Capitolo 1

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"𝐿𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑝𝑠𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑔𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑒:𝑠𝑡𝑎𝑖 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑛𝑡𝑜"

●Light●

Era quasi arrivata la fine dell’estate e, per me, l’inizio dell’Università.
Avrei preferito a gran lunga restare nel mio fantastico letto a dormire, passare le giornate al mare con i miei amici e frequentare i locali ogni sera;invece mi era toccato restare immobile su una sedia a fissare -impaurito- i libri della facoltà ,che avevo scelto, sulla scrivania.

Avevo chiesto silenzio, ma mia madre continuava a sghignazzare non rumorosamente.
Non era colpa mia, era semplicemente la mia persona che andava in ansia per qualsiasi cosa, soprattutto ciò che riguardava lo studio mi metteva in agitazione poiché la pressione di mio padre sullo studio era molto esagerata.
Dovevo essere perfetto, portare l’eccellenza e la soddisfazione in casa, dovevo dimostrare di essere idoneo ad avere l’incarico come successore della sua azienda.

<<Sono solo dei libri>>interruppe la quiete che si era creata, mia madre, con un briciolo d’ironia.
<<Solo? Lo sai che quei “cosi” pieni di pagine dovranno essere studiati dal sottoscritto? Sai quanto ci vorrò a dare un esame del cazzo?>> domandai retoricamente.
<<Le parole Jungkook>> tornò seria mia madre<<Sei un bravo studente, riuscirai a fare grandi cose, solo con l’impegno, ormai sei maggiorenne e responsabile, devi dare orgoglio soprattutto a tuo padre>>

Sbuffai.
Aveva fatto un discorso indarno, come se io, tutte quelle cose non le sapessi.
Mi lasciò da solo in camera, salutandomi facendo solo un segno con la mano.
Mia madre era una buona donna, gentile, elegante e agli occhi di mio padre perfetta, ma come potevo biasimarlo, mia madre era davvero una grande donna.
I miei sono, spesso e volentieri, severi, ma quasi sempre comprensivi e simpatici.
Insomma, sanno fare i genitori.

-

Ero ancora seduto sulla sedia quando vidi il mio telefono vibrare sulla scrivania.

Una parte di me non voleva alzarsi per via della vicinanza che avrei poi avuto con quei dannati libri universitari, l’altra invece, era curiosa di sapere chi fosse e cosa volesse, perciò mi alzai e andai verso la scrivania.

Presi il telefono e mi accorsi che fosse quello stupido del mio migliore amico Jimin.
Guardai schifato i libri per poi rispondere alla telefonata.

<<Quanto cazzo ci vuoi per rispondere ad una fottuta telefonata?>>
<<Jimin, le tue parolacce influiscono sul mio linguaggio, non dirle più o potrei rischiare di apprenderle inconsciamente e di ripeterle dinanzi a mia madre>>
<<Ma sei coglione? Che hai bevuto? Se sei tu a dirle di continuo razza di coniglio!>>
<<Jimin che vuoi?>>
<<Ti sono arrivati?>>

Chiusi gli occhi e mi poggiai una mano sulla fronte.

<<Si, Jimin, si>>
<<Sono dei mattoni Kook, ho seriamente paura>>
<<Potrei pur sempre ritirarmi dell’Università>>
<<HAHHAHAHAHA simpatico, è stato tuo padre ad iscriverti alla facoltà di economia ed io , da buono amico, pur avendo sempre avuto 4 in economia ho deciso di non lasciarti da solo…E TU ORA MI DICI CHE HAI LIBERA SCELTA DI NON FARE L’UNIVERSITÀ?>>
<<Sta calmo, Dio mio Jimin! Stavo scherzando…secondo te quel pazzo di mio padre mi permetterebbe una cosa del genere?>>

Lo sentii sospirare per poi attaccarmi il telefono in faccia.
Jimin era fatto così, era abbastanza problematico, ma per questo eravamo migliori amici.

𝑨𝒑𝒐𝒍𝒐𝒈𝒊𝒛𝒆 𝑴𝒚 𝑳𝒐𝒗𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora