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Durante la notte il cielo ha pianto tutte le sue lacrime, sembra che ogni volta che io e Hoseok siamo assieme si verifichi questo evento atmosferico.
Questa mattina ci siamo svegliati tardi, così abbiamo deciso di andare direttamente a pranzo in un piccolo ristorante sul mare dove andavo sempre con la mia famiglia, conosco il proprietario che ci ha riservato un tavolo in un angolo appartato, perché è vero che siamo in una zona remota dell'Inghilterra, ma Hobi rimane comunque un personaggio pubblico e il rischio di essere riconosciuto è reale.
Dopo pranzo abbiamo fatto una passeggiata per le viuzze del centro di Rye, fra negozi di antiquariato e sale da thè che sembrano uscite tutte da un romanzo di Jane Austen.
Nei pressi di un piccolo pub c'era un complesso formato da quattro ragazzi che suonavano musica dal vivo, Hobi mi ha attirato nel vicolo adiacente ballando come un pazzo dei pezzi Brit pop di vent'anni fa.
Quando sente la musica, qualsiasi tipo di musica, è come se dentro gli si accendesse un interruttore, ce l'ha nel sangue, si muove in modo magnetico, è praticamente impossibile togliergli gli occhi di dosso.
<Balla con me!> ha esclamato, invitandomi a seguire i suoi movimenti prendendomi per mano.
<Ma neanche per sogno! Non sono capace, sono come un manico di scopa!> ho risposto cercando di divincolarmi.
<Posso insegnarti io!>
<Oh Gesù, ti prego no! Non riesco ad immaginare tortura peggiore!>
<Tortura per te o per me?>
<Entrambi!>
Abbiamo riso fino alle lacrime.
Purtroppo il cielo si è nuovamente coperto ed abbiamo deciso di ritornare a casa.
Ora lui è in salotto, sul divano,al telefono con alcuni collaboratori, stanno parlando di lavoro.
Io sono in cucina, sto pulendo tutto quello che ho sporcato ieri sera cucinando il pasticcio, che era venuto davvero buono tra l'altro, per lasciare la casa ai nonni immacolata come loro l'hanno fatta trovare a noi.
Oggi abbiamo parlato di tante cose, ma nessuno dei due ha avuto il coraggio di iniziare il discorso più spinoso e delicato di tutti, e cioè il futuro.
Mi ha detto di avere degli impegni imminenti, di dover andare in Giappone a ritirare dei premi con i ragazzi, per ora in Europa non dovrà e nemmeno potrà tornare.
Io potrei raggiungerlo a Seoul, si, tutto si può fare, di sicuro però non potrò farlo ogni mese, nemmeno ogni due.
Ci siamo infilati in un ginepraio, e non so come uscirne se non provando dolore.
Devo prepararmi mentalmente al distacco, non so bene come fare, non sono un robot, vorrei poter cancellare ogni emozione, vorrei almeno poterle controllare, ma non ne sono in grado.
Sto finendo di pulire il piano in pietra del lavello, tiro la spugna contro il muro in un gesto impotente e stizzoso.
Maledetta me!
Non avrei dovuto dirgli di venire qui, quando me lo ha proposto avrei dovuto dire di no e troncare subito, non ne ho avuto la forza, la voglia di vederlo e di stare con lui ha prevalso, ma adesso è mille volte peggio.
Mi è capitato solo un'altra volta di frequentare un ragazzo che faceva parte del mondo della musica, mio padre lavorava per lui, al primo singolo di successo si inseri' nel jet-set e mi tradi' con un'aspirante attrice.
Non sto dicendo che Hobi sia come lui, ma la lontananza non porta nulla di buono, è un ambiente difficile sia per chi ci lavora che per chi lo frequenta, mi ero ripromessa di stare alla larga da tutto questo e invece ci sono caduta di nuovo.
Maledizione!
La spugna non era strizzata, colpendo il muro ha schizzato acqua ovunque, anche sul mio maglione e sui pantaloni grigi della tuta, mi mordo il labbro per tenere a bada le lacrime.
Dal salotto sento provenire musica hip hop, Hobi deve avere concluso le sue telefonate, lo vedo arrivare in cucina ballando, sta saltellando di qua e di là, sprizza solarità da tutti i pori, questa caratteristica gliela invidio con tutta me stessa, si avvicina facendo movimenti provocanti con il bacino, mi strappa un sorriso, ma quando vede i miei pantaloni tutti bagnati appoggia il cellulare e ferma la musica.
<Tutto ok?> chiede.
<Si....no...a dire il vero no...>
Mi solleva, mi prende in braccio, mi mette seduta sul tavolo e si posiziona davanti a me a braccia conserte.
<Dimmi cosa succede!> ordina.
