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"Amore, svegliati" sussurai all'orecchio del mio bambino.
I suoi occhioni giganti, color marrone scuro, si aprirono e mi mostrò le sue fossette ereditate dal padre. Si svegliava sempre con il sorriso, nonostante fossero le 5:00 del mattino.
Andammo in cucina e, per addolcirlo visto le ore di volo che ci aspettavano, gli diedi un cornetto al pistacchio e del latte.
Io mangiai qualche biscotto ed andai di sopra a sistemare le ultime cose.
Destinazione Parigi.
Vestii il mio bambino con dei jeans comodi e una maglia della nike, mentre delle scarpette che sapevo già si sarebbe tolto durante il viaggio.
Sarei andata a Parigi, non solo perché il padre di mio figlio voleva passare le vacanze estive con lui, ma anche perché avevo uno shooting per un brand molto famoso in Francia.
Oggi ero davvero incasinata.
Mi vestii a caso, tanto mi avrebbero dato l'abbigliamento nel posto per scattare le foto, misi un pantaloncino ed una canottiera, vista la stagione.

-Mamma andremo da papà?- mi chiese il mio bimbo mentre mi stringeva la mano.
-Sì, amore, andremo anche da papà.
Quella frase mi fece ritornare in mente che l'avrei rivisto, e non attraverso uno schermo o in videochiamata.
Di solito, suo padre chiama Dylan quasi ogni sera per parlare o cose simili, ma con me non ha mai voluto parlare. Ci credo, dopo quello che ho fatto. Che abbiamo fatto, aggiungerei.
-Mamma perché non possiamo vivere tutti e tre insieme?
Deglutii rumorosamente, cosa si dice in questi casi? I genitori non si vogliono più bene?
-Tesoro, io e tuo padre abbiamo tanto lavoro e siamo molto impegnati- sperai che si convincesse.
-Ma anche i genitori di Luke hanno molto lavoro, ma vivono tutti insieme- ribadì il bambino mulatto, e sentii la mia mano sudare nella sua.
Non risposi, bensì andai di sopra a controllare che avessi spento tutte le luci. Sapevo quanto la mancanza di un papà facesse male a mio figlio, e a tutti i figli in generale, ma non abbiamo altra scelta.
-Passerai tutta l'estate da tua nonna, lo sai?- gli chiesi riferendomi ai genitori di Kylian. Della famiglia, erano le uniche persone che mi scrivevano almeno una volta a settimana per sapere come stavamo, se avevamo bisogno di qualcosa, nonostante sappiano tutto l'accaduto.
Quando sono uscita incinta, ebbi l'impressione che avessimo messo su famiglia un giorno, ci saremo sposati, e cose del generale. A quanto pare, erano impressioni sbagliate.

Arrivammo all'aeroporto e, prima di salire sul mezzo, risposi ad un messaggio di Kylian. Il primo dopo tre anni, facciamo progressi.
Sullo schermo si leggeva "Vengo a prendere Dylan all'aeroporto, dimmi quando salite e quando arrivate" breve e coinciso.
Gli risposi con un "Stiamo salendo sull'areo, a dopo"
Dai messaggi non si percepiva quanto mi odiasse, ma io potevo solo immaginare cosa pensasse di me.
Erano tre anni fa, perché pensarci ancora?
Scossi la testa per liberarmi da quei pensieri e poi mi fermai a guardare il mio bambino che si era addormentato.
Era davvero presto, erano le sette e saremo arrivati a Parigi per le 10:00.

Era proprio simile al padre, pelle olivastra, fossette, occhi grandi e marroni, posso dire che solo il naso e la bocca somigliano un po' più a me. Per il resto, chi lo vedrebbe penserebbe che Kylian abbia fatto un figlio con un suo sosia.
Fui svegliata dall'areo che atterrò, Dio, adesso l'avrei rivisto.
Cercai di mantenere la calma anche per il mio bambino, i figli sono il riflesso dei comportanti e delle emozioni dei genitori, lessi una volta.
Scendemmo e Dylan era a dir poco scocciato, ma appena vide suo padre iniziò a correre e a sorridere.
Sono felice che, almeno a lui, il padre faccia questo effetto.
Lo vidi da lontano, e lo indicai con il dito a mio figlio, indossava una t-shirt che metteva in risalto il suo fisico, e aveva il telefono in mano. Quando alzò la testa da esso, mi parve irrigidirsi per poi accovacciarsi all'altezza del piccolo.

Dylan era un po' impacciato, le uniche volte che l'aveva visto era qualche anno fa e non credo si ricordi.
Restarono in quella posizione a chiacchierare per un po' di tempo, quando il mio bambino parlò:
-Mi ha detto la mamma che posso vedere la nonna, veramente?.
Mbappè mi guardò e accennò ad un espressione stupita, come se non si fosse accorto della mia presenza, mi guardò per un secondo dalla testa ai piedi ed è inutile dire che mi sentii molto a disagio.

Riportò immediatamente lo sguardo sul bambino, -certo, la nonna sarà felicissima di vederti.
Il bambino gli salii in braccio e lui mi rivolse per la prima volta la parola.
-Ti accompagno a casa?- mi domandò senza staccare lo sguardo da terra.
-No, ho uno shooting e prenderò un taxi- dissi. -E tu, fai il bravo e non far arrabbiare troppo il papà.
Pronunciare la parola "papà" riferendomi a Kylian mi aveva fatto un strano effetto.

Mi salutò con un cenno della mano e poi io mi avvicinai per baciare il piccolo, che era entusiasta di rivedere suo padre dopo tanto tempo.
E anche Kylian lo era, ma perché all'improvviso voleva ricucire i rapporti con lui?

Ritorna da me/ Kylian MbappéDove le storie prendono vita. Scoprilo ora