ricordo preferirei non averle ricordate.
Ma è una sensazione.
Perché in realtà non ricordo neanche quelle adesso.
Come se fosse un sogno.
Uno di quelli che nei primi 5 secondi di risveglio ti ricordi, ma che poi, così, per caso, come se qualcuno avesse appena fatto un incantesimo, di quel sogno non rimane neanche una briciola e tutto si fa confuso.
Provo nuovamente ad aprire gli occhi e finalmente, dopo essermi abituata leggermente a quella leggera luce di mattina di metà luglio, riesco nel mio intento.
Ciò che mi trovo davanti è tutto fuorché casa mia.
Sbatto per diversi secondi le palpebre incredula.
Mi ci volle qualche secondo per realizzare chi fosse il proprietario della casa.
Di quella stanza.
D'altronde la conoscevo quasi come le mie tasche.
Ma ho come l'impressione che ormai non la conosca più.
Dove sono?
È di certo cambiata.
Era da un sacco che non ci mettevo piede.
Quando ho accettato di andare a quella festa non mi sarei mai aspettata che sarebbe stata qui.
Altrimenti, molto probabilmente, me ne sarei rimasta a casa con le mie deliziose tisane.
Vedo che la scrivania è diversa.
È ancora più disordinata di quanto mi ricordassi.
Una marea di fogli appoggiati sopra al suo computer.
Vedo che però la play è rimasta lì e sorrido ripensando a tutte le partite che ci siamo fatti nel corso degli anni.
E a tutte le sclerate inutili.
A quel joystick frantumato.
E all'ammaccatura sul pavimento.
Quella scrivania era così speciale.
Ce n'era una blu prima.
Adesso è in legno.
Stessa cosa l'armadio.
Quell'enorme armadio che guardavo tutta storta visto che ero sdraiata su un fianco.
Quello mi fa ritornare alla mente altri ricordi ancora.
Non c'è neanche un angolo in questa stanza che non mi riporti alla mente qualcosa.
La nostra prima canna ce la siamo fatti proprio lì.
Si.
Nell'armadio.
Perché almeno, se fosse entrato uno dei suoi genitori, non ci avrebbero sgamati.
Che poi, ripensandoci, era proprio da stupidi.
Perché non andare in balcone?
No.
Noi dovevamo fumarci quell'ammasso di non so che nell'armadio.
Perché si.
Inutile dire che quella prima canna è stata anche l'ultima.
Di comune accordo.
Penso di non aver mai sentito dei conati di vomito più forti di quelli che provai quel giorno.
E, da quello che mi disse, suppongo anche lui.
Osservo poi una parete piena di biglietti di concerti.
Completamente piena.
Ricordo ancora quando l'anno scorso per il mio 17esimo compleanno mi ha regalato un biglietto per andare con lui al concerto di Coez a Roma.
Quanto mi sono arrabbiata quando mi aveva detto che ci sarebbe andato da solo.
E così, quando mi ritrovai in mano quel foglio con la schermata di ticketone stampata ho collegato tutto.
Aveva preso i biglietti per entrambi fin dall'inizio.
Lui amava ballare.
Ed è forse per merito suo che io mi sia avvicinata a questo mondo.
Anche se in modo diverso.
Aveva da sempre avuto una luce particolare quando ballava.
Qualunque aggettivo sarebbe stato completamente riduttivo per descrivere quanto fosse talentuoso nel muovere il suo corpo.
Quando balla, non puoi staccargli gli occhi di dosso.
Desideri soltanto che quel susseguirsi di passi non finisca mai.
Era impossibile non rimanerne incantati.
Era per questo che in rubrica il suo nome era ancora memorizzato con l'emoji della sirena.
Quante me ne aveva dette quando lo aveva scoperto.
Mamma mia.
Quante volte mi aveva mandato a fanculo.
Ed io ridevo ogni volta.
Fino al giorno in cui gli ho spiegato il perché della scelta di quella precisa emoticon.
"È come se io fossi Ulisse e tu una sirena"
Mi stregava come le sirene quando cantano fanno con Ulisse
"Come Ulisse ed una sirena"
Aveva ripetuto lui.
Guardandomi dritto negli occhi.
Non aveva detto altro.
