7.

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-Grace- mi salutò lei con un sorriso, non falso, di più. Ricambiai con un'occhiataccia.
-Come sai il mio nome?- chiesi fregandomene dei miei occhi lucidi.
-Sono una tua collega, ricordi? Quella con cui hai parlato allo shotting.
Ecco cosa aveva di famigliare quella, prima pensavo fosse bellissima, mentre in quel momento pensai che fosse solo una gallina tutta plastica.
-E così è lei la tua amica?- sbottai rivolgendomi a Kylian, che mi guardò negli occhi. Era arrabbiato nero, anche se quella arrabbiata dovevo essere io.
Intanto ordinai alla donna delle pulizie di portare Dylan in cucina e fargli mangiare qualcosa. Non era abbastanza grande da sentire tutti gli insulti che avrei dato all'amichetta del mio Kylian.
Cioè di Kylian.
-Grace lascia il bambino qui e va' via per favore- sbottò il mulatto massaggiandosi la tempia. Ah, adesso ero io l'intrusa?
Risi nervosamente, e mi stupii per come sembrassi cattiva in quel momento.
-Leva quella cazzo di mano- urlai a Kylian che aveva appoggiato la mano sulla coscia di "Georgina". Che razza di nome è poi, Georgia non andava bene?

-Mi sembrava di essere stata chiara- parlai come una persona normale, abbassando il tono. -Di non volere che mio figlio incontri altre persone che fanno parte della tua vita-
-Ma Dylan fa parte della mia vita- mi rispose. Possibile che non capiva?
-No, Kylian no. Non te ne sei fregato per ben quattro anni. Quattro. Dylan non fa parte della tua cazzo di vita. Punto- tornai ad agitarmi. -Non so il motivo per cui adesso tu voglia passare del tempo con lui, l'ho accettato perché sei suo padre ma che rimaniate solo tu e lui. Senza queste galline di turno- rivolsi un'occhiataccia alla sua amica.
-Come mi hai chiamato? Giusto per informarti, lui e "questa gallina" stanno insieme- il mio cuore si spezzò ancora una volta, era chiaro che fossero più di amici, ma sentirlo dire in quel modo provocò un mix di emozioni dentro di me.
-Che gusti di merda- risi. -Complimenti, passi da una come me ad una come lei, che disperato che sei- ringhiai.

Mi alzai dal divano su cui mi ero appoggiata e, richiamando Dylan, tornai a casa. Vidi il display del mio telefono illuminarsi a nome di quel pezzo di merda un paio di volte, ma lo ignorai.
-Dove stiamo andando?- mi domandò Dylan, adesso non lo volevo tra i piedi, anche se era la ragione della mia vita.
-Da tua nonna. Dobbiamo scambiarci due chiacchiere e poi dormirai da lei, va bene?- avevo bisogno di stare un po' da sola.
Il bambino annuì e tornò a smanettare con il telefono mentre io davanti a me avevo soltanto quella scena di loro due appiccicati sul divano.
È normale che non riesca a immaginare lui con un'altra e io con un altro?

Bussai ripetutamente al campanello e Fayza corse ad aprire, quando vide in che condizioni ero mi fece subito entrare.
Dylan andò da suo nonno, che era diventato il mio salvatore nei momenti in cui volevo parlare con sua moglie.
-Mangi o bevi qualcosa?.
-Adesso vorrei solo vomitare quindi sicuramente no- risposi acida, mi dispiaceva trattarla così ma ormai mi conosceva, sapeva che, quando ero arrabbiata, non dicevo mai quello che penso.
-Che è successo?
-È successo che tuo figlio ha fatto conoscere a Dylan una delle sue amichette. Io non voglio che lui stia in questa situazione, voglio che abbia una mamma, un papà, degli amichetti e dei nonni. Non deve ancora capire che il papà o la mamma hanno altre relazioni- sbottai. Fayza sospirò, aveva già capito tutto a quanto pare.
-Perché non me lo hai detto?- le domandai.
-Non dovevo dirtelo io, e poi Kylan sa di essere un cattivo padre ma sta cercando di aggiustare. Non ama davvero quella Georgina, anche se lui dice il contrario-
la interruppi, dicendole che si amavano davvero, si vedeva.
-Sarò pur sua madre Grace! Sta cercando di dimenticarti e per farlo deve avere un altro punto di riferimento- subito si zittì come se si fosse fatta scappare un segreto.
Alzai le spalle, chissà se quello che diceva fosse vero, anche se ne dubitavo.

Ti accorgerai di ciò che hai perso, quando non troverai mai più niente di così bello.

Ed io sono pronta a riprendermi ciò che ho perso.

Ritorna da me/ Kylian MbappéDove le storie prendono vita. Scoprilo ora