KATHLYN
New York, 10 dicembreLA CASCATA D'ACQUA bollente mi colpì la schiena.
Sentii il calore scivolarmi addosso, accarezzandomi le spalle, il seno e il ventre.Passai le mani tra i capelli, pettinando indietro le lunghe ciocche.
La tinta biondo chiaro che mia madre aveva iniziato a farmi fare all'età di quindici anni stava scomparendo, lasciando posto al colore naturale dei miei capelli.Il castano chiaro era sempre stato paragonato al biondo di Madison e da allora le sedute dalla parrucchiera erano diventate ovviamente sempre più frequenti.
Biondo bambola.
Invidiabile e inarrivabile.Aver aspettato più del previsto aveva comportato la ricrescita dei miei capelli. Lunghe ciocche ribelli, irriconoscibili come ogni singola parte di me.
Strofinai la pelle, lavando via ogni impurità.
Percepii le mie curve sotto i polpastrelli; il seno prosperoso, i fianchi e il ventre piatto. Accarezzai ogni neo, smagliatura o cicatrice.
Lavai via ogni ricordo, pulendo un corpo maltrattato per così tanto tempo.Non ricordavo neppure quando ero entrata in doccia, il tempo era scivolato via dalle mie dita e l'unica cosa che ero stata in grado di fare era stata quella di rinchiudermi nel mio silenzio, ricostruendo con pazienza ogni singolo frammento di me.
L'acqua aveva iniziato a divenire più fredda e la pelle dei polpastrelli si era raggrinzita ancora un po'.Quando mi voltai per regolare la temperatura, la porta del bagno si aprì.
Evan entrò della stanza strofinandosi l'occhio destro, non disse nulla e con fare assonnato si appoggiò al marmo del lavandino.Erano le otto di mattina, nell'appartamento regnava il silenzio più assoluto ed Alec non si era più fatto vivo.
Ero sgattaiolata via dall'abbraccio di Evan qualche ora prima, occupando la mentre con qualsiasi attività possibile.Non volevo pensare, ricordare o pianificare.
Quel giorno non avrei proprio voluto vivere in quel mondo.«Buongiorno» il ragazzo inclinò la testa di lato, incrociando le braccia sopra una sottile T-shirt di cotone. I bicipiti si gonfiarono e il mio basso ventre ebbe un fremito.
Ero nuda e bagnata (in entrambi i sensi) davanti i suoi occhi da predatore.
Il vetro trasparente del box doccia non nascondeva nulla al mio spettatore, nemmeno il vapore o la condensa avrebbero potuto oscurare le mie curve ai suoi occhi.Nonostante quel giorno fosse il suo compleanno decisi di fare l'indifferente, ingoiando la sensazione di panico dopo quel dannatissimo ti amo.
Cosa ricordava della notte precedente?
«'Giorno» borbottai, continuando ad insaponarmi il corpo.
Percepii il suo sguardo bollente scivolarmi lungo la schiena, soffermarsi sul mio fondoschiena per poi risalire verso il mio viso.
Mi guardò dritto negli occhi, sfidandomi ancora una volta a distogliere lo sguardo per prima.Questa volta perse lui.
La sua testa scomparve sotto il tessuto della maglietta, sollevata sopra il capo per essere levata.Gli addominali scolpiti del suo petto fecero capolino, risvegliando ogni fibra del mio corpo.
La pelle abbronzata, i muscoli contratti e le spalle larghe.
Le gambe toniche erano lasciate scoperte dai pantaloncini sportivi e come la sera prima, la V del basso ventre tornò a torturare le mie fantasie più intime.«Cosa devo fare per farmi perdonare?»
Il tono di voce era roco, ancora impastato dalla dormita.
Se l'avessi osservato ancora un po', con i suoi capelli disordinati e il ghigno divertito, avrei perso la battaglia ancora prima di impugnare le armi.
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BLACK LIES
RomanceGli scandali sono come le caramelle, una non basta mai; questo Kathlyn lo sa bene. Nata tra gli ambienti più illustri di New York, fin dai primi anni di vita ha dovuto dimostrare al mondo chi fosse, confrontarsi giornalmente con la fama della sorel...