Si era limitato a mostrarmi quel suo sorriso coperto dall'apparecchio che amavo e che valeva più di mille parole
"Adesso non mi mandi più a fanculo, eh"
Dissi io ridacchiando
"No, direi di no"
Mi rispose lui sempre con la stessa espressione facciale.
Chissà come sarebbe adesso il nostro rapporto se non fosse mai successo nulla.
Bho.
Forse è stata colpa del destino che si è divertito a giocare con noi.
O forse è stata un pò colpa di entrambi.
Anzi.
Leviamo il "forse un pò".
Chi di più e chi di meno.
E mentre la mente vaga forse fin troppo nel passato, c'è qualcosa che mi riporta alla normalità.
Esattamente come ho fatto a non accorgermene prima.
Sento una presenza dietro di me.
E questo è evidente.
Percepisco il calore del braccio di qualcuno intorno ai miei fianchi.
Abbasso lo sguardo.
Timorosa forse di vedere e di accettare la realtà.
Nuda.
Ero nuda.
Completamente.
Cerco di fare mente locale.
Cerco di sforzarmi di ricordare con chi ho anche soltanto parlato ieri notte.
Possibile che sia andata a letto con uno sconosciuto con cui avrò scambiato giusto due parole quella stessa sera?
Ma soprattutto possibile che sia finita proprio nella sua stanza.
Ho una paura tremenda di girarmi e di non riconoscere la persona che ho davanti.
Ma forse alla fine sarebbe anche la migliore delle ipotesi.
Se fosse un mio amico mi sotterrerei all'istante.
Quindi mi auto convinco che sia molto meglio il fatto che sia uno sconosciuto.
Così, rasserenata dal mio stesso auto inganno, mi giro senza farmi problemi convinta che chiunque fosse stato lo sconosciuto che mi sarei trovata davanti avrei fatto finta di nulla e l'avrei ignorato per il resto della vita.
Si.
Una filosofia molto matura.
Lo ammetto.
Ed è proprio in quel momento che mi resi conto che forse sotterrarmi non sarebbe bastato.
Mi immobilizzo per qualche istante.
Per poi quasi urlare
"Ma che cazzo è successo"
Ero talmente tanto presa dall'ansia che non mi controllai e svegliai la persona che era di fronte a me
"Svegliati, coglione!"
Gli urlo con poco garbo dandogli alcuni colpetti sul petto
"Buongiorno anche a te"
Mi disse con la voce roca e stiracchiandosi nel mentre
"Tu mi dici buongiorno?"
Chiesi scioccata dalla sua non curanza in quel momento
"Calma, Giu. Che succede?"
Disse lui con lo stesso tono di poco prima, segno del suo risveglio repentino
"Che succede, Samuele?"
Dissi a voce alta in modo retorico, indicando i nostri corpi nudi ed esageratamente vicini, a quel ragazzo.
Proprio quel ragazzo.
Lui rise leggermente.
Cosa che mi fece irritare ancora di più.
Per quanto fosse possibile.
Era come se in un certo senso se l'aspettasse
"Io non ci trovo niente da ridere"
Dissi seria rivolgendogli un'occhiataccia
"Capirai, cosa mai sarà successo"
Chiese lui iniziando a stiracchiarsi le ultime parti del corpo rimaste ancora dormienti prima di alzare il busto dal letto
"Abbiamo scopato, ecco cosa è successo"
Dissi, finalmente riconoscendolo ad alta voce, facendomi rendere conto sempre di più che non fosse un sogno.
Cosa che in quel momento desideravo più di ogni altra cosa
"Non è mica mai caduto il mondo per una scopata"
Disse, alzandosi, in modo così tranquillo.
Indifferente.
Da darmi fastidio.
"Per una scopata? Io e te non ci sopportiamo. Vuoi che ti faccia un disegnino? Come è possibile che siamo finiti a letto insieme?"
Sbottai io non reggendo più quella situazione
"Ti ha fatto davvero così tanto schifo?"
Chiese lui sorridendo beffardo.
Il fatto che stesse prendendo quello che era successo così tanto alla leggera mi mandava al manicomio
"Come può essere successo?"
Dissi continuando a condividere i miei pensieri a voce alta
"Non mi sai resistere. Lo vedi?"
