8.

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Come poter odiare chi hai amato
più di te stesso?

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Sbraitando, mi alzai ed andai ad aprire la porta di casa. Chi era alle 22:30?
Stavo guardando una serie su Netflix, ma a quanto pare non sarei mai riuscita a finirla. Ero in intimo, in fondo faceva caldo e stavo a casa da sola. Cosa me lo vietava?
Indossai in fretta e furia una culotte a pantaloncino e rimasi in reggiseno.
Sarà qualche solito fan che andrà via dopo aver fatto una foto o un autografo, del resto tutti mi hanno visto in reggiseno grazie al mio lavoro.
Scesi le scale mentre il rumore del campanello era l'unico suono che si udiva in quella gigante casa. Quando non c'è mio figlio, potrebbe far quasi paura perché è molto silenziosa e grande.
Sbuffai ed aprii la porta, sbarrai gli occhi e il mio cuore sembrava uscirmi dal petto, così come le orbite dagli occhi.
-C-che ci fai qui?- domandai mentre cercavo invano qualcosa per coprirmi.
-Dobbiamo parlare.
-No, non abbiamo niente da dirci. Torna a casa che sono le 22:30, e stavo guardando una serie- dissi seguendo con gli occhi la sua figura che intanto era diretta al salotto.
-Al diavolo la serie! Comportati da persona matura per una volta, cazzo- sbraitò bruciandomi con lo sguardo.
-E vai a metterti qualcosa addosso.
-Perché dovrei? Ti distraggo?- incrociai le braccia al petto per far risaltare il seno, e il suo sguardo andò proprio lì.
Sbuffò e distolse lo sguardo schiarendosi la gola. -Sì, mi distrai- lo aveva ammesso, adesso potevo andare a coprirmi, dopo questa vittoria. Corsi salendo due gradini per volta le scale e scelsi di mettere una vecchia felpa che mi aveva regalato lui.
L'avrebbe vista e si sarebbe ricordato di noi, di quello che eravamo, ed era impossibile che non gli avebbre fatto nè caldo nè freddo.
Scesi le scale e, sbuffando, lo invitai a parlare.
Lui si voltò a guardarmi, vide la felpa e rimase a fissarla. Bingo! Il mio piano stava riuscendo per il meglio.
-Che bambina- sussurrò, ma non così tanto da non permettermi di sentirlo. Feci finta di nulla e ruppi il silenzio. -Quindi sei venuto a casa mia, disturbandomi, e non parli neanche?!- urlai, forse era esagerato ma lo odiavo talmente tanto che non riuscivo a smettere di amarlo.
Sospirò e prese parola,
-possiamo parlare da persone adulte?- domandò portando le braccia alle ginocchia, gesto che sapeva quanto mi facesse impazzire.
A che gioco stai giocando Mbappé?
Mi sedetti di fronte a lui, -sentiamo.
Si grattò la nuca e mi guardò negli occhi, dopo tanto tempo, il colore così comune, ma allo stesso tempo bellissimo dei suoi occhi mi faceva perdere l'attenzione su qualsiasi cosa ci fosse intorno a me.

Ressi il suo sguardo e dopo diversi secondi iniziò a parlare.
-Siamo entrambi adulti ormai, non siamo più dei ragazzini e abbiamo anche un figlio- sospirai, era la seconda volta che ribadiva questo concetto. -io per mio figlio voglio il meglio, e lo sai-
Non lo feci finire, -vuoi il bene per tuo figlio?- risi nervosamente, -se davvero lo volessi, non lo avresti lasciato senza padre per quattro fottuttissimi anni- abbassai il capo, per quanto potessi mostrarmi forte questo argomento mi faceva venire le lacrime agli occhi.
Lui sbuffò, e poi tornò a guardarmi.
-Perché dobbiamo sempre litigare? Ci siamo fatti del male entrambi, ma è roba passata. Dovremo essere dei genitori che almeno si vogliono bene per nostro figlio-
Eccome se ti voglio bene Kylian, io ti amo.
-Non puoi venire qua e pretendere che mi comporti bene con te, mi hai lasciata sola. Abbiamo sbagliato entrambi, ma io...- mi interruppe. -mi dispiace- disse.
-Anche a me dispiace- sentivo le guance inumidirsi e feci sparire le lacrime con una mano.
Rimanemmo in silenzio, -oggi non dovevi fare quella scenata davanti a Georgina- aveva anche il coraggio di dirlo?

Parlammo a lungo, era mezza notte e un quarto ed eravamo giunti alla conclusione che dovremo tentare di essere amici per Dylan, per il suo bene.
-Si è fatto tardi, è meglio che vada- disse il mulatto staccandosi dall'abbraccio.
-Se vuoi puoi rimanere qui- sperai che accettasse, ma forse mi montai troppo la testa.
Rifiutò e uscì di casa dandomi un bacio sulla guancia. Gesto inaspettatissimo, quando chiuse la porta, poggiai la mia mano sulla guancia e pensai che non l'avrei mai più lavata, se fosse stato possibile.
Avevamo fatto "pace", e adesso eravamo amici. Avevamo messo da parte tutto il rancore, l'orgoglio e la rabbia, chiedendoci scusa a vicenda e tornando amici.
Ma c'era ancora un groppo alla gola: gli avrei dovuto dire che l'amavo.


Spazio autrice
Ehii, perdonatemi per questi capitoli a dir poco schifosi, ma ho poco tempo per aggiornare. Il prossimo capitolo arriverà tra pochissimo❤️
Intanto volevo sapere se la storia vi stesse piacendo, e cosa potrei cambiare. Vi voglio benee

Ritorna da me/ Kylian MbappéDove le storie prendono vita. Scoprilo ora