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Per quasi un anno ho girato come una trottola da una parte all'altra del mondo, era arrivato il momento di staccare, così ho preso dieci giorni di ferie in coincidenza con la festa di fine estate di mio padre negli Hamptons e ho raggiunto la mia famiglia.
Avevo davvero bisogno di godermi un po' anche i miei fratelli al di fuori di uno studio di incisione, abbiamo fatto surf e mangiato aragoste sul pontile come ai vecchi tempi.
Oggi è il giorno del party che, a differenza degli anni passati, è speciale, perché verranno festeggiati anche i sessant'anni di papà.
Per l'occasione ci sono invitati arrivati appositamente dall'Inghilterra, prima su tutti mia madre, seguita da Ben e kristal.
È quasi irreale avere tutte le persone che amo riunite in un solo luogo...beh, tutte tranne chi è rimasto a Seoul.
I ricordi del giorno in cui io e Hoseok ci siamo conosciuti sono talmente vividi che sembra essere successo ieri,  mi manca, come l'aria, non lo vedo da mesi.
Ma a differenza di quella giornata il sole è alto, non ci sono uragani all'orizzonte ed andare al capanno sulla spiaggia è impensabile, è primo pomeriggio e la villa è già colma di gente, un andirivieni incessante di persone che si spostano dal salone al patio, ragazze a bordo piscina talmente belle e patinate da sembrare finte ed in serata sono attesi anche tutti gli artisti di punta che collaborano con mio padre e i miei fratelli.
Mia madre è beatamente stesa su un lettino con un margarita in mano e un cappello a tesa larga le ripara il viso dal sole, Ben sta conversando con un produttore che ho visto qualche volta allo studio, io e Kiki ci stiamo bevendo una birra ghiacciata sedute su uno sgabello al bancone dell'angolo bar.
<K ho mangiato talmente tanto la settimana scorsa che sembro incinta!> e le mostro lo stomaco teso che spunta dallo spacco del pareo.
Non mi risponde ma si alza gli occhiali da sole per vedere meglio in lontananza, fissa un punto distante da noi e mi stringe il polso.
<Dimmi che sto avendo le allucinazioni, ti prego, dimmi che non è chi credo che sia!>
Seguo il suo sguardo sbigottito e vedo Andrew in compagnia di una ragazza parlare con Paul nel salone principale.
<Oh merda! Ma cosa ci fa qui? Cosa non era chiaro nel discorso che gli ho fatto?> mi domando.
Kristal mi osserva preoccupata senza avere risposte.
<Maledizione!> impreco a denti stretti <Andrew non è uno stupido e...>
<Tu credi?> mi interrompe la mia amica.
<Si lo credo, se è qui è perché mi sta cercando, sapeva di trovarmi...>
In questi momenti la mancanza di Hobi è ancora più pesante, non lo vorrei qui per una forma di protezione, ma perché a volte è dura, nelle situazioni difficili anche solo saperlo vicino mi sarebbe d'aiuto, a volte avrei bisogno del suo sostegno, ed invece è a migliaia di chilometri di distanza chiuso in una caserma.
Kiki si avvicina al mio orecchio dicendo:
<Se pensi che voglia parlare con te ti lascio sola, acceleriamo le cose e facciamola finita....vado in piscina ma ti tengo d'occhio Imo ok?>
Annuisco e la guardo dirigersi verso l'esterno spostandosi i capelli lucenti di lato.
Finisco la birra scolandola in una sola sorsata e provo ad andare nella zona dove ci sono meno invitati, vicino alla cucina, ma , come sempre a queste feste, c'è un viavai di camerieri continuo, così decido di salire al piano superiore, apro la porta finestra e mi affaccio al balcone, osservo l'oceano in lontananza e aspetto.
Non devo attendere troppo, sento infatti dei passi pesanti dietro di me, li riconoscerei tra mille, non serve nemmeno che mi giri verso di lui.
