Ci staccammo senza fiato, e tornammo a guardare l'enorme schermo che adesso trasmetteva immagini di un famoso film di cui avevo tanto sentito parlare. In realtà il vero film lo stavo vivendo io, ed era magnifico. Quell'uomo aveva la capacità di trasformare le mie giornate da brutte a belle, con un solo tocco o sorriso.
Ma adesso basta smancerie, nonostante fosse difficile pensare ad altro visto che il suo pollice faceva avanti e indietro sulla mia guancia, carezzandomi come solo lui sapeva fare, dovevo "risvegliarmi" da questa favola.
-Quando andiamo a prendere Dylan?- chiesi e lo vidi sbuffare. -Io volevo stare più tempo con te- mi rispose imbronciandosi ironico. Sorrisi e in risposta lo baciai a stampo, ma lui trattenne la mia faccia trasformandolo in un bacio più intimo.
-Non so se sarò capace di smetterla- rise sulle mie labbra. Ci staccammo. -Devi, però- lo stuzzicai leccandomele per tentarlo. Lo vidi mordersi il labbro inferiore e sorridere per nascondere l'imbarazzo, -come stanno le gambe?- cambiò discorso. Tornai a pensare a quello, e mi incupii, ma vederlo mi fece ritornare il sorriso. -Bene dai.
-Grace, è una cosa seria- divenne serio e impassibile.
-Mi fanno male se le tocco e un po' quando cammino- risposi imitando il suo atteggiamento.
-Che ne dici di farti vedere da qualcuno? Non sappiamo quanto sia grave realmente la cosa- si alzò anche lui raggiungendomi.
Feci spallucce, -voglio prima vedere se tra un paio di giorni passerà, se non sarà così mi farò vedere. Sta tranquillo, per adesso sto mettendo una crema- risposi e parve convincersi.
Lo vidi esitare ma poi aprire bocca, -posso... vedere?- chiese indicando le mie cosce. Annuii, stupendomi per il suo tentennamento. Mi sedetti sul pouf lì vicino, e alzai il pantaloncino di jeans che però fece molta resistenza.
-Aspetta, così non si vede- mi alzai e mi disfai direttamente di esso. Vidi il suo sguardo illuminarsi e soffermarmi sulle mie mutandine, mi risedetti. Lui continuava a fissarmi.
-Che ti sei incantato?- risi e lui distolse immediatamente lo sguardo.
-Ecco, qui mi fa male- indicai un punto e il suo sguardo si posò lì.
-Qui?- lo toccò lievemente e la mia pelle si spostò. -Sì- annuii facendo una smorfia dal dolore.
-Quel bastardo- sussurro, ma non così tanto da evitare di sentirlo.
-Sono stata anche io stupida però, a non ascoltarti. Avrei dovuto immaginarlo- sospirai e mi persi nei miei pensieri, e lui se ne accorse, così venne in mio soccorso. -Basta pensarci ora, andiamo a prendere Dylan?- mi domandò e tornai a sostenere il suo sguardo.
Annuii e ci andammo a preparare.Ero molto felice, forse da quel giorno tutto sarebbe andato per il verso giusto, se saremo rimasti insieme. E fanculo l'Inghilterra, o il mio lavoro. Resterei anche all'inferno con lui.
-Andiamo?- chiesi legandomi la coda alta. -Ti sta bene la coda- mi disse e arrossii. Lui rise appena vide il mio colorito arrossarsi, ma lo superai con fare altezzoso e facendo oscillare, appositamente, i capelli raccolti a destra e a sinistra. Lo sentii ridacchiare e poi fare qualche giro di serratura.
-Dai oggi guido io- dissi facendo girare la chiave della macchina tra le dita. Lui alzò le mani, fingendo una faccia preoccupata. -Donna al volante, pericolo costante- disse tra le risate, che terminarono a causa di una mia occhiataccia. -Pff, devo ricordarti che fino a poco fa non avevi nemmeno la patente?- dissi ridendo sotto i baffi.