Se ne uscì lui iniziando a guardarmi in un modo che in non so quanti anni di amicizia mai gli avevo visto fare
"Potrei dire lo stesso di te"
Controbbattei rigirandomi la frittata definitivamente.
Si leccò il labbro in un modo così...
Non saprei neanche come definirlo.
Neanche voglio definirlo
"Non fare finta che non ti sia piaciuto, Giulia"
Disse lui, dopo essersi passato una mano tra i capelli per sistemarsi il ciuffo
"Ah, si? Uno, non mi ricordo nulla, due, cosa te lo fa pensare?"
Chiesi io, incrociando le braccia al petto, ancora sdraiata
"Beh..."
Disse alzando per un secondo l'indice della mando destra, accompagnato da un cenno della testa, per indicare il televisore dove non so neanche come era appoggiato il mio reggiseno.
Io rimasi completamente stupita.
Come un pesce lesso.
Ad aspettare che le mosche entrassero nella mia bocca, evidentemente.
Non era successo davvero.
Come è potuto succedere?
"A quanto pare non siamo andati così tanto male"
Disse lui, continuando a sorridere furbo, con un tono tale da sembrare quasi soddisfatto
"Cazzo"
Dissi io buttando la testa all'indietro dopo aver realizzato che forse quello che stava dicendo, nella sua ironia, era anche vero.
Alzai il busto dal letto subito dopo e non curandomi delle lenzuola.
Non me ne resi neanche conto per la situazione.
Non comprendevo perché il ragazzo mi stesse guardando con uno sguardo malizioso.
Di nuovo
"Vuoi una foto? Cos'hai da guardare?"
Gli chiesi notando che il suo sguardo su di me non ne voleva sapere di staccarsi.
Lui non rispose.
Si passò la lingua sui denti mantenendo le labbra chiuse.
Per poi schiuderle nel suo sorrisino furbo.
Alzò per un secondo gli occhi al cielo mantenendo la stessa espressione facciale, rigettando nuovamente il suo sguardo fisso su di me.
Più cercavo di capirne il perché e più ero confusa.
Non ne voleva sapere di staccare i suoi occhi da me, così decisi di seguire il suo sguardo.
E in quel momento pensai che fossi proprio un caso perso.
Il mio seno era completamente scoperto
"Cazzo"
Dissi prendendo il più velocemente possibile il lenzuolo per coprirmi.
Come ho già detto, sotterrarmi non sarebbe bastato
"Potevi anche non farlo. Ho squadrato ogni centimetro"
Disse con un tono e un'espressione furba.
Non era serio.
E si vedeva.
Già soltanto il pensare che stesse ridendo fin dall'inizio di quella improvvisa conversazione ne era la prova.
Lui non era così.
Ma in quel momento, presa da quello strano groviglio che sentivo nella pancia, chiaramente dovuto all'ansia, dissi disgustata
"Questa potevi anche risparmiartela"
Non ragionando più
"Adesso neanche dei complimenti si possono fare?"
Disse lui, continuando a sorridere.
Segno che forse non aveva capito la gravità della cosa.
In quel momento come potevo ragionare lucidamente?
Io sbuffai, ma non staccai mai gli occhi da lui che, realizzai solo in quel momento, era ancora completamente nudo
"Cazzo"
Dissi per l'ennesima volta.
Come se in quella parola si riassumesse tutta la mia preoccupazione.
Ero andata a letto con colui che era stato il mio migliore amico per anni
"Ti fa un certo effetto, eh? L'avrai nominato 3 volte nel giro di un minuto"
Disse lui prendendomi in giro, chiaramente continuando a mantenere quel sorrisino beffardo.
Presa dall'imbarazzo, camuffato da indignazione, anche se alla fine si può dire che fosse un mix dei due, mi girai dall'altra parte.
Nella speranza che quella conversazione finisse lì.
Ma no
"Che c'è? Non è niente che tu non abbia già visto"
Più continuava a parlare e più mi rendevo conto di quanto quest'anno, in cui la nostra amicizia si è presa una bella vacanza, fosse cambiato.
Il "Samu" di prima, il mio migliore amico, non avrebbe neanche mai pensato di poter fare battute del genere.
Neanche scherzando come era evidente che stesse facendo in quel momento.
Lui era timido.