Nego con la testa, lui mi accarezza la guancia, probabilmente ha capito la direzione dei miei pensieri, i suoi occhi sono spalancati...spalancati quanto possono esserlo gli occhi a mandorla, comunque sembrano più grandi del solito.
<Non fare così....vedrai che troveremo una soluzione...> e lo dice in un modo così tenero che sento una lacrima scendere lungo la guancia, mi affretto a tamponarla con la mano, ma un'altra la segue e poi un'altra ancora.
Mi appoggio al suo petto ed inizio a singhiozzare, non ce la faccio a trattenermi, più ci provo e peggio sto.
Mi sta colando il naso, ho bagnato la sua felpa Luis Vuitton che deve costare un'occhio della testa, lui non sembra farci caso, mi accarezza i capelli ed aspetta che il mio sfogo finisca.
Mi allontano e mi tampono.
<Scusa...scusami ...ti ho bagnato....> e sfioro con un dito l'alone più scuro sul  davanti della maglia.
Si avvicina e mi bacia prima una palpebra poi l'altra, un'ultima lacrima scende e lui la cattura con la lingua poi appoggia le sue labbra sulle mie, sono umide e salate.
<Pensi davvero che dopo quello che c'è stato fra noi io possa sparire? Che non mi vedrai più?> chiede.
<Non so cosa pensare, mi dispiace non essere fiduciosa quanto lo sei tu, sei sempre così solare, così luminoso, così.... così...> non trovo le parole per continuare.
<Se mi vedi così è perché quando sono con te mi sento così! Tu mi fai stare bene, questi giorni in tua compagnia sono preziosi, è come se tu fossi il mio posto sicuro, il mio rifugio...>
Sta' strofinando la punta del naso su e giù sul mio collo, mi sfila la maglia, rimango in reggiseno ma provo comunque a frenare i suoi gesti.
<Dovremmo parlare Hoseok!>
<Da domani avremo tutto il tempo del mondo per parlare, abbiamo parlato al telefono per un mese di fila, so tutto della tua famiglia, di te, dei tuoi fratelli, dei tuoi amici, di cosa ti piace mangiare, dove vorresti vivere...voglio fare qualcosa che da domani non potrò più fare...per un po' almeno...>
È assorto, con un dito mi sfiora, partendo dal seno fino ad arrivare all' elastico dei pantaloni.
<Non sempre...ma spesso, sono costretto a portare una maschera Imogen, ad avere un ruolo, è una cosa che mi diverte, mi piace essere J-Hope. Ma non sono solo questo e quando sono con te è come se tutto quello che sono stato fino adesso si sgretolasse, come se non fosse necessario mostrare una parte sola di me, qui posso essere io per intero...>
Mi fa scendere e mi toglie i pantaloni, poi mi fa risalire a sedere davanti a lui.
Il suo respiro è veloce, lo avvicino a me, infilo le dita fra i suoi capelli, le punte dei nostri nasi si toccano.
<Nessuno ti ha mai detto di avere un profumo buonissimo?> gli chiedo.
Lui fa una risata buffa.
<No!>
Lo bacio, la sua lingua mi sfiora le labbra, poi mi guarda socchiudendo gli occhi e prosegue a leccarmi il centro del corpo, passando dal seno fino allo stomaco, si sofferma sull'ombelico facendomi il solletico e scende giù, sempre più giù...lascio cadere la testa all'indietro, mi scosta l'intimo ed appoggia le labbra sul punto più sensibile.
<Ci credi al colpo di fulmine Imogen?>
<No...> sto ansimando.
<Mmm... risposta sbagliata...>
Ohhhh,  osservo la sua nuca muoversi fra le mie gambe, sento i suoi baci su di me, la sua lingua mi sfiora lentamente, è una sensazione talmente intensa che risulta difficile da sopportare, sento il piacere crescere, crescere a dismisura.
<Oddio...oddio Hobi...>
Appena sente che sto per abbandonare ogni resistenza si arresta e torna con il viso alla mia altezza.
<Aspetta....aspetta ancora un po'...> sussurra.
Mi bacia, sento il mio sapore su di lui, mi sembra di impazzire tanto è la necessità di averlo.
<Voglio che mi desideri quanto ti desidero io...> dice mentre mi toglie l'intimo.
Non so quantificare, ma il mio bisogno di lui mi fa essere impaziente, mi fa desiderare di poter rimpicciolire, di essere così piccola da poter entrargli dentro e rifugiarmi vicino al suo cuore.
Allungo le mani per togliergli i vestiti ma lui me le allontana, si slaccia la cintura e si abbassa i jeans quel tanto necessario per fare uscire quello che serve.
<Mi vuoi?>
Sospiro.
<Si>
<Quanto?>
Accosto le mie labbra al suo orecchio.
<Troppo> rispondo
Hobi scivola dentro di me con urgenza, lascio che si perda e che prenda da me tutto ciò di cui ha bisogno.

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