21.

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I miei pensieri furono interrotti dal mio telefono che squillò, ed inevitabilmente mi spuntò il sorriso.
-Grace.
-Dimmi- risposi, e a parlare con lui mi sentii una ragazzina alle prese con il primo fidanzatino.
-Siete a casa? Posso venire?
-Si, siamo a casa. Se vuoi, puoi venire- dissi per non sembrare invadente. Era già venuto qui una volta e le nostre case erano anche abbastanza distanti.
-Certo, sto arrivando.
Attaccai e rimasi a fissare il telefono, ero così contenta di essere ritornata con lui. Mi sentivo bene, mi sentivo libera.
Poco dopo, però, quella sensazione svanì. L'idea che tra poco tutto questo sarebbe finito mi uccideva, pensavo che sarei tornata alla vita di mesi fa, piena di rimorsi e si immaginazione.
Din Don.
-Tesoro fai vedere a papà che hai imparato ad aprire la porta, vai- dissi e il bambino obbedì correndo verso l'ingresso, mentre la mia era solo una scusa per andarmi a fare una coda visto i miei capelli disordinati.
Tirai una bella coda alta, sapevo quanto gli piacesse. Allo stesso tempo ero in ansia come al primo appuntamento, anche se chiaramente non lo era.
Mi controllai allo specchio, e davvero non riuscivo a capire il perché. Mi aveva vista di prima mattina, nuda, con gli occhi gonfi, in uno stato orribile e adesso mi preoccupavo per il mio aspetto?

-Piccolo- lo baciò lui. -Papà! Ha detto la mamma che staremo con te più tempo in questo periodo- urlò Dylan, che gli saltò in braccio.
Dalla cucina uscii io, che stavo ancora annodando la coda. -La mamma cosa?-  lo interruppi, anche se avevo sentito.
Kylian mi guardò intensamente e poi, con il bambino in braccio, si avvicinò sempre più a me. Non so cosa volesse fare visto che c'era il bambino presente, ma rimasi ferma dove stavo.
Si avvicinò e fece per baciarmi le labbra, ma poi esitò e mi diede un leggero bacio sulla guancia. Sorrisi.
-Allora? Cosa facevate?- chiese il mulatto.
-La mamma si stava facendo bella per te- rispose il bambino e risi nascondendo l'imbarazzo, anche se le mie guance si colorarono di rosso.
-Non è vero, Dylan!- lo richiamai e il mulatto sorrise.
-La mamma è bella già così, non deve farsi bella. È vero Dylan?- chiese ed ormai la temperatura del mio corpo si era alzata, e non di poco.
-Papà, a te piace la mamma?- lo guardai e lui guardò me. Non sapeva cosa rispondere davanti al bambino.
-Allora? Che stavate facendo?- cambiò discorso e distolse lo sguardo dal mio.
-Stavamo colorando- rispose mio figlio, indicando i colori e i fogli che stava decorando.
-Che bello! Fammi vedere cosa stavi colorando- i due si incamminarono verso la scrivania e, dopo poco, li vidi tutte e due intenti a colorare. Sorrisi, eravamo quasi una famiglia adesso.

Misi il bambino a dormire e finalmente potemmo dedicarci a noi due.
Kylian era sul divano e, quando arrivai, mi invitò a sedermi.
Mi lasciò diversi baci sulle labbra, ai quali non potevo fare a meno di sorridere. -Come va a lavoro?- domandai.
-Mh- ci penso su. -Non mi interessa di questo adesso.
Mi afferrò per la mascella e iniziò a baciarmi appassionatamente. Mi ritrovai in poco tempo a cavalcioni sopra di lui mentre le nostre lingue creavano una coreografia armoniosa.
Infilò la sua mano sotto la mia maglia ed iniziò a massaggiare la mia pelle, che rabbrividì. Ci staccammo senza fiato, e con un solo sguardo capimmo che non era il momento.
Cercando di recuperare fiato, insistetti per sapere come stesse andando il lavoro.
-A me interessa però- dissi, mentre il suo sguardo era ancora fisso sulle mie labbra.
Sbuffò, ma sapevo che gli piacesse quando mi interessavo alla sua vita.
-Bene, dai- sapevo che c'era dell'altro.
-Dicono che mi sto distraendo dal calcio e robe del genere. Tutte stronzate- abbassai il capo, chiaramente era per colpa mia.
Mi alzai dal suo petto per guardarlo negli occhi. -Non voglio esserne io la causa, Kylian- alzai un sopracciglio.
-Non sei tu la causa, sono soltanto paranoie che si fa il mister- fece per baciarmi, ma mi scansai.
-Kylian- divenni seria, cosa che a immaginarlo mi farebbe ridere.
-Devi essere serio a lavoro, altrimenti non sto più con te.
-Dai amore, ma io sono serio, è quel coglione che pensa cose sbagliate- nonostante mi abbia fatto sciogliere il modo in cui mi aveva chiamato, dovevo rimanere salda.
-Kylian, cosa hai fatto?- chiesi sempre più seria. Sbuffò.
-Quando io e te non stavamo ancora insieme, morivo dalla voglia di dirtelo ma non sapevo come e allora... beh ecco, ero un po' sconcentrato- mi rispose e, per quanto voglia sembrare seria, non potei fare a meno di sciogliermi.

-Va bene- risposi tornando a stendermi sul suo petto. -Ma da ora in poi dovrai essere serio.
Sbuffò ironico e poi tornammo a farci le coccole e a desiderare che questo momento durasse per l'eternità.

Ritorna da me/ Kylian MbappéDove le storie prendono vita. Scoprilo ora