<Ho il cellulare in mano Andy e sono una persona di parola, quando ti ho detto che non dovevi più farti vivo pensavi che stessi scherzando? Vuoi davvero che chiami il mio avvocato?>
<Non vuoi neanche sentire cosa devo dirti? Girati Imogen>
Lo accontento e appoggio la schiena alla balaustra.
<Cosa ci fai qui? Come puoi pensare che sia una buona idea presentarti a casa del padre della ragazza che hai aggredito e violentato?> le ultime parole sono state pronunciate più come un ringhio che altro.
Lo guardo in viso, i suoi occhi sono limpidi, è calmo e mi osserva con le mani infilate nelle tasche dei bermuda, la brezza proveniente dal mare muove il ciuffo di capelli che gli cade sugli occhi.
<Lavoro per il New York Times adesso, ma due settimane fa sono tornato a Londra per un evento di beneficenza, c'era tua madre tra gli ospiti ed ha invitato sia me che mio padre qui oggi, lui non è potuto venire ma io ho pensato che poteva essere un'occasione per parlare con te...>
<Hai pensato malissimo!>
<Lo so, capisco tu voglia stare sulla difensiva, lo comprendo davvero...sono qui con una ragazza, non ho secondi fini come puoi pensare, sono seguito da un terapeuta Imogen, sto facendo tutto quello che tu mi hai suggerito di fare...beh, non è facile da ammettere, ma mi ero perso, ho toccato il fondo con te in un momento tremendamente buio della mia vita...se penso a quello che è successo mi tormento e non trovo soluzione...>
La voce di Ben lo interrompe:
<Il tempo è scaduto, allontanati da lei e vattene immediatamente>
Andrew alza le mani in segno di resa, mi guarda impotente e si allontana.
<Aspetta...> dico di getto <Ben per favore lasciaci un secondo>
<Io e Kiki andiamo in spiaggia, ti aspettiamo lì, se fra dieci minuti non ci hai raggiunto torno e giuro che lo butto di sotto!> dice, puntandogli il dito contro.
Rimaniamo di nuovo soli così continuo:
<Se non trovi soluzione a quello che hai fatto è perché non c'è, io non ti perdonerò, non posso farlo, ma convivo costantemente con quello che è successo, a volte riesco a non pensarci per giorni e poi i ricordi mi piombano addosso quando meno me lo aspetto ed è tremendo...non è tanto  il dolore fisico che ho provato ma come mi hai fatto sentire, come se non valessi nulla, come se fossi talmente inutile da potermi trattare come un rifiuto....> mi si spezza la voce.
I suoi occhi diventano lucidi.
<Mi dispiace Imogen>
<Sai cosa mi tormenta? Cosa non mi ha fatto dormire per mesi e ancora a  volte mi tiene sveglia? Il pensiero di averti risparmiato il carcere e di aver così lasciato in libertà uno stupratore seriale!>
Le mie parole lo hanno colpito, sul viso gli appare un'espressione scandalizzata.
Io continuo:
<Ci penso e mi chiedo...mi chiedo se ho preso la giusta decisione, se dovessi fare quello che hai fatto a me a  qualcun'altra non me lo perdonerei mai, vivo con una responsabilità che non vorrei avere ed è come un coltello infilato nel petto Andrew!!!>
<No...no ascoltami> fa due passi verso di me.
<Non ti avvicinare! So che non sei pazzo, e nemmeno violento, ma in quel momento lo sei stato, era chiaro che avessi dei problemi e che le dipendenze ti avessero fatto deragliare. Ho deciso di comportarmi così con le migliori intenzioni. Tienilo a mente per il futuro...e fai che nessuna possa mai soffrire quanto ho sofferto io>
Sento scendere le lacrime lungo le guance, mi tampono con il dorso della mano.
<Non succederà, te lo giuro Imogen, farò ammenda per il resto della vita...>
<Quando ti ho visto prima con quella ragazza ho sentito un brivido lungo la schiena, ho tremato per lei...>
<Non devi, Paula è una collega, ci frequentiamo da mesi...la amo, davvero, sa dei miei problemi>
<Sa di noi?>
Ingoia, è a disagio.
