Capitolo 11

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"tu mi guidavi, io mi stavo schiantando"

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C'eravamo appena accomodati a tavola, il ristorante dell'hotel esprimeva quasi l'idea dell'antichità, ma allo stesso tempo era elegante.

Avevamo ordinato delle specialità giapponesi e durante l'attesa io e Taehyung ci lanciavamo degli sguardi.

<<Questa orrenda azienda, dovrebbe andarsene in rovina!>> esclamò Doyun con rabbia.

<<Lo sai che abbiamo sempre avuto difficoltà a gestirla, dobbiamo cercare di mantenere la calma, non di peggiorare la situazione>>parlò mio padre.
<<Come posso mantenere la calma se abbiamo dei lavoratori incapaci?>>

<<Licenziateli no?>>propose Taehyung.
<<Meno operatori meno fama per l'azienda>> lo risposi.

<<Allo stesso tempo è meglio averne pochi, ma buoni no?>>
<<E i soldi? Non ci si può arricchirsi con una piccola azienda Taehyung, perderebbero minimo il 5% delle azioni no?>>

<<L'azienda qui in Giappone non ha il 5% delle azioni, ma il 3% e allo stesso tempo, sono più importanti le aziende che ci sono in Corea e in America, per non dimenticare quella in Francia>>

<<Non sottovalutarmi Taehyung, nell'ultimo anno l'azienda in Giappone ha acquisito il 2% in più>>lo corressi<<Fatto sta, che il 5% è allo stesso tempo molto importante per le aziende in Corea poiché il 50% dei prodotti usati da noi vengono mandati da questa azienda Giapponese>>

Mi guardò e vidi quel suo sorriso perfetto che riusciva a mandarmi fuori di me.
Poi mi sussurrò all'orecchio "Non potrei mai sottovalutarti" lasciando la sua mano sulla mia coscia.

<<Complimenti, abbiamo proprio dei bravi successori>>rise mio padre.
<<Alzò le mani, è meglio lasciare le nostre aziende in mano a loro>>intervenne il padre di Taehyung.

🌓

Una volta finito di cenare tornammo nelle nostre stanze.

Taehyung si mise il pigiama e s'inserì velocemente sotto le coperte del suo letto.
Non aveva spiccicato parola perciò mi ritrovai a pensare se gli avesse dato fastidio la mia opposizione al suo discorso.

Forse avevo esagerato.
Forse credeva che avessi voluto metterlo in ridicolo.

Mi sedetti sul suo letto e lo guardai.
Aveva gli occhi chiusi, nonostante si fosse accorto della mia vicinanza non aveva intenzione di aprirli.

<<Sei arrabbiato con me?>>gli chiesi.
<<No, perché dovrei esserlo>>lo vidi sorridere.

Tirai un sospiro di sollievo e gli accarezzai i capelli.

<<Ho solo paura che mio padre scopra qualcosa>> unì finalmente i nostri sguardi<<Questa sera, mi ha guardato quasi stranito a tavola dopo averti sussurrato all'orecchio>>
<<Non devi avere paura...se ai loro occhi noi ci comportassimo come normali amici, non penserebbero mai che fossimo omosessuali>>gli dissi e lui fece spazio nel suo letto indicandomi di mettermi accanto a lui.

Mi sdraiai e lui mi strinse tra le sue braccia.
Il suo odore inondava le mie narici, il suo calore mi faceva sentire protetto e i suoi occhi stavano diventando l'unica ragione che avevo per vivere.

Come poteva, una persona, così in poco tempo, entrarti nel cuore e non riuscire ad uscire più?
Come poteva proprio lui alternare i miei battiti cardiaci con un solo sorriso?

𝑨𝒑𝒐𝒍𝒐𝒈𝒊𝒛𝒆 𝑴𝒚 𝑳𝒐𝒗𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora