Dopo aver zittito la sveglia, mi alzai e mi diressi in cucina, dove presi qualcosa da mettere nello stomaco. Kylian era a casa sua visto che quel pomeriggio ci sarebbe stata la tanto attesa partita: Psg-Monaco. Era abbastanza presto, perciò decisi di non svegliare ancora Dylan.
Spalmai la pomata sulle cosce, il livido si stava ritirando, come il mio dolore. Qualche volta mi era capitato di rivivere quei momenti terribili, ma ogni volta mi bastava pensare al mio uomo, e mi ritornava il sorriso in pieno volto.
È strano come una persona può provocare questo effetto, cambiare una persona. Solo grazie a lui potei iniziare a vedere il bicchiere da "mezzo vuoto" a "mezzo pieno". Solo grazie a lui potei iniziare a capire cosa significasse la felicità; per tanti anni avevo pensato che significasse andare a ballare, avere amici, fare qualunque cosa volessi.
Ahimè, poi provai sulla mia stessa pelle che non era così: andavo a ballare, avevo amici, facevo qualunque cosa mi passava per l'anticamera del cervello, eppure ero triste.
Eppure quando mi guardavo dentro, vedevo un vuoto incolmabile. Un vuoto che portava il suo nome e cognome.Mi vestii casual visto che sarei rimasta in casa, e decisi di oziare un po'. Presi uno dei tanti libri disposti ordinatamente sulla libreria, e iniziai a scorrere le pagine. L'inchiostro segnava quella carta, esageratamente profumata, con tratti indelebili. Come nella nostra vita, in fondo. Rimasi ad annusare le pagine di carta ruvida e spessa, con qualche macchiolina qua e là, per un po' di tempo, finché non mi resi conto di sembrare abbastanza ridicola.
Sbadigliai e mi strofinai gli occhi, prestando attenzione a non rovinare il trucco, e ripresi a leggere, rannicchiandomi tra la coperta di cotone.
La fine dell'estate iniziava a farsi sentire: le giornate tornarono ad accorciarsi, il sole a non essere sempre così cocente, e le strade di Parigi svuotarsi di turisti smarriti.
È bello però rivedere le strade non straripare di persone, che ammirano la città dell'amore. È il periodo di più rilassatezza possibile, non è ancora del tutto ritornato l'inverno, fortunatamente aggiungerei, ma allo stesso tempo non ci sono gli stessi fastidi presenti nel pieno della stagione.
In particolare qui a Parigi, dove è una grazia se in estate non piove, alla fine di agosto tornano a scendere le temperature.
Mandai via questi pensieri meteorologici, e tornai a dedicarmi alla lettura. In particolare quello che stavo leggendo era un libro a cui ero molto affezionata, me l'aveva regalato Kylian.
Quando ci conoscemmo, passavo ore e ore a raccontargli la trama di libri, oppure a parlare di nuove uscite e libri rarissimi da trovare. Lui cercava di cambiare discorso a volte, altre si rassegnava e subiva la tortura. Quando poi, fummo al centro commerciale, vidi un libro di cui avevo tanto sentire parlare,ed ormai avevo occhi solo per quello.
Purtroppo fu un orario abbastanza contestabile, infatti stavano chiudendo e, per non fare polemiche, rimandai. Dopo qualche giorno, lo trovai incartato con un bigliettino romantico accanto, a casa mia. Mi si scolse il cuore al solo pensiero.Non mi accorsi del tempo, che era passato alla velocità della luce, ed andai nella cameretta del mio bimbo per svegliarlo.
-Buongiorno, amore mio!- gli lasciai tanti bacini sulle guance, accompagnati dal solletico, che lo fece svegliare in un attimo. Tra risate cercò di fermarmi, e poi gli diedi tregua. -Ricordi che giorno è oggi?- chiesi.
Scosse la testolina, -andremo a vedere la partita di papà!- gli rivelai, e lui parve esserne entusiasta.
Lo vestii e aspettammo con ansia che si facesse pomeriggio. Mentre il bambino finiva di fare delle piccole schede da colorare che gli avevano assegnato per le vacanze, andai di sopra a farmi bella per Kylian. Coda alta, così che la maglia con scritto "Mbappé" si noti alla perfezione, trucco, ed ero pronta.
Aspettai che si facesse un po' più tardi ed uscimmo dalla casa. Dylan sprizzava felicità da tutti i pori, era la prima partita che vedeva del papà, ed anche se avesse perso saremo stati comunque orgogliosi di lui.
Arrivammo allo stadio, stracolmo di gente, ed entrammo per posizionarci nella tribuna dei vip. C'erano alcuni visi a me famigliari, ma senza guardare nessuno, mi sedetti al mio posto aspettando con ansia l'entrata dei giocatori. Dovemmo attendere abbastanza tempo, quando finalmente fecero il loro favoloso ingresso.
Neymar che come sempre masticava un chewing gum, e gli altri che parlavano tra loro. Eccolo lì, l'amore della mia vita.
Lo vidi sbirciare e scartare tutti i posti in tribuna finché non arrivò a me e a Dylan, si limitò a sorridere e ad ammiccare. Il bambino lo salutò con la mano e urlando, ma la sua voce fu coperta da quella di tutti i tifosi euforici.
-Perché papà non mi saluta?- mi domandò imbronciato.
Ridacchiai, -amore, ma non senti quanta confusione che c'è? È troppo lontano per sentirti- spiegai e il bambino fece spallucce, aspettando il fischio d'inizio.Urlai come una matta, non ricordavo che fosse così emozionante andare allo stadio: non ci andavo da troppo tempo. Il mio bambino prese il mio esempio, batteva le mani e urlava il nome del padre, che a volte lanciava qualche sguardo e sorriso verso la nostra direzione. Gol del Monaco, tutti i tifosi del Psg delusi, ma si riprende a giocare comunque. Il viso triste e stanco di Kylian mi spezzò il cuore, ma poi ricordai che fosse abituato e che avrebbero recuperato presto. Non mi sbagliavo, infatti arriva il primo gol di Messi, esultai più di chiunque altro. A vedermi così emozionata, Kylian rispose ridendo da giù al campo. Era così piccolo da lontano, quasi indistinguibile con i compagni, eppure riuscivo a seguire attentamente i suoi passi e tutti i suoi spostamenti. La tentazione di scendere, interrompere il gioco, soltanto per gustare le sue labbra e poterlo avere vicino a me, era molta, ma chiaramente non potevo farlo. Mi mancava già, ma pensai a quanto sarebbe stato bello festeggiare tutti insieme.
Il Monaco recuperò immediatamente, facendo un gol che sarebbe stato potuto evitato, ed invece entrò con violenza in rete. Il primo tempo finì, ma iniziò il secondo prima di quello che mi aspettassi.
-Eccolo, è lì- lo indicai a mio figlio che mi chiedeva incessamente di lui.
-E Nemar, dov'è?- risi per la sua pronuncia, -è lì- indicai anche il brasiliano.
Si riprese a giocare.
Si crea un po' di confusione tra gli spalti, non capisco più niente, tutti si alzano in piedi con le mani fra i capelli.
Cerco di avvicinarmi a qualcuno che guardava il campo preoccupato.
-Mbappè, mbappè- dicevano. -È caduto-
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Ritorna da me/ Kylian Mbappé
Fanfiction{QUESTA STORIA NON HA UNA CONCLUSIONE E MAI L'AVRÀ} Sei il mio rimpianto, di giorno, di notte, a qualsiasi ora. Sei il mio pensiero fisso, pensiero di chi, si chiede costantemente come sarebbe andata se ci fossimo incontrati nel momento giusto. Grac...