28.

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⚠️anche qui lessico abbastanza esplicito⚠️

Tornai a controllare la carne e, ahimè, era pronta. Avremo dovuto mangiare tutti insieme, riuniti attorno ad un tavolo e per lo più fingere di stare bene davanti a nostro figlio.
Mentre apparecchiavo, sentivo le voci del padre di mio figlio e Dylan che giocavano. Dovrebbe essere stato difficile per lui, fingere che tutto vada bene quando la persona che ami aveva accettato un incontro "a luci rosse" con il suo ex, eppure ci riusciva benissimo. Sicuramente aveva frainteso le mie intenzioni, ma come dico sempre: "meglio tardi che mai" ed è meglio che Louis capisca subito che tra me e lui non ci sia più NIENTE, anche se avrebbe dovuto farlo da quando ci lasciammo, che far andare avanti queste conversazioni inutili e per lo più sporche con lui. Non avevo intenzione di avere qualsiasi rapporto con lui.
Da due mesi a questa parte, dicevo sempre di non aver fatto mai l'amore con qualcun altro, e probabilmente vi starete chiedendo perché invece tutto dice il contrario. Con Louis non era fare l'amore, era scopare. Non c'era sentimento, come quando lo facevo con Kylian. Sicuramente non sputo nel piatto in cui ho mangiato, perché era davvero bravo a letto. Ma la cosa si fermava lì, insomma noi ci consideravano fidanzati, ma per me siamo sempre stati solo degli "scopamici" come si suol dire.

-È pronto!- urlai in modo insicuro, il bambino subito corse ma il padre lo fermò: -vieni a lavarti le mani!- il bambino tornò indietro sbuffando e fece come ordinato.
Ebbi l'impressione che Kylian ci stesse mettendo più tempo del solito, mentre il mio bambino tornò dopo nemmeno due secondi, con le mani ancora umidicce. Gliele asciugai per bene su uno straccio da cucina, e lo fece sedere sulla sedia, troppo alta per lui.
Dopo un po' arrivò anche il padre, che senza degnarmi di uno sguardo, si accomodò vicino al figlio.
Sospirai, sembrava una pietra.
Gli misi davanti i piatti e rispose con un -grazie- quasi inesistente. Come si fa al ristorante, non come si fa con la mamma di tuo figlio. Cacciai via questi pensieri, dovevo per un attimo mettere da parte il mio lato permaloso e fare la persona adulta. Domandandomi se fosse davvero da persona adulta accettare quell'invito molto ambiguo.
Tagliai la carne in tanti piccoli pezzetti a mia figlio, che intanto insisteva per voler farlo lui. -Basta lamentarti! Mangia- ordinai severamente, minacciando di imboccarlo e lui iniziò subito a mangiare da solo, per sembrare grande.
Dopo ciò, potei finalmente dedicarmi al mio di piatto, che si era freddato, ma poco importava: Avevo di fronte quell'uomo che aveva la faccia quasi nel piatto, e mangiava velocemente.
Nella sala da pranzo rimbombavano soltanto i rumori delle forchette e dei coltelli che dividevano il cibo. Non c'era nemmeno il bambino ad interrompere il religioso silenzio perché si era offeso per la ramanzina di prima, ma ci diedi poco conto, gli sarebbe passata tra un po'.

Il mulatto, che mi aveva sempre stupito per l'educazione, si alzò ed iniziò a sparecchiare. -Tranquillo, faccio io- dissi tentando di rubargli i piatti da mano, ma la sua presa era salda. Scansandomi, li poggiò nella lavastoviglie.
Il bambino, come consigliato dal padre, si diresse in salotto a guardare i cartoni e giocare con le macchinine. Ed in cucina rimanemmo solo noi due, con il sottofondo creato dall'elettrodomestico in movimento.
-Che cazzo fai?- interruppe il silenzio. Aprii la bocca per parlare, ma la richiusi quando lo fece lui.
-Ci pensi alle stronzate che ti vengono in mente?- continuò lui alzando il tono, ma lo invitai ad abbassarlo per non spaventare il bambino.
-Kylian, io non andrò lì per fare quello che pensi tu- risposi e notai che si stava innervosendo.
-Gli parlerò, facendogli capire che non ci può essere più niente tra noi- mi avvicinai per rassicurarlo, ma lui arretrò con le braccia al petto.
Rise nervosamente, -sei davvero così ingenua o mi prendi in giro?- non capii cosa volesse dire, così proseguì.
-Quel pervertito se vuole, riesce a metterti le mani addosso. Ci arrivi?.
-No, non è vero. Andrò lì, non gli farò vedere nemmeno un millimetro di pelle, gli dirò quello che penso e me ne andrò- risposi, cercando di rassicurare prima me che lui.
-E se ti fa del male? Io dovrei rimanere qui tranquillo pensando tutto ciò che solo immagina di farti quel coglione?- i suoi occhi si inumidirono.
Gli afferrai i polsi, cercando di farlo ragionare. -Se succederà qualcosa ti chiamerò, tranquillo- lui non si convinse.
-Non ti facevo così ingenua- respinse la mia presa sui suoi polsi. -Posso almeno accompagnarti?.
-C'è Dylan, ricordi?- gli domandai, anche se mi avrebbe fatto piacere sapere che c'era lui ad aspettarmi.
-Lo lascerò a mia mamma- insistette, ma poi lo vidi pensare e muovere le dita sul sopracciglio inarcato. -Non potevi semplicemente bloccarlo?- mi chiese.
-Non sai com'è fatto, lui era letteralmente ossessionato, mi avrebbe trovato e fatto del male- risposi e vidi la sua espressione incupirsi.

Fece per andarsene in un'altra stanza, ma riuscii a bloccarlo.
-Cosa c'è adesso?- chiesi. Esitò, ma poi aprì la bocca come per liberarsi di un peso.
-Mi da fastidio che tu abbia scopato con lui, okay? Questo vuoi che io ti dica? Mi da fastidio che tu ti sia solo fatta toccare da qualcuno che non sia io, che abbia rivolto i tuoi sorrisi più belli anche ad altri, che abbia baciato, accarezzato e desiderato un altro, che non sia io. Mi da fastidio che tu abbia urlato il nome di quel coglione o che abbia amato qualcun altro. Perché io non l'ho mai fatto, non ho mai amato qualcun altra che non fossi tu-

Ritorna da me/ Kylian MbappéDove le storie prendono vita. Scoprilo ora