Ma davvero.
Non diceva cose volgari praticamente neanche con i nostri amici
"Possiamo darci un taglio, Samu?"
Ed è forse al sentir pronunciare quel nomignolo che aveva capito quanto fossi seria.
Ma davvero
"Che vuoi dire"
Disse cambiando completamente tono.
Diventando da divertito a serio
"Basta che smetti di fare battute squallide. Ma poi da quando sei così?"
Dissi, facendo una pausa tra una frase e l'altra, continuando a dargli le spalle.
Iniziavo a non reggere più quella sensazione e di certo continuare a guardare i suoi occhi in quel momento non mi avrebbe aiutato per niente.
Lo sentì deglutire rumorosamente.
Quasi come se facesse fatica
"Perché fai così?"
Potetti giurare di aver sentito la sua voce spezzarsi per un istante.
Io invece iniziai a sentire i miei occhi pizzicare.
Anche se in realtà qualche lacrima aveva già preso l'iniziativa di scappare via dal mio occhio facendo a gara a chi arrivasse prima al mio collo
"Ti rendi conto di cosa è successo o hai bisogno che te lo ripeta di nuovo?"
Dissi urlando ormai in mezzo alle lacrime, cosa che lo fece accorgere e sedersi accanto a me con fare preoccupato.
Nel tentativo di fare non so cosa
"Hey, calmati, cercavo solo di alleggerire la tensione che si sarebbe creata"
Disse lui in modo dolce, ma evidentemente agitato nel vedermi così.
Inoltre, indugiò a poggiare la sua mano sulla mia spalla, ma poi lo fece senza ripensamenti
"Beh, non è il modo giusto di farlo. Non posso credere che sia successo"
Dissi io scrollando velocemente la sua mano dal mio corpo.
Mi aveva provocato fin troppi brividi per aver mantenuto un contatto di malapena due secondi
"Era così improbabile il fatto che prima o poi l'avremmo fatto?"
Disse lui evidentemente scosso dal mio gesto e dal mio tono, allontanandosi leggermente
"Si"
Dissi secca dopo qualche secondo
"Ed invece è successo. Come la mettiamo?"
Disse lui, stanco.
Aveva le sopracciglia aggrottate e sembrava veramente stufo ed infastidito da ciò che stavo dicendo
"Non la mettiamo in nessun modo. Nè io e nè te lo abbiamo voluto. Eravamo ubriachi. Non eravamo coscienti di ciò che facevamo. Non lo volevamo. Non saprei come altro spiegarlo sennò"
Dissi tutto d'un fiato.
Forse dicendo cose che neanche pensavo, ma non l'avrei mai ammesso neanche a me stessa.
Soprattutto in quel momento.
Ero terribilmente scossa da tutto
"Vaffanculo, Giulia"
Sputò acido lui dopo avermi guardato con fare deluso negli occhi per qualche secondo
"Che succede?"
Dissi io immediatamente, cadendo quasi dalle nuvole.
Non collegando le cose, in quel momento
"Esci da camera mia"
Disse lui, passandosi freneticamente la mano destra sul viso, per poi alzarsi ed iniziare a fare i chilometri in quella stanza
"Cosa ho detto di sbagliato?"
Dissi immediatamente dopo io, non comprendendo il perché di quella sfuriata improvvisa
"Esci"
Disse alzando leggermente il tono della voce.
Facendomi sussultare un pò.
Potrei giurare di aver intravisto i suoi occhi leggermente lucidi e forse persino una lacrima.
Non l'avevo mai visto così.
Sapere che ha reagito così per causa mia mi distruggeva.
Forse era davvero il momento di andare
"Per uscire ho bisogno delle mie cose"
Dissi, arrendendomi
"Prendile e vestiti"
Dissi lui freddo.
Anzi.
Gelido.
Mentre iniziava a rimettersi addosso qualche panno
"Potresti passarmele?"
E forse fu questa la goccia che fece traboccare il vaso.
Ma io non me ne resi conto sul momento, ma bensì quando dopo qualche secondo iniziò a squadrarmi con un'espressione di un misto tra l'incredulo e il deluso, disse senza fare pause
"Ah, giusto, dimenticavo. Miss suora di clausura, si rifiuta di farsi vedere da me, ma stanotte non c'era minuto in cui non urlasse il mio nome. Non fare la finta santarellina con me, Giu, ok?"
