43.

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Mentre aspettavo che il taxi arrivasse, un clacson attirò la mia attenzione, facendomi voltare. Era una macchina sportiva che conoscevo benissimo.
Sorrisi, anche solo la sua presenza mi faceva bene.
-Non sali?- mi domandò mentre richiamavo il taxi per disdire.
-Certo, salgo- dissi sorridendo appena.
Cercai di nascondere la bustina della farmacia nel borsone, ma ormai vidi il suo sguardo fisso su di essa per un tempo che mi parve interminabile.
Con uno scatto della testa tornò a guardare me, che stavo salendo sul sedile del passeggero.
Finalmente riuscii a posare correttamente la bustina, che continuava ad attirare l'attenzione del guidatore, nel borsone per poi osservare attentamente il profilo di Kylian.
Era una cosa che facevo spesso, mi piaceva guardare il suo viso sempre disteso e angelico.
Come avevo fatto a dubitare di lui?

"Bipolare" mi chiamava sempre la mia amica del liceo, visto che cambiavo idea e umore alla velocità della luce. Era solo uno stupido nomignolo, che però mi descriveva perfettamente.
Mi era facile cambiare umore con uno schiocco di dita, come in quel momento. Prima avrei voluto scappare e non vederlo più, adesso avevo solo bisogno delle sue labbra.
Allungai la mano verso il collo del guidatore, accarezzando con le unghie la sua rasatura.
Lo vidi sorridere mentre guardava attentamente la strada davanti a sé, stando attento al traffico dell'ora di punta.
-Come è andata?- domandai, ritirando la mano.
-Bene, a te?- ormai la sua risposta era sempre e solo "bene" ma non mi preoccupava tanto, visto che se fosse successo qualcosa me lo avrebbe detto.
Risposi uguale a lui; in fondo oltre alle mie infinite, e inutili, preoccupazioni non era successo granché.

Andai incontro a mio figlio, che ci aveva visto attraverso le finestre ed era venuto ad accoglierci nel giardino.
-Ciao amore- lo abbracciai portandolo a me, in quel momento avevo solo voglia di rimanere a cullarlo tra le mie braccia.
Lo portai in braccio, entrando in casa e salutando Fayza, che aveva appena finito di riporre le stoviglie nell'elettrodomestico.
-Come stai?- mi domandò.
-Molto bene, scusa ma stamattina ho avuto un momento "no"- dissi supponendo che avesse notato il mio stato d'animo.
-Me ne sono accorta, che succede?- ci dicemmo tutto questo sussurrando, mentre Kylian prendeva l'occorrente per farsi un'altra doccia.
Sospirai, cacciando la bustina della farmacia con all'interno il test. Mi tremavano ancora un po' le mani, ma avevo deciso di accettare le cose così come mi sarebbero capitate. In fondo perché rifiutare un figlio dall'uomo della mia vita?
Perché siete usciti dai guai e litigi da soli due mesi, mi risposi da sola, non prestando troppa attenzione a questa stupida vocina. E poi, c'era ancora il cinquanta percento che non fossi incinta.
Mi accarezzò il braccio, sbarrando gli occhi. -Sei incinta?- mi domandò stupita, e le chiesi di abbassare il tono.
-No, ma potrei. Anzi, spero di starmi preoccupando per niente- lei annuì.
-Fammi sapere- mi prese le mani.
-Vi amate tantissimo, se accadrà non lo rifiutare. Kylian non lo sopporterebbe-

-A dire la verità, non l'avevo nemmeno preso in considerazione, l'aborto- mentii leggermente, perché un pensiero del genere mi sfiorò la mente quella mattina. Eppure, l'avevo subito eliminato, o quasi subito.
Sospirò di sollievo, -Torno a casa, ci sono i cugini di Kylian e si è fatto tardi- disse per poi abbandonare la cucina e salutare il figlio.
Sentii la porta di casa chiudersi, e le voci di Kylian mescolarsi a quelle di suo figlio, segno che stavano giocando insieme.
Ne approfittai per unirmi a loro. -Vi divertire senza di me?- domandai sedendomi sul tappeto, dove erano distribuite macchinine e calciatori in miniatura, insieme a figurine dello stesso argomento.
Guardai Kylian, alzando gli occhi al cielo e scuotendo il capo per avergli comprato tutte questi giochi di calcio.
Lui in risposta alzò le spalle mostrandomi un finto sorriso angelico.
-Ma dai mamma, tu che ne capisci di calcio!- esclamò il mio bambino quando vide che preferivo solo le figurine dei calciatori più belli, con il solo scopo di fare ingelosire l'uomo al mio fianco.
Proprio come mi immaginavo, Kylian tolse le figurine da mezzo convincendolo a giocare con le macchinine.
Dylan faceva i versi del motore mentre esse accelleravano e mi ricordò tantissimo i miei cugini con cui giocavo da piccola.

-Devi attaccarla qui- indicai un punto bianco sull'album, dove doveva andare la figurina di un calciatore americano, se non sbagliavo. Alla fine, Kylian non era riuscito a distrarlo per tanto dalle figurine. -Guarda, guarda!- urlò sventolando davanti agli occhi del padre una di quelle carte.
Il francesino sorrise vedendo la sua immagine sulla figurina. -Sei il più bello, papà- lo fece arrossire, portando una mano alla nuca.
-Hai ragione- sussurrai all'orecchio del piccolo che mi fece sentire la sua sonora risata.

Spazio autrice
Voi sperate che sia incinta oppure no?

Ritorna da me/ Kylian MbappéDove le storie prendono vita. Scoprilo ora