09.Tulipani a colazione

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EVAN
New York, 09 novembre

DONNE. Tante.
Tantissime donne.

Nella mia vita non avevo ancora avuto il piacere di partecipare a una sfilata di moda e non perché non fossi mai stato invitato, soltanto perché ero stato così stupido da non accettare mai l'invito.

Perché gli sportivi non partecipano a questo genere di eventi. Cosa da femminucce.
Cazzo no! Cosa da maschietti... con tutte quelle belle femminucce.

«Louis?»

Il ragazzo in completo fucsia alzò lo sguardo verso di me. Gli ci volle una frazione di secondo per riconoscermi e, come Kathlyn aveva abilmente predetto, mi lasciò subito sedere sulla sedia al suo fianco.

«Onorato» mi strinse la mano «Evan Walker, corretto?»

«In persona, piacere»

Portai la caviglia della gamba destra sul ginocchio sinistro, restringendomi il più possibile tra le minuscole file prestabilite.
Un metro e novantasei in una sedia pieghevole.

Mi guardai intorno. New York in quella settimana pullulava di turisti, fotografi e celebrità.
Nonostante l'evento fosse stato organizzato in un intimo giardino privato, i cancelli e l'alta vegetazione non bastavano a coprire la sfilata da sguardi indiscreti.

Accalcate una all'altra, le persone occupavano interamente le grandi porte d'entrata e i marciapiedi della città.
Scendere dalla vettura era stata un'impresa, come trattenermi dal tirare un pugno a tutti i paparazzi imbucati.

Ne stavo sviluppando una vera e propria allergia.

Ero dovuto restare fermo un quarto d'ora davanti una muraglia di paparazzi, intenti a fotografarmi davanti lo sfondo del noto marchio di intimo.
Mi era venuta l'orticaria. Sorridere, o meglio, limitarmi a un ghigno divertito, si era rivelato più difficile del dovuto.

«Sembri un pesce fuori d'acqua, campione»

«Sembro? Fidati, lo sono»

«Primo evento del genere?»

«Si» gli donai tutta la mia attenzione «preferisco Brooklyn e le sue strade trafficate»

«Anche l'Upper East Side ha strade trafficate»

«È un traffico diverso» Aveva senso? Nella mia testa, eccome.

L'appartamento nel cuore di New York fungeva solo da dormitorio, la mia intera vita era nel quartiere periferico della grande città.

«Raramente invitano sportivi a questi eventi, il pubblico è sempre così social»

Nemmeno dieci minuti e la conversazione era stata dirottata dove Kathlyn aveva predetto.

Louis Vergara, fashion blogger, influencer e direttore della sezione social di VanityFair.
Avremmo dovuto lanciare a lui il sassolino, sperando solo che la valanga lo seguisse  il prima possibile.

Se la serata in discoteca si era conclusa di merda, in parte era colpa mia.
La mattina seguente, le foto postate non rappresentavano propriamente il nostro ideale.

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