Io rimasi a quest'affermazione.
Non era lui a parlare.
Lo sapevo.
Era il suo orgoglio.
Che in quel momento se lo stava mangiando.
Ma io, come ormai capitava in quel momento, non me ne resi conto.
E pensavo che fosse lui a dire ciò che pensava.
Quando in realtà non lo era.
E se prima si poteva dire che "piangevo" adesso le lacrime erano almeno triplicate
"Perché parli così?"
Riuscii soltanto a dire.
Accovacciandomi su me stessa e facendomi piccola piccola, che lui in confronto era un gigante
"Adesso, come richiesto dalla qui presente vergine vestale, esco dalla mia camera e la lascio vestire in pace, visto che la mia presenza la infastidisce tanto"
Disse lui infilandosi un paio di pantaloni raccolti da terra.
Quelli che aveva ieri sera.
"Adesso falla finita"
Dissi dopo qualche secondo, pronunciando subito dopo un "Perfavore", talmente piano che lui non lo udì.
Non ce la facevo più.
Volevo che tutto ciò finisse.
Ma non come avevo l'impressione che stesse per finire
"Prendi le tue cose ed esci. Sai dov'è la porta"
Disse velocemente prima di uscire dalla camera e chiudersi la porta alle spalle.
Mi venne istintivo correre verso la porta ed urlare
"Vaffanculo, Samuele"
Non ricevetti una risposta da parte del ragazzo.
Se non il rumore di una porta sbattere.
E poi silenzio.
Non scherzo se dico che quello che provai fu una delle peggiori sensazioni che io avessi mai provato.
Sentivo un vuoto dentro di me.
Come curi una ferita profonda se l'unica persona che potrebbe curarla è la stessa che l'ha causata?
Ritornai alla realtà.
Ci pensò la mia sorellina più piccola a farlo, Letizia.
Aprendo la porta del bagno in cui mi ero incantata a pensare a tutto quello che era successo quella notte mentre mettevo un filo di mascara.
Scossi la testa e rimisi i piedi nel mondo reale.
Leti mi venne incontro abbracciandomi la pancia.
Aveva 7 anni.
Tra qualche mese 8.
Ma di testa sembrava molto più grande della sua età.
Era un sole.
Era il mio sole.
È stato soprattutto per merito suo se non sono sprofondata quando Samuele se n'era andato dalla mia vita
"Sei pronta?"
Disse con tono entusiasta e con un sorriso a trentadue denti.
Anzi.
Forse trentuno.
Uno le era caduto due giorni prima
"Prontissima solo per te"
Dissi per poi stamparle un bacio sulla guancia.
Mi guardai un attimo nuovamente allo specchio.
Cercai di farmi forza da sola.
Come ormai accadeva da tanto tempo ed ero, per questo, abituata a farlo.
In realtà non ero pronta per niente.
E forse non lo sarei mai stata.
Ma vedere il volto sorridente di Leti abbracciata a me mi dava forza.
Lei credeva in me.
E a me bastava questo.
Quello sarebbe stato il giorno in cui forse, anche se non volevo parlare troppo presto, per scaramanzia, sarebbe iniziata l'esperienza più bella di tutta la mia vita.
Mi ricordo di tutte le infinite volte in cui io e lui avevamo fantasticato di fare i provini per provare ad entrarci insieme...Spazio autrice
Ciao a tutti! Come state?
Se non mi conoscete, spero che, sia che vi sia piaciuto o meno, non vi basiate solo ed unicamente su questo primo capitolo per dire se vi piace o meno questa storia, in quanto la situazione che racconto riconosco che non possa piacere a tutti, ma avevo voglia di iniziare in un modo diverso dal solito e spero di essere riuscita ad incuriosirvi.
Lasciate un commento è una stellina, se vi va💓Xoxo
G💕
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just the way you are - Samu Segreto
Fanfic"Come curi una ferita profonda se l'unica persona che potrebbe curarla è la stessa che l'ha causata?" Samu e Giulia. Due anime complementari. Si ritrovano per caso ad amici dopo aver fantasticato per anni di andarci insieme. Il loro rapporto è più i...