40.

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La mattina arrivò, riportandoci alla realtà e mettendosi alle spalle quella notte di fuoco.
Mi rigirai tra le coperte leggere, che avevo messo viste le temperature che si abbassavano di sera. Tastai il comodino alla ricerca del telefono, lo afferrai e sbloccai lo schermo. L'orologio al di sopra segnava le 05:55 del mattino, motivo per il quale avrei avuto ancora cinque minuti di sonno. Però decisi di approfittarne per farmi una bella doccia veloce. L'acqua scivolava sul mio corpo nudo proprio come avevano fatto le sue mani quella notte, facendo sembrare che appartenessero ad un essere sovrannaturale. A differenza di come dovrebbe essere, mi sentivo tutt'altro che felice ed eccitata al ricordo.
Bensì, la mia mente fece spazio ad un pensiero che sorpassò tutti gli altri, aumentando il senso di colpa e di dubbio.
L'acqua sembrava essere diventata bollente o ghiacciata, in ogni modo tutt'altro che piacevole. Eppure, la temperatura era rimasta tiepida.

Uscii dalla stanza ancora con il turbante tra i capelli, e nonostante non avessi voluto, il corpo del mulatto seduto sul letto mi riempì la vista. Era uscito, purtroppo, fuori dalle lenzuola rimanendo completamente nudo, così come ieri lo avevo lasciato io. Così come ieri ci eravamo consumati e desiderati.
Un brivido percorse la mia coscia, raggiungendo luoghi indicibili.
-Buongiorno- disse notando me ferma a guardarlo. Ricambiai appena il saluto, scappandomene con le prime cose che ero riuscita a trovare nei cassetti, nel bagno.
Il ricordo si materializzò nella mia mente, rendendo il mio respiro affannoso. E non per l'eccitazione, soltanto per la paura.
Mi asciugai cercando invano di scacciare quei pensieri che a mala pena mi permettevano di reggermi sulle gambe.

Impiegai, volontariamente, più tempo del previsto a prepararmi. Quella mattina dovevo andare in palestra, e Kylian agli allenamenti.
Sostituii il completo da palestra, troppo aderente secondo il mio fidanzato, con dei vestiti più comodi.
Allungai le ciglia con del mascara nero resistente all'acqua, o nel mio caso al sudore.
Applicai sulle labbra del gloss, anche se lo avrei ingerito insieme all'acqua in palestra.
Dopo un tempo interminabile raggiunsi il piano di sotto, dove trovai il francese seduto sul divano mentre smanettava con il cellulare.
Fortunatamente non mi notò nemmeno, e lo fece soltanto quando per sbaglio il bicchiere da cui avevo bevuto sbattè troppo violentemente contro il tavolo in legno.
-Mia mamma verrà qui per tenere Dylan- ruppe il ghiaccio.
-Perché?- domandai soltanto, dal momento che di solito eravamo noi a portare il bambino da lei.
-Perché sono venuti i miei cugini dal Marocco e sono a casa sua- spiegò e mi limitai ad annuire.
Visto che non sarebbe dovuto uscire di casa, feci indossare a mio figlio dei panni più semplici e meno caldi.

Aspettammo l'arrivo della nonna di Dylan, e quando arrivò non ci volle molto per far sì che notasse il mio umore.
Mi diede una leggera pacca sulla guancia, a cui risposi con un debole sorriso.
Il fatto è che quando la testa è sopraffatta da pensieri, non riesci a fare più niente che non sia il minimo indispensabile.
-Grazie, ciao- si congedò Kylian uscendo dall'abitazione seguita da me.
Chissà se Fayza si sarà accorta del fatto che camminavo in modo leggermente stano, visto il dolore al basso ventre.
Ne era valsa la pena, avrei potuto dire, ed invece mi ritrovai a pensare che se non lo avessimo fatto sarebbe stato meglio.

Mi legai la cintura alla vita e mai come allora, dove in macchina regnava un silenzio tombale, ebbi la sensazione che mi stesse per strozzare.
La slacciai sotto lo sguardo confuso dell'uomo affianco a me.
-Tutto bene?- chiese visto che guardavo il vuoto fuori dal finestrino, con la testa poggiata sulla mano.
Annuii soltanto, considerando l'opzione di esprimere la mia preoccupazione con lui.
-E se fossi incita?- domandai finalmente materializzando i miei turbamenti in parole.
Alzò un sopracciglio, continuando a guardare davanti a sé.
-Sarebbe fantastico!- esclamò dopo un attimo di riflessione.
-No, non lo sarebbe- spensi il suo entusiasmo, mettendo subito in chiaro le mie intenzioni.
-Perché?- si girò questa volta verso di me alla ricerca di uno sguardo da parte mia, che non arrivò mai.
-Perché no- risposi secca, dandomi un po' di tempo per trovare la risposta reale. -È presto per un altro bambino- continuai.
Lo vidi annuire con la punta dell'occhio, -ho capito- chiuse l'argomento, e forse era meglio così.

Spazio autrice
Secondo voi sarà incinta oppure no?

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