26.

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Non ti ho amato fino alla fine,
ti ho amato anche dopo.

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Cercai di muovermi anche se quegli attimi mi avevano a dir poco destabilizzata. Mi toccavo il collo e il solo pensiero che esso fosse stato baciato e divorato da lui, mi faceva venire il batticuore.
Pensai, pensai che solo se avessi detto due parole, come "Ti amo" avrei potuto godere di quelle "attenzioni" ogni giorno, in qualunque momento io lo volessi.
Ma poi, pensai anche che forse, quando provammo a stare insieme, lo eravamo con la testa e non con il cuore. Lo volevamo, ma in modo razionale, non nei sentimenti. Non che io non lo ami, ma abbiamo pensato troppo a quello che volevamo, e non a quello che ci avrebbe fatto bene. Anche se io vorrei passare ogni giorno della mia vita a ricordargli quando cazzo lo amo, e credo anche lui con me.
Gli attimi precedenti furono quasi sovrannaturali, così sensuali e romantici.
A momenti riuscivo ancora a sentire le sue mani salde e sicure, stringere la pelle nuda dei miei fianchi. A sentire ancora la scia di brividi percorrere ogni parte di me, e il suo sorriso aprirsi sul mio collo in risposta.
Perché stavamo ignorando tutto ciò? Tra noi c'era solo attrazione fisica o qualcosa di più?
Il ricordo di quella sera in cui facemmo l'errore, o forse no, di dichiarare i nostri sentimenti rimbombavano nella mia testa, fino a quasi farmi venire gli stessi sintomi di quella mattina. Tutto mi riconduceva a lui, perché per quattro anni non feci altro che continuare a sperare in lui, in un suo ritorno, che finalmente era arrivato. E proprio quando le mie speranze si erano avverate, le respingevo.

Tornai alla realtà quando di nuovo quell'uomo fece irruzione in cucina, storcendo il naso.
-Puzza di bruciato, tutto okay?- chiese con una faccia sorpresa e disgustata dalla puzza allo stesso tempo.
Lo sentii a mala pena, perché ero troppo impegnata a ricordare.
Sorrise, capendo chiaramente il motivo della mia immobilità.
Mi passò una mano davanti la faccia per farmi tornare in me, e ci riuscì.
Mi schiarii la voce. -Sì, tutto okay- riuscii a dire, senza balbettare sta volta.
Ridacchiò.
-Beh, non sembra- indicò la padella da cui iniziava ad uscire un po' troppo fumo.
-È solo ben cotta- scherzai io, facendolo ridere.
Ci girammo entrambi verso la padella ed io iniziai a girare freneticamente il mestolo nella padella, senza alcuno scopo. Lui ridacchiò.
-Mi piace che ti faccio questo effetto- sussurrò.
Mi fermai, e sembrò che anche tutto intorno a me lo fece.
-Pff- risposi. -Ti piacerebbe- continuai stuzzicandolo.
Lui alzò un sopracciglio in segno di sfida, e con esso anche un angolo della bocca, ma non cedetti alla vista di quello splendore.
Incrociai le braccia al petto e rimasi salda nella mia posizione, guardandolo negli occhi.
Fui interrotta da una notifica che fece vibrare la tasca del mio pantalone, inizialmente pensai che fosse stata una salvezza in quel momento di silenzio imbarazzante, ma quando lessi chi era il mittente pensai totalmente il contrario.

Louis:
Ciao! Come stai?

Dovetti rileggere varie volte quel messaggio per rendermi conto se fosse davvero lui, ma niente da fare, era Louis.
Intanto non mi ero accorta che anche Kylian affianco a me aveva letto la notifica, ed adesso si muoveva nervosamente.

Io:
Ti serve qualcosa?

Non mi stupii del fatto che rispose senza nemmeno un secondo di ritardo, era rimasto sempre così ossessionato.

Louis:
Disturbo? Ti stai dando da fare con quel pezzo di merda?

Io:
Cosa vuoi Louis?

-Chi è Louis?- interruppe i miei pensieri l'uomo di fianco a me, che adesso fissava interrogativo e infastidito il mio schermo.
Farfugliai qualcosa di incomprensibile, e lui inarcò le sopracciglia.

Louis:
Sono a Parigi, comunque.

Entrambi i nostri corpi si irrigidirono, ed io maledii con tutta me stessa Louis, me e la mia cazzo di vita.

Ritorna da me/ Kylian MbappéDove le storie prendono vita. Scoprilo ora