-Colpito e affondato!- esclamò legandosi la cintura che gli penetrava la maglietta in cotone. Accesi immediatamente l'aria condizionata, visto che faceva molto caldo, e misi in moto. Con una mano tenevo il volante e con l'altra mi sventolavo la mano davanti la faccia nella speranza di abbassare la mia temperatura corporea, ma le goccioline di sudore continuavano ad abitare la mia fronte. -Perché qui dentro fa così caldo?!- esclamai infastidita abbassando ancora di più la temperatura dell'aria condizionata. -Quando hai allenamento?- chiesi rivolgendomi al ragazzo, che era impegnato a guardare attraverso il vetro, e parve osservare così attentamente le case normali delle vie che attraversavamo. Cosa ci trovava di così interessante?
-Oggi pomeriggio- rispose tornando a guardarmi. -Alle 16- continuò. -Domani c'è la partita.
-Ci saremo- dissi sorridente, e lui parve entusiasta.
Mi rubò un bacio a stampo sulle labbra, sulle quali disse un: -grazie.
Risi, -il pericolo qui è qualcuno che non mi fa concentrare- dissi tornando alla battuta di poco tempo prima.
Rise anche lui, -beh anche io l'ho dovuto sopportare ogni volta che venivi nella mia auto.
Sorrisi e abbassai il capo, scuotendolo. Alzai il freno a mano, scendendo dal mezzo, bussammo alla porta e ad aprirci fu proprio Wilfried. -Ma ciao, ragazzi- chiese spostandosi lateralmente per farci passare. Lo salutammo all'unisono, per fare ingresso in quella casa. Le mie narici furono invase da un odore di biscotti appena sfornati.
-Fayza? Dylan?- domandai.
-Siamo qui!- ci rispose Fayza con voce divertita.
Risi appena vidi entrambi soffiare sui biscotti, ancora nella teglia da forno. -Cosa avete fatto?- chiesi avvicinandomi al tavolo, seguita dal mio uomo, che mi cinse i fianchi con le braccia. Rimasi spiazzata da quel gesto, ma poi ne capii la motivazione. Kylian voleva semplicemente dimostrare alla mamma che fossimo tornati insieme, e con un semplice gesto glielo fece capire. Infatti, la donna ci guardò sorridendo e ammiccando. Scossi il capo, notando la somiglianza caratteriale che Kylian aveva ereditato dalla madre.
Anche il bimbo si soffermò sulle mani del padre, e mi guardò interrogativo ma poi distolse lo sguardo. Feci per prendere un biscotto, ma il bambino me lo tolse da mano. -Ehi!- esclamai.
-Sono per papà- rispose sputacchiando, ed io feci la finta offesa.
Intanto l'uomo dietro di me non aveva tolto la presa sui miei fianchi e se la rideva guardando la scena.
-Allora non li mangerai nemmeno tu, visto che sono per papà- risposi di rimando, scherzando ovviamente.Uscimmo dalla casa e ritornammo a casa, misi a preparare qualcosa per il pranzo e poi accesi la televisione per guardare il telegiornale.
Qualcuno spense la televisione, -ti va se qualche volta andremo dai miei?- chiese titubante.
-Certo!- scattai in piedi io, saltellando dalla gioia. Era la prima volta che ci saremo andati come una vera coppia e questo mi entusiasmava. Non avevo nemmeno ansia perché io adoravo loro e loro me.
-Ah, non mi immaginavo questa reazione- mi rispose sorridendo.
-Perché?- domandai.
-Non eri quella "che non voleva correre"?- mi chiese imitando con una voce stridula le mie parole. Gli diedi uno schiaffetto sul petto, che era come quello di un uccellino.
-Tutte stronzate, adesso baciami-
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Ritorna da me/ Kylian Mbappé
Fiksi Penggemar{QUESTA STORIA NON HA UNA CONCLUSIONE E MAI L'AVRÀ} Sei il mio rimpianto, di giorno, di notte, a qualsiasi ora. Sei il mio pensiero fisso, pensiero di chi, si chiede costantemente come sarebbe andata se ci fossimo incontrati nel momento giusto. Grac...