<Lo saprà, non è facile confessare una cosa del genere, ma ho intenzione di dirglielo>
<Bene. Fallo. Spero per te che possa amarti comunque>
Guarda l'orologio, sono passati più di dieci minuti.
<Ti auguro il meglio Imogen, saperti felice per me è un sollievo...lo sei? Dimmi di sì, ti prego!>
Lo conosco tanto da poter vedere e sentire che è sincero, ho davanti il ragazzo di cui mi ero innamorata, sta sicuramente cercando di aggiustare una situazione che non potrà mai essere aggiustata con la tenacia che ha sempre avuto, vuole ricominciare e in qualche modo deve provare a farlo, forse questo incontro serviva ad entrambi per aggiungere un tassello verso una sorta di guarigione.
<Provo ad esserlo ma converrai con me che nessuno è sempre felice, quindi fattene una ragione!>
Un accenno di sorriso gli spunta dalle labbra.
<Vai ora> gli dico< lascia la festa, porta Paula sul pontile, fate una passeggiata, fai quello che ti pare ma lasciami in pace, per favore!>
Annuisce.
<Per quanto mi riguarda questo è un addio Imogen, sono consapevole di aver avuto una possibilità grazie a te, non ne vado fiero ma non sono così stupido da sprecarla, non avrai bisogno di contattare nessun studio legale e quel maledetto video marcirà la dove lo hai lasciato....vedrai che andrà tutto bene>
Lo guardo allontanarsi e tiro un sospiro di sollievo, questa giornata ha preso una piega che non mi aspettavo.
Scendo e raggiungo i miei amici sulla spiaggia privata di fronte alla villa.
Ben è in acqua, mi tolgo il pareo rimanendo in bikini, mi stendo sul telo di fianco a Kik e chiudo gli occhi, il sole è accecante ed ho lasciato gli occhiali scuri in casa. Sento la sua mano cercare la mia e stringerla forte una volta trovata.
<Tutto bene?> chiede
<Si...si tutto bene> e lo penso davvero.
Ben torna dalla nuotata, si unisce a noi schizzandoci di acqua, appoggia la testa sulle mie cosce, rimaniamo in silenzio ad ascoltare il rumore delle onde sulla battigia, non servono parole, sanno che racconterò loro tutto con i miei tempi e qui, assieme a due delle persone che amo di più al mondo, anche se non tutto è perfetto, anche se le sfide quando tornerò a Seoul non saranno finite, mi sento serena come non mi sentivo da tempo.
<Imo...stavo pensando...> esclama Kiki <visto che il contratto con quella casa discografica fra poco scadrà e il tuo amato coreano e nell'esercito...beh, potresti tornare a casa, a Londra>
Ben alza la testa per guardarla meglio e dire:
<Ma sei seria?>
<Si Ben! Lo sono! Noi siamo la sua famiglia, mi manca, non ci vedo nulla di male, dopotutto non si vedono mai! Cosa ci sta a fare là?>
<Sei tremenda kristal> le dice.
Lei sbuffa e mi accarezza i capelli iniziando a giocare con qualche ciocca.
Non rispondo alle sue provocazioni, la conosco bene, infatti:
<Ci ho provato, lo ammetto...> alza gli occhi al cielo <vorrà dire che quest' inverno verrò a trovarti!>
Mi alzo di scatto.
<Davvero?> chiedo.
<Si davvero! Lo sapevo che mi avresti detto che ora la tua casa è là....ho già preso i biglietti di prima classe tesoro, a Natale starò da te per un mese!>
<Oh Kik....> la stringo in un abbraccio.
Non le dico che non so in che casa potrò ospitarla, al mio ritorno dovrò affrontare dei cambiamenti, dovrò prendere delle decisioni importanti, voglio dare alla mia vita la direzione che ho sempre voluto, non sarà facile, ma non vedo l'ora di cominciare a farlo!

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