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È trascorso un mese da quella notte tremenda, e Ben e Kiki sono davvero rimasti con me per tutto il tempo necessario.
Le prime due settimane hanno dormito entrambi nel mio appartamento, K nel letto con me e Ben sul divano.
Adesso invece si stanno alternando, se rimane uno l'altro va a casa e viceversa.
Sul corpo non ho più segni evidenti, i lividi da viola sono diventati verdi, poi gialli ed infine sono spariti.
Il taglio sul palmo si è rimarginato, è rimasta solo una sottilissima riga bianca ed i vari graffi che avevo sulle gambe non ci sono più.
Mi è venuto il ciclo e quando l'ho detto a Kiki abbiamo pianto di sollievo.
I segni sul corpo non ci sono, ma dentro mi sta infuriando qualcosa che non ha nome.
Esco di casa solo per fare la spesa e qualche commissione, vado a trovare mia madre fingendo una tranquillità che non provo, poi torno a casa e ci rimango, non faccio altro.
Non ho paura che Andrew ritorni, non lo farà, sono sicura di questo, ma se prima il cervello era paralizzato, adesso sta' lavorando anche troppo e comunque i miei due amici insistono a non volermi lasciare sola.
Mi sento vulnerabile, fragile, come se il mio corpo non fosse coperto di abiti e pelle, ma avessi tutti gli organi a vista.
Kristal è partita per Milano, poi passerà a Parigi e non ci vedremo per un po'.
In questo momento sono a tavola con Ben, stiamo cenando, questa sera ho cucinato io: purè, piselli al burro e bistecca.
È molto silenzioso, di solito dopo questi silenzi interminabili parte con i discorsi seri, e infatti:
<Due sere fa, alla serata di beneficenza ho incontrato Cassandra...> Cassandra è mia madre <.... è preoccupata Imogen, anche se tu sei brava a mascherare, e anche se lei e sempre presa da mille cose, rimane tua madre e deve aver capito che qualcosa non va....>
Sospiro.
<Può darsi, dopotutto dopo la laurea sono andata da mio padre e al mio ritorno mi ha solo visto cazzeggiare...> mi giustifico.
<Si ma non è solo per questo e....stavo pensando...una mia amica, Annette, è psicologa, potresti incontrarla, potrebbe aiutarti ad elaborare la situazione>
<No Ben>
<Ma perché non vuoi nessun aiuto?>
insiste.
<Mi avete aiutato moltissimo tu e K, avervi qui con me è stato importantissimo, non so cosa avrei fatto senza di voi!>
<Sto parlando di un'altro tipo di aiuto, che ti porti a fare qualcosa, è passato un mese e Andrew è ancora libero di scorrazzare per Londra!>
Appoggio le posate e lo guardo.
<Non è semplice, lo sai benissimo!>
<Io so solo che devi denunciare quell'animale, e c'è il modo di farlo anche senza andare sulle prime pagine dei quotidiani!>
<Andrew è figlio di uno dei politici più influenti d' Inghilterra, suo padre è un uomo in gamba, e lo dico a malincuore, è amico di mia madre, non credi che se suo figlio venisse arrestato i giornali prima o poi lo verrebbero a sapere? Dove vivi Ben?>
<Quindi? La deve passare liscia?>
<Ho detto questo?>
<No! Però non fai nulla!> e tira il coltello sul tavolo con stizza.
<Ben ascolta, guardami e ascolta. Ti fidi di me?>
<Si...no... dipende!>
<Beh fidati se ti dico che pagherà per quello che ha fatto, te lo giuro, ma ho bisogno di tempo, per pensare...per guarire...quello che voglio fare non posso farlo subito, non me la sento.
Voglio che siano coinvolte meno persone possibili. Mio padre, mia madre e i miei fratelli non dovranno mai saperlo. Mai. Ne soffrirebbero troppo, non potrebbero sopportare...>
mi salgono le lacrime al solo pensiero e continuo:
<Nemmeno tu e K avreste dovuto essere a conoscenza di questo, ho sbagliato ma li per li non ci ho pensato, nessuno di voi merita di portare un fardello così pesante!>
<Non lo meriti neanche tu...>
<Si, ma è successo a me, e sono io che devo conviverci>
Il discorso finisce così, ricominciamo a mangiare.
<Imo?>
<Mmm?>
<Mi sono ritagliato due settimane di ferie dal prossimo lunedì, ho assoluto bisogno di staccare un po', e anche tu hai bisogno di cambiare aria, così...> si alza e prende qualcosa dalla tasca del cappotto, si risiede e mi porge dei fogli dicendo:
<Ho preso questi...>
Guardo meglio.
<Sono biglietti aerei?....per New York?>
<Ho pensato che siamo ormai a dicembre, sarà allestita per il Natale e sono anni che non ci andiamo assieme!>
<Se hai bisogno di riposo avresti dovuto prenotare alle Seychelles....a New York sarà un freddo polare!> mi rigiro i biglietti fra le mani e continuo:
<Non dovevi Ben, lascia che ti paghi la mia metà.... oppure vacci con una delle tue amiche!>
<Non voglio soldi, è un regalo, sento che è la cosa giusta da fare... possiamo stare a casa di tuo padre vero?> chiede.
Mio padre ha un'appartamento gigantesco all'ultimo piano di un grattacielo sulla Fifth Avenue con vista su Central Park, ci sono sei camere da letto che non vengono quasi mai occupate visto che lui, Paul, mio fratello minore, e Connor, mio fratello maggiore, vivono e lavorano gran parte del tempo a L.A.
<Non so Ben...non me lo aspettavo...>
<Ci divertiremo, faremo shopping, e se avremo fortuna potrebbe nevicare, dimmi di sì!>
Onestamente prendere e partire per New York non è tra i miei piani, ma il problema è che non ho piani, se non partissi farei qualcosa di diverso oltre a quello che sto facendo ora? Non credo, preparare una valigia richiede uno sforzo e un' energia che non so dove trovare ma devo reagire, andare con Ben potrebbe essere divertente, potrei svagarmi un po'...e poi sarei a casa di papà...
<Ok....se ti fa piacere...> acconsento.
<Ti prego non esultare troppo!> esclama ironico.
Gli sorrido.
<Ah, così va meglio, brava bambina!> allunga una mano e mi accarezza la